“Carissimo Papa Bergoglio, il destino vuole che ci accomuni nei sentimenti e negli intenti una terra benedetta, la Terra di Israele. Ma il destino ha voluto che allo stesso tempo, e con immensa sofferenza, vi sia anche una terra maledetta, quella dei campi di sterminio, dove nel cuore dell’Europa, negli anni della Shoah furono sterminati milioni di innocenti”.
Si apre con queste parole, dense di commozione e di significato, la lettera che la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) Noemi Di Segni ha inviato a Papa Francesco, alla vigilia della sua partenza per il viaggio in Polonia che lo condurrà, tra le altre tappe, anche ai campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Birkenau.
“Un evento molto atteso, che porterà l’attenzione di milioni di persone su quella buia pagina di storia che è una ferita aperta nel cuore dell’Europa e che continua a interrogare le coscienze di tutti quei cittadini cui preme, dal profondo del cuore, la difesa della pace, della libertà e della democrazia”, sottolinea la presidente nella missiva, riportata integralmente nella edizione di sabato 23 luglio de L’Osservatore Romano.
“Tengo a dire – scrive Di Segni – che ho molto apprezzato la sua scelta di non intervenire con un discorso formale ma di concentrare l’emozione di questa visita, così significativa, in un lungo e intenso silenzio. Una forma di preghiera che tuona e che darà eco, ne sono certa, ai gridi e al dolore dei tanti bambini, mamme, giovani, uomini che da quella terra non hanno fatto ritorno. Una sua preghiera che assieme alle tante nostre rende quella terra di sofferenza luogo di culto”.
La visita del Papa, afferma il capo dell’Ucei, diventa “l’emblema di un percorso introspettivo di riscoperta e difesa dei valori più profondi – rispetto dell’altro e rispetto della vita – che oggi nuovi terribili nemici sembrano mettere in discussione assieme alle formidabili conquiste che l’Italia, l’Europa, il mondo intero hanno saputo conquistare dal dopoguerra in poi”.
“Frutto di un patto tra generazioni nato proprio sulle ceneri di Auschwitz-Birkenau e degli altri luoghi di morte di quella stagione – prosegue la lettera – la democrazia, l’integrazione Europea e l’esistenza di Israele, sono la prova del lungo cammino percorso per non dimenticare la drammatica lezione della Shoah e per garantire a tutti, nessuno escluso, un futuro prospero e migliore”.
“Mai come oggi – conclude Noemi Di Segni – le religioni e i loro leader sono chiamati ad essere un esempio per tutti i cittadini, a prescindere dalle singole appartenenze ideali, spirituali e culturali. Ci attende quindi un lungo cammino di impegno e collaborazione nella consapevolezza che gli elementi che ci uniscono sono più numerosi e più significativi di quelli che ci dividono. Solo così le terre maledette dello sterminio e dell’odio potranno assumere la santità di tutti i martiri che nel nome dell’amore e della tolleranza lì sacrificarono la propria vita”.
Pixabay
Francesco ad Auschwitz-Birkenau. Un silenzio che è come un tuono
La lettera al Papa di Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, alla vigilia della partenza nel viaggio in Polonia che lo condurrà nei campi di sterminio nazisti