Brexit / Wikipedia Commons - Bob Harvey, CC BY-SA 2.0

Non si può annullare il “Decreto eterno di Dio” sul cuore di carne

Il permanere del cuore di pietra rappresenta il ritorno ad un mondo vecchio e superato, ma soprattutto un rifiuto netto dei nuovi indirizzi dati dal Signore

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Non posso avviare questa mia riflessione senza un pensiero alla comunità di Nizza, ai suoi morti, ai suoi feriti, ai piccoli angeli che non voleranno più in terra. Lo faccio sottolineando le parole e il dolore, per quanto accaduto, di papa Francesco: Condanniamo nella maniera più assoluta ogni manifestazione di follia omicida, di odio, di terrorismo, di attacco contro la pace. Ecco perché non si può continuare ad annullare il decreto di Dio che trasforma tutti quei cuori di pietra, sempre pronti ad approvare e sollecitare la paura, la morte, le stragi in un mondo attonito.
I decreti del governo degli uomini vanno approvati dal parlamento in sessanta giorni e reiterati solo in caso di effettivi motivi di necessità e urgenza, così come ha previsto la Corte costituzionale con sentenza n.360 del 1996, per evitare la giungla della reiterazione. Il caso limite è riferito al decreto Mille proroghe” presentato in parlamento nel gennaio del 1992 e convertito in legge, dopo ben 29 reiterazioni, nel dicembre del 1996. Con la legge divina non è così. La Parola del Signore e i suoi decreti sono eterni.
Lattenzione cade oggi su un decreto speciale emanato ufficialmente dal cielo, per la comunità degli uomini, nel giorno della resurrezione del Figlio dellUomo. Un decreto che apre ad un tempo nuovo, affidando ad ogni essere umano un cuore di carne in sostituzione di quello di pietra che, ancora oggi, non vuole cessare di battere. Ai tempi di Gesù e dei suoi discepoli, prima della crocifissione, era proprio nella natura del cuore e non in altro la differenza tra il Messia e gli stessi apostoli. Illuminanti in proposito, come sempre, le parole del teologo monsignor Costantino Di Bruno:
La differenza è nel cuore. Gesù ha un cuore di carne. I discepoli hanno un cuore di pietra. Lo Spirito Santo ancora non ha tolto dal loro petto il cuore di pietra e al suo posto non ha ancora messo il cuore di carne. Gesù ancora non è morto, non è stato trafitto, non ha versato dal suo costato il sangue e lacqua. I discepoli sono ancora figli del vecchio mondo. Non sono figli del nuovo mondo. Lo diverranno il giorno della Pasqua quando Cristo li ricolmerà del suo Santo Spirito.
Oggi, come allora, è il cuore che fa la differenza tra una persona e l’altra. Avere un cuore di pietra o un cuore di carne non è la stessa cosa. La scelta è solo personale. Ma come può l’uomo non applicare a se stesso il decreto eterno del Padre con il quale ha stabilito che sia il cuore di Cristo, trapiantato in ogni uomo, la via della vita dell’umanità? Come può annullarlo in nome di un Dio pensato e costruito per le proprie esigenze? È chiaro che il permanere del cuore di pietra rappresenti il ritorno ad un mondo vecchio e superato, ma soprattutto un rifiuto netto dei nuovi indirizzi dati dal Signore.
La vista della mente umana di riflesso si sposta verso mascherate direzioni ingannevoli, dimostrando uno scialbo limite di natura nelle cose grandi da fare. Non a caso lo stesso teologo calabrese si sofferma sul brano del vangelo relativo alla moltiplicazione dei pani: I discepoli, vedendo ogni cosa con il cuore di pietra, vedono cinque pani e due pesci. Con così poca roba nulla si potrà fare. Basta per uno. Non basta per molti. Gesù invece vede la folla con il cuore di carne. A causa del suo cuore sa che basta amare, è sufficiente volere amare, perché lamore si trasformi in preghiera e la preghiera in onnipotenza. Ma questo ragionamento o deduzione logica è fatta solo dal cuore di carne. Un cuore di pietra non deduce, non argomenta, non opera.
Il cuore di pietra si ferma al di qua della collina. La sua misura è strettamente terrena e per quanto possa essere in alcuni casi consistente, non sarà mai abbastanza per concedere un vero respiro ai drammi delluomo. Il cuore di carne va oltre e se necessario può contribuire a salvare il mondo. Quest’ultimo però, caparbiamente, continua a prediligere il cuore di pietra, rinviando la risoluzione di gravi problemi e procurando quel male che appare ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Ma oggi allumanità non succede forse quello che è successo agli apostoli?
Perché con la sua scienza, le sue tecniche, i suoi mezzi straordinari non è mai nelle possibilità di sfamare il mondo intero? Perché non riesce? Chiude così mons. di Bruno: Perché il cuore di pietra trasforma il molto in poco, anzi in niente. Molte volte lo trasforma in un mezzo di distruzione, devastazione, rovina. Il decreto eterno del Signore va quindi applicato in ogni essere umano. È un obbligo morale e spirituale di ognuno renderlo attivo per la propria parte, nel posto che si occupa nella comunità in cui si vive. Tutte le grandi questioni della storia si sono risolte, solo quando il cuore di carne ha preso il sopravvento sul cuore di pietra, non diversamente.
Se lEuropa oggi è imbrigliata nelle sue regole, così come nei suoi calcoli di bilancio, è perché si è allontanata da quella follache, nel racconto evangelico di Luca, si era assiepata nei pressi di Betsàida, stanca e affamata, al calare della notte. Brexit non è forse figlia del cuore di pietra della politica di Bruxelles, chiusa nei palazzi e lontana dalla gente? I muri alle frontiere non sono il frutto del cuore di pietra di una politica Europea, amplificata da alcune Nazioni, che non ha compreso lentità del fenomeno dei nuovi migranti? Tutto questo mentre arrivano le grandi Banche con montagne di derivati e titoli spazzatura che, sicuramente, non sarebbero mai esistiti con una governance attenta, prudente, accorta, preparata, vigile, ma con il cuore di carne.
Non ci sono dubbi per vincere i mali del mondo è necessario che il cuore di Cristo Gesù diventi cuore di ogni uomo. Lo capiscano innanzitutto i credenti che sono i nuovi discepoli del Signore, anche se purtroppo troppe volte si è fedeli ad un Dio fatto a propria immagine e somiglianza, invertendo il senso biblico e universale del Verbo fattosi carne. In questi termini il cuore di pietra continuerà la sua opposizione al Decreto eterno del Signore. Il rischio è palese!
La fame rimarrà fame; lodio alimenterà lodio; la malvagità sarà sempre malvagità; la cattiveria produrrà nuova cattiveria; il deserto allargherà i suoi confini; le inimicizie creeranno inimicizie; le azioni degli uomini, in ogni campo, saranno più compromesse. Bisogna non partecipare a questa deriva sociale, morale, politica ed economica. Ognuno, attraverso la mediazione sacramentale della Chiesa, sappia perciò fare testimonianza attiva in ciò che rappresenta, perché i cuori di carne sostituiscano, sempre di più, quelli di pietra.
Solo così, al netto di un reale coordinamento europeo sulla sicurezza, si fermeranno in futuro i massacri umani come quello di Nizza, per entrare in un domani diverso e migliore.
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidiochiarella@gmail.com. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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