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Polonia. Il presidente dei vescovi incoraggia i fedeli ad accogliere i profughi

Forte appello di mons. Stanisław Gądecki ai fedeli della Chiesa polacca alla misericordia e all’accoglienza verso chi fugge da guerre, violenze e persecuzioni

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Una maggiore sollecitudine verso i bisognosi, in particolare i profughi e gli immigrati, offrendo un esempio di misericordia cristiana. È l’incoraggiamento che il presidente della Conferenza Episcopale polacca, mons. Stanisław Gądecki, ha offerto a tutti i fedeli della Chiesa polacca, durante la Messa con i 100mila partecipanti al 25° pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra.
“La cristianizzazione della Polonia avvenuta 1050 anni or sono ebbe una grande importanza sociale, e culturale per l’intera nazione e per tutto lo Stato polacco” ha sottolineato Gądecki, ricordando il battesimo del duca Mieszko I  (966) che ebbe per lui un significato soprattutto intimamente personale. “Accostandosi al sacramento del Santo Battesimo Mieszko I compì una svolta spirituale radicale. Il battesimo significava non tanto il passaggio da una religione all’altra, e cioè dal paganesimo alla religione cristiana, ma piuttosto il passaggio dal culto delle creature a quello del Creatore, dal culto delle opere di Dio a quello di Dio stesso. L’adozione del cristianesimo – ha rimarcato il vescovo – dal primo momento permise un rapido sviluppo della cultura nazionale in tutti gli ambiti. In Polonia arrivarono molti fra eccelsi intellettuali dell’epoca ispirati, come coloro che arrivarono in Polonia successivamente, alla fede e alle scienze cristiane”.
Radicata in Cristo attraverso il battesimo, la Chiesa in Polonia – ha affermato il presule – “è chiamata a confessare con umiltà e coraggio la sua fede, testimoniandola con opere di misericordia”. Un esempio di questo è l’attenzione verso i profughi: gli obblighi cristiani in quell’ambito risultano dalla Rivelazione di Dio e dalla Tradizione ecclesiale, ha detto Gądecki, “anche il nostro Signore Gesù insieme alla sua famiglia dovettero condividere l’esperienza dei profughi fuggendo l’ira di Erode (cfr Mt 2,13 -15)”.
Compito delle Chiese è, dunque, “di educare i cuori, i quali attraverso delle concrete opere di misericordia siano capaci di portare aiuto ai sofferenti, a coloro che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni e dalla morte. Quell’atteggiamento dei cristiani nei confronti di altri popoli sin dall’inizio della Chiesa è un suo segno distintivo”, ha affermato il presidente dei vescovi polacchi”.
E ha rammentato inoltre l’appello lanciato da Papa Francesco durante l’Angelus del 6 settembre 2015 “affinché ogni parrocchia ogni convento e ogni santuario in Europa accogliesse una famiglia di profughi” durante il  Giubileo. “Papa Francesco è quindi a favore di una politica di integrazione e non quella di multiculturalismo auspicato da ambienti di sinistra”, ha detto il numero uno dei presuli della Polonia.
Sulla scia del Pontefice, ha quindi sottolineato la necessità dell’integrazione di nuovi arrivati nell’ambiente europeo: “I profughi dovrebbero assumersi delle responsabilità nei confronti di coloro che prestano loro ospitalità, rispettando il patrimonio materiale e spirituale del paese ospitante, e ubbidendo alle leggi vigenti nonché contribuendo alle spese”.
“Che Maria di Jasna Góra – è stata la preghiera conclusiva di mons. Gądecki – permetta ai profughi e ai migranti dalle loro case, dalle loro famiglie e da tutto ciò che conoscono, di sperimentare la Sua presenza amorosa. Che Ella guidi loro verso una nuova casa e una nuova speranza. E che apra i nostri cuori affinché possiamo accogliere loro come nostri fratelli e sorelle scorgendo nei loro volti quello di Gesù nostro Signore”.

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Paweł Rytel-Andrianik

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