Oggi Gabriele è sul Monte Rosa ma la sua avventurosa storia inizia in pianura. È umbro il sedicenne non vedente che ha fatto dell’alpinismo il suo trampolino verso la libertà. Lo abbiamo incontrato prima della partenza, accolti dalla sua splendida famiglia ed abbiamo conosciuto, oltre lo sguardo, un cuore grande.
Terzo di quattro figli, nasci il 30 ottobre 1999. Dove festeggerai il tuo prossimo compleanno?
Il mio sogno, per cui mi sto allenando, è quello di raggiungere la vetta dell’Everest. Anche se non dovessi riuscire, sarà un compleanno bellissimo!
Una grande passione per l’arrampicata e la montagna, ma quale fu il tuo primo amore?
La musica! All’età di dieci anni iniziai a prendere lezioni di pianoforte e successivamente abbandonai per dedicarmi alla disciplina dell’alpinismo, ma oggi mi dedico con costanza ad entrambi.
Fin da bambino il glaucoma congenito avrebbe potuto rappresentare un limite, invece cosa è successo?
Mi sentivo quasi bloccato nel desiderio di poter praticare un qualsiasi sport ma l’arrampicata mi ha aperto nuovi orizzonti, anche grazie all’incoraggiamento di familiari, amici e un fenomenale istruttore.
La musica e l’amore per l’alpinismo cosa hanno in comune?
Un senso di libertà: lungo il percorso in montagna assaporo i suoni nell’aria, mi lascio trasportare dagli odori e ascolto un brano. Infine mangio anche un buon panino!
Che rapporto hai con la fede?
Mi fai pensare a Francesco Petrarca, al suo rapporto con la contemplazione del divino. Ne L’ascesa al monte ventoso, lui è molto legato alle lusinghe mondane, che gli impediscono di arrivare direttamente alla cima. Il fratello Gherardo Petrarca invece procede spedito verso la cima. La montagna ci avvicina al cielo, così come la fede ci avvicina a Dio.
Il beato Piergiorgio Frassati come scalatore, gioiva nell’ammirare la grandezza del Creatore nei paesaggi montuosi. Hai un santo a cui sei particolarmente affezionato?
Essendo umbro potrei dire San Francesco d’Assisi ma in realtà non ho una figura di santità preferita. Guardo alla loro fonte: Dio Padre!
Sei campione regionale dell’Umbria per l’arrampicata sportiva. Quali sono le difficoltà per un non vedente rispetto ad un normovedente?
Non vedendo, cercare le prese era una grande difficoltà. Ho voluto affrontare gli ostacoli, superare le paure ed ora mi ritengo un buon atleta. Tenacia nell’allenamento è il mio consiglio ai giovani e arrivati in vetta potrete godervi panorami che in città non ci sono.
Qual è l’appello che vuoi fare dalle pagine del nostro quotidiano?
È importante che amministrazioni locali e regionali abbiano a cuore i sentieri, anche del dopoguerra, per bonificarli e pulirli, in modo da permettere a giovani e disabili di camminare nei percorsi naturali.
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Chi volesse aiutare Gabriele a realizzare il suo sogno di scalare l’Everest, può effettuare una donazione in euro a suo favore. Per info: infogiuseppetv@tiscali.it
ZENIT - GS
Oltre lo sguardo, Gabriele punta all’Everest
Giovane alpinista non vedente racconta: “In cima alle montagne, assaporo i suoni nell’aria, mi lascio trasportare dagli odori e ascolto musica”