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La mancanza di valori fondamentali compromette oggi la vita sociale

Senza l’amore ogni altro valore perderebbe la sua originale configurazione e non potrebbe raggiungere i traguardi essenziali

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Bisogna interrogarsi con serietà sullo sfaldamento dei valori fondamentali che oggi interessa un quadro sociale piuttosto compromesso. Le tensioni e le paure visibili e non che emergono nella società odierna lo impongono. C’è purtroppo da dire che in molti non avvertono alcunché. Altri non capiscono. C’è anche chi non ritiene una necessità inoltrarsi in analisi specifiche, per non parlare di coloro che assegnano ai valori una dimensione soggettiva, mirata, cambiabile. Una valutazione del tutto empirica, basata sull’importanza di ciò che prevale e attrae in un dato momento.
C’è un mondo che non supera la dimensione umana e quando lo fa si avvale di un proprio “manuale” spirituale e soprannaturale, dove il concetto di obbedienza e di verità in Cristo sono molto personali, flessibili e multiformi. È tempo di reagire e di rivedere il proprio rapporto con la vita, troppo legata a degli aspetti edonistici, consumistici e materialistici che hanno addormentato la profondità della mente umana e tranciato la sua meraviglia naturale. La Dottrina Sociale della Chiesa viene in nostro aiuto e ci apre la strada in direzione della piena comprensione dell’importanza dei valori nella vita di un uomo.
Non a caso al punto 197 del Compendio si evidenzia con chiarezza il rapporto tra principi e valori: “La dottrina sociale della Chiesa, oltre ai principi che devono presiedere all’edificazione di una società degna dell’uomo, indica anche dei valori fondamentali”. Questi ultimi non possono non far parte integrante dell’esistenza terrena di un individuo, pena il decadimento della persona con riflessi pesanti sull’armonia collettiva in ogni campo delle attività umane. Non ci sono categorie esenti. La scelta è individuale anche quando si rinuncia ad attraversare il “ponte” che permette di scoprire ciò che esiste dall’altra parte.
Ogni valore è un sicuro accesso alla dimensione trascendentale che sovrasta la materialità con cui convive ogni uomo. Senza valori si bloccano gli aspetti essenziali del bene morale che i principi intendono conseguire, offrendosi come punti saldi di riferimento per la strutturazione e la conduzione ordinata della vita sociale. “Tutti i valori sociali sono inerenti alla dignità della persona umana, della quale favoriscono l’autentico sviluppo, e sono, essenzialmente: la verità, la libertà, la giustizia, l’amore”. Tutto ciò che avviene al di fuori di essi, come spesso succede nel mondo in questo ultimo periodo, stravolge il corso naturale della storia; ritarda il perfezionamento personale; mette in crisi una convivenza sociale che sia più umana possibile.
Gli stessi governanti falliscono nel loro mandato democratico quando escono dal loro dettato, rinviando alle calende greche riforme sostanziali e cambiamenti essenziali. La Chiesa non può stare a guardare, anche se non ha e non deve avere competenze specifiche nei vari settori della vita pubblica, ma ha l’obbligo morale di far capire a cosa porta la negazione di valori così centrali nella struttura portante dell’umanità. Nella DSC in proposito è chiaro l’indirizzo che si offre ad ogni uomo per non cadere nel baratro. “Gli uomini sono tenuti in modo particolare a tendere di continuo alla verità, a rispettarla e ad attestarla responsabilmente”.
Quando manca la verità si inquinano i rapporti e si lascia piantare, in ogni relazione, un seme delegittimante che non fa crescere la parte buona di un qualsiasi contesto, riducendo la fecondità positiva e ordinata di idee e propositi, punti fermi del decoro umano. Più le tante problematiche sociali verranno risolte secondo verità, prima si riuscirà ad ottenere la possibilità di aprire un varco sicuro verso una società migliore. Non di meno si rende indispensabile uno stato di autonomia personale tutelato dal diritto. “La libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina e, di conseguenza, segno della sublime dignità di ogni persona umana”.
La libertà, quale valore fondamentale dell’individuo, non va solo intesa come una prospettiva puramente individuale, deve andare oltre. Il suo vero significato prende infatti forma quando essa viene tutelata anche a livello sociale. Essa è falsata se non fa da collante sicuro tra tutti quei legami reciproci, rispettosi dei principi universali e dei diritti di ognuno, che uniscono le persone e rendono possibile la costruzione di una comunità virtuosa. Non può essere perciò manomesso il valore della giustizia, garante assoluto del buon andamento collettivo.  La Chiesa lo ricorda costantemente nei suoi documenti ufficiali e nelle missioni quotidiane.
“La giustizia è un valore che si accompagna all’esercizio della corrispondente virtù morale e cardinale”. La Dottrina Sociale ricorda anche il valore della giustizia nella sua classica formulazione. Essa di fatto consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. Dal punto di vista soggettivo si traduce invece nell’atteggiamento scaturito dalla piena volontà di riconoscere l’altro come persona, consentendo di riflesso l’abbattimento di tutte quelle violenze visibili e invisibili che accompagnano ogni giorno la realtà odierna. Dal punto di vista oggettivo costituisce “il criterio determinante della moralità nell’ambito inter-soggettivo e sociale”.
La giustizia quindi come traiettoria obbligatoria per ripulire la vita di ogni giorno dalla corruzione, dalla violenza comune e di Stato, dal decadimento delle relazioni quotidiane, pubbliche e private. Senza, infine, l’amore ogni altro valore perderebbe la sua originale configurazione e non potrebbe raggiungere i traguardi essenziali o comunque li limiterebbe, rendendoli incompleti. L’amore è Dio. Non ci sono altre forme che possono accompagnare l’uomo nel mettere al riparo le sue fondamenta compromesse, ripristinando una vita sociale degna di essere cristianamente vissuta fino in fondo.
Se l’uomo non ritrova la sua connessione con il “Padre” il suo amore sarà solo e sempre terreno e quindi debole, artefatto, calcolabile. Anche se in apparenza scintillante e ampolloso, non potrà che essere circoscritto e non in grado di coordinare la complessità della vita sociale e personale, con al centro quei valori fondamentali oggi troppo volte dimenticati.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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