Messa, Venezuela / © ACN

Venezuela: “La gente ha paura”

Secondo un vescovo, la chiesa locale deve fare del proprio meglio per perseverare in una “cultura della sopravvivenza”

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Il Venezuela era un tempo il paese dei sogni ma quei sogni si sono trasformati in incubi. È questo il verdetto di uno dei vescovi del paese latinoamericano.
A colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre, monsignor Jaime Villaroel, vescovo della diocesi di Carúpano, ha spiegato che molti giovani dello stato nord-occidentale del Sucre, sono stati costretti a lasciare l’università, perché “non hanno soldi per la carta, né per fotocopie o penne”.
Un’educazione universitaria è diventato un privilegio di pochi eletti, ha denunciato il presule, aggiungendo che molti ragazzi si uniscono alle gang o diventano criminali: “La gente ha paura”, prosegue monsignor Villaroel, perché la droga, gli omicidi e le torture sono ormai all’ordine del giorno. “Mai stati peggio. Gli ospedali non hanno né medicine, né garze. Nelle case non c’è cibo. I camion vengono costantemente presi d’assalto, perché la gente ha fame e non hanno più riguardo per nulla”, ha detto il vescovo.
I cittadini ricevono cibo razionato ogni mese, che include farina, pasta, riso e zucchero ma le porzioni sono insufficienti. “Ogni famiglia riceve 300 grammi di latte in polvere, mezzo chilo di pasta o 200 grammi di burro. Se vogliono comprare prodotti differenti come carne, pesce o uova, sono costretti a pagare con soldi che non hanno”, ha aggiunto monsignor Villaroel.
“In particolare i bambini – ha proseguito – soffrono di malnutrizione. Le razioni di cibo dovrebbero in teoria essere sufficienti un mese ma, alla prova dei fatti, non durano che una settimana. La gente sviene per la fame. Non sappiamo più cosa fare, né a chi rivolgerci. La polizia e anche i politici sono spesso corrotti. Ci sentiamo dimenticati”.
La Chiesa sta avendo un ruolo cruciale nel mitigare al meglio che può l’impatto della crisi. “È nostro compito essere lì per la nostra gente e trasmettere un messaggio di fiducia in Dio. Le visite pastorali sono una fonte di grande forza in questa terribile situazione”, ha sottolineato il presule.
La chiesa stessa è comunque malconcia. Nella diocesi di Carúpano, appena il 2% della popolazione va a messa e laddove gli sforzi di evangelizzazione “non hanno raggiunto i cuori della gente”, spiega il vescovo, le chiese e persino le cattedrali sono soggette a violenti attacchi. Altrove, giovani seminaristi sono stati aggrediti ed umiliati, senza che le autorità intervenissero.
Monsignor Villaroel ha affermato che la Chiesa e il suo popolo devono fare del loro meglio per perseverare in una “cultura della sopravvivenza”, una severa prova per lo spirito del paese.
Nel 2015, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha avviato 27 progetti pastorali in Venezuela, per un totale di oltre 220mila dollari in sovvenzioni. Altri 15 progetti sono stati avviati quest’anno, la maggior parte dei quali – come lo scorso anno – sono stati destinati ad iniziative editoriali, perché la scarsità di beni di prima necessità, compresa la carta, rende praticamente impossibile produrre materiale catechetico.

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Maria Lozano

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