Proprio nel momento in cui anche la Germania è scossa da un atto di terrorismo – il ferimento di quattro persone su un treno in Baviera da parte di un 17enne afghano ‘autoradicalizzato’, poi ucciso dalle forze dell’ordine – una riflessione assai significativa sul fenomeno giunge da un giovane esponente dell’episcopato mitteleuropeo.
In una nota pubblicata sul suo sito personale, il 51enne salesiano, monsignor Stefan Oster, vescovo di Passau, ha posto ai suoi connazionali una serie di domande che chiamano in causa il vero dialogo con i musulmani immigrati in Germania. Un dialogo privo di retorica e puntellato da osservazioni amare ed anche scomode.
L’auspicio del presule è che un giorno possano finalmente risuonare una “grande protesta” da parte dei “musulmani pacifici e davvero devoti a Dio” e la loro non accettazione di qualunque “abuso della loro fede nel nome dei terroristi”, quindi la loro proclamazione della “incompatibilità” tra Islam e terrorismo.
“A quando una grande dimostrazione collettiva di pace da parte dei tanti musulmani che vivono nel nostro paese? Quando si manifesterà un onesto impegno per la libertà di religione nei tanti paesi del mondo dove i musulmani sono la maggioranza?”, si domanda il vescovo di Passau.
L’auspicio di monsignor Oster è per la fine delle persecuzioni e delle oppressioni religiose nei suddetti paesi. Al tempo stesso, il presule domanda: “Perché dobbiamo essere sempre noi cristiani e noi democrazie occidentali a puntualizzare che potrebbe esserci, dovrebbe esserci e c’è un Islam che non ha nulla a che vedere con il disprezzo delle altre fedi, con il disprezzo delle donne e con il disprezzo delle costituzioni degli stati liberali e con l’interpretazione letterale della Sharia?”.
Monsignor Oster si chiede dove si nasconda un Islam “compatibile con il basilare rispetto della dignità di ogni essere umano, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla religione, dal colore della pelle, dall’origine e dall’orientamento sessuale” e quando i suoi rappresentanti dimostreranno la loro “influenza religiosa, politica e sociale”.
È possibile che tali musulmani moderati – prosegue il presule – siano “impercettibili e invisibili” a causa della loro “paura” nei confronti dei loro correligionari che impongono una “interpretazione letterale del Corano”?
Meno i moderati usciranno allo scoperto e faranno sentire la loro voce, più c’è il rischio che “giorno per giorno, ora per ora, cresca il sospetto che l’Islam sia una religione che porta danno al mondo e non la pace”.
“Come cristiano – prosegue monsignor Oster – sono convinto che tutti noi condividiamo lo stesso unico Dio Creatore, a prescindere dalla fede che professiamo. Sono convinto che siamo tutti fratelli e sorelle di un’unica famiglia umana”.
Al tempo stesso, il vescovo di Passau si dice consapevole di “rappresentare una fede che non ha portato solo la pace nella storia”. Molti cristiani, ammette Oster, in passato hanno “commesso violenza in nome della nostra fede”, hanno “tradito il nostro fondatore, Cristo, il Non-violento, e “per ogni atto di violenza, dobbiamo chiedere perdono in Suo nome e pentirci”.
Poiché della pace, “c’è assai bisogno in questo mondo e in particolare tra le religioni”, in conclusione, il presule auspica che “tutti i musulmani che vogliono la pace, si alzino finalmente in piedi tutti quanti contro questa follia!”.
Monsignor Oster è un vescovo particolarmente carismatico ed amato dai giovani tedeschi. Entrato nella congregazione salesiana, a seguito di una vocazione tardiva – intorno ai trent’anni – è stato giornalista ed animatore.
Le catechesi che Oster tiene nel duomo di Passau, peculiarmente accompagnate da giochi di prestigio, attraggono ogni settimana migliaia di fedeli. Anche per questo, c’è da pensare che, in questo momento così delicato – anche in Germania – per la convivenza interreligiosa, le sue parole non passeranno del tutto inascoltate.
Pixaaby CCO
“Musulmani moderati, dove siete?”. L’appello di un vescovo tedesco
Monsignor Stefan Oster, titolare della diocesi di Passau auspica una ribellione contro la “follia” degli “interpreti letterali del Corano”