È iniziata ieri, 18 luglio, e terminerà il 22 luglio, a Durban, in Sudafrica, la 21° Conferenza Internazionale sull’Aids. Circa 18 mila tra scienziati, politici, leader mondiali e persone sieropositive si sono riunite per discutere dello stato attuale dell’epidemia e su come raggiungere l’obiettivo riconosciuto a livello globale di fornire il trattamento per l’Hiv a 30 milioni di persone entro il 2020. Dall’inizio dell’epidemia, ricorda l’Unaids nella nota pervenuta all’agenzia Fides, circa 35 milioni di persone sono morte per malattie correlate all’Aids e si stima che ci siano 78 milioni di sieropositivi.
“Questo ambizioso obiettivo non potrà essere raggiunto senza sforzi concertati a livello di singoli Paesi; un ampliamento significativo della diffusione del test; il mantenimento delle persone sotto cura in maniera efficace; l’avvio precoce del trattamento e la sua durata per tutta la vita”. È quanto sostiene il team di Medici senza Frontiere (MSF) parte attiva della conferenza di Durban. Qui MSF porta la propria esperienza diretta, condividendo i risultati delle ricerche operative nei Paesi in Africa occidentale e centrale, dove attualmente solo una persona su quattro affetta da Hiv, su 6 milioni e mezzo di sieropositivi, ha accesso alle cure e dove avviene quasi un terzo dei decessi per Aids a livello globale, non ricevono il trattamento di cui avrebbero bisogno, e nei contesti colpiti da conflitti, dove la copertura della terapia antiretrovirale è a livelli allarmanti. Oggi, MSF supporta il trattamento per oltre 250 mila persone affette in 19 paesi in Africa, Asia ed Europa orientale.
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Aids: solo una persona su 4 ha accesso alle cure in Sudafrica
Al via ieri, a Durban, la 21° Conferenza Internazionale sull’Aids che riunisce circa 18 mila scienziati, politici, leader mondiali e persone sieropositive per discutere dello stato attuale dell’epidemia