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Don Agatino Acireale: 50 anni di sacerdozio “creativo” in una periferia d’Italia

Parroco a Valguarnera, nella diocesi di Piazza Armerina, ha fatto costruire strutture per i giovani e si è occupato della pastorale dei migranti siciliani nel mondo

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A Valguarnera Caropepe, nella diocesi di Piazza Armerina, si è celebrato domenica scorsa il 50° anniversario di un sacerdote fuori dal comune. Nella sua parrocchia di San Francesco di Paola, don Agatino Acireale ha ricevuto solenni festeggiamenti per il mezzo secolo dall’ordinazione, con il saluto del vescovo, monsignor Rosario Gisana, alla presenza del sindaco di Valguarnera, Francesco Draia, e di tutta la giunta comunale. La messa, presieduta dal vescovo, è stata seguita da un concerto diretto dal maestro Guarderei e da un balletto del maestro Vincenzo Piazza.
Un prete sui generis, don Agatino, che ha fatto del suo sacerdozio una scommessa per il sociale e per i giovani. A lui si devono il centro sociale Papa Giovanni, la costruzione della “Santa Croce”, alta venti metri, della “Chiesa Calvario”, con il contributo di Giuseppe Loggia, una casa per anziani e la proclamazione per 40 anni del Vangelo con gli altoparlanti.
A don Agatino si deve anche la nascita delle attività ricreative per i giovani e vari altri progetti, molti dei quali hanno conosciuto ostacoli politici e burocratici, fino allo stop definitivo avvenuto otto anni fa. Ma don Agatino non si è arreso e, con il benestare dei superiori realizzerà il progetto della palestra e della piscina.
“La mia vocazione la devo a mia zia suora che si occupò di istruirmi nella formazione elementare, dopo che ero stato bocciato in terza, in quanto nelle scuole pubbliche di allora, andavamo spesso a passeggiare nei campi e non ci concentravamo molto nello studio…”, racconta a ZENIT il sacerdote. “Così i miei genitori, preoccupati, mi affidarono a mia zia che oltre ad istruirmi, ha procurato in me la sete di essere al servizio di Dio”.
Don Agatino ha sviluppato molti interessi: egittologia, pittura, scultura, filatelia, arte sacra, minerali, fossili, astronomia. Nella sua formazione spirituale, ha contribuito in misura determinante, monsignor Giacomo Magno, allora parroco a Valguarnera, che appoggiò le sue proposte e dopo   aver preso parte alla prima messa del neosacerdote, il 10 luglio 1966, lo aiutò nei suoi progetti a favore dei ragazzi e per la formazione di questi ultimi.
“Monsignor Magno – ha proseguito don Agatino – mi aiutò nei progetti di cineforum. Frequentavano 400 ragazzi, mentre un centinaio di ragazze venivano seguite dalle suore del Sacro Cuore di Valguarnera. Chiudere questo istituto di suore è stato un ‘delitto’: il nostro paese ha perso tanti punti di riferimento religioso”.
Don Agatino ha poi portato avanti un gemellaggio, ovunque nel mondo vi fossero emigrati valguarneresi: “ciò ha fatto sì che i ragazzi del centro sociale incontrassero altre culture ma soprattutto ha fatto in modo che i nostri emigrati si sentissero a casa e si accostassero alla messa quando andavamo ad incontrarli”, spiega ancora il sacerdote.
“Il centro sociale ci ha permesso di testimoniare la nostra presenza nel mondo: Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Svezia, laddove vi erano dei valguarneresi, noi li raggiungevamo e li incontravamo”.
“Portai avanti la realtà del centro sociale con entusiasmo, anche se alcuni intoppi politici e burocratici ci hanno fatto chiudere i battenti. Adesso però ne stiamo riparlando con il vescovo, per far ripartire tutte le attività del nostro centro per i ragazzi e per la formazione culturale spirituale e ricreativa dei ragazzi e dei giovani. Tra qualche tempo inaugureremo anche la palestra che ci permetterà di aprirci sempre più ai giovani e alle loro esigenze”.
Don Agatino si dichiara “soddisfatto di questi miei cinquant’anni a servizio della chiesa nonostante le difficoltà e i problemi che abbiamo dovuto affrontare. Mi auguro solo che, nella Chiesa, possa crescere la luce necessaria per recepire lo stimolo del Concilio Vaticano II, che aveva portato una grande svolta nella Chiesa verso il sociale e verso il rinnovamento della cultura. Con commozione, rivivo i miei ricordi e mi rendo conto di quanta importanza ha avuto la formazione dei giovani nella mia vita”, conclude poi il sacerdote.

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Maria Luisa Spinello

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