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Il segno di Giona

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 12,38-42

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Lettura
Per Matteo il segno di Giona è la risurrezione. Proprio chi presume di essere un profondo conoscitore delle cose di Dio non comprende il segno che gli viene proposto: l’ostinazione e la cecità sembrano avere il sopravvento. Persino l’evangelista rivela tra le righe il suo rammarico, e riporta una severa condanna del Maestro dopo questa ulteriore, amara constatazione: i lontani, i pagani sono più propensi dei giudei ad accogliere la parola di Dio e più disponibili alla conversione.
Meditazione
Lo scacciare i demoni da parte di Gesù per l’evangelista è il segno, la prova evidente che dimostra la presenza del Regno di Dio. È il segno della vittoria della luce sulle forze del male, anche se questo ancora produce i suoi effetti. Gli stessi miracoli di guarigione sono volti a rendere evidente la presenza del Regno, ma anche a mettere la persona “malata” in relazione nuova sia con il Padre di Misericordia, sia con i suoi simili: i ciechi vedono, gli storpi camminano, i muti parlano e i sordi sentono, sono messi in una condizione normale per poter instaurare relazioni col mondo in cui sono inseriti. Il Maestro deve però fare ancora una volta l’amara constatazione che i suoi contemporanei si chiudono ad ogni possibilità di accogliere l’annuncio di Misericordia. Ciò che è più grave è il rifiuto esteso anche al riconoscimento della sua persona, nonostante i segni. Il rimprovero di Gesù sottolinea l’incapacità del popolo a tener fede all’alleanza con Jahvè. Nascondendosi dietro la fedeltà esteriore dell’osservanza delle norme e pretendendo ulteriori segni, i farisei dimostrano di non avere fede: incapaci di relazioni vere, chiedono segni esteriori sempre più grandi ma sempre inefficaci, perché sono ciechi e sordi. Il rimprovero non è solo per scribi e farisei, ma per tutti coloro che si chiudono all’annuncio e all’accoglienza del Messia. Citando Giona e la regina del Sud e riferendosi al giudizio finale, Gesù condanna la generazione di cui i capi sono responsabili. Alla predicazione di Giona e di Salomone i pagani si convertirono; invece, nonostante i segni e la predicazione di Gesù, Israele ha mostrato atteggiamenti di chiusura, e paradossalmente, nel giudizio finale saranno i pagani, i “senza Dio”, a giudicare il popolo eletto.
Preghiera
Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re. Dio nei suoi palazzi un baluardo si è dimostrato. Ecco, i re si erano alleati, avanzavano insieme. Essi hanno visto: atterriti, presi dal panico, sono fuggiti. Là uno sgomento li ha colti, doglie come di partoriente, simile al vento orientale, che squarcia le navi di Tarsis (dal Salmo 47).
Agire
Mi impegnerò a riconoscere i segni del Regno, nel bene che mi circonda.
Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.

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ZENIT Staff

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