Era una corso di formazione alla vita cristiana…conferenze…momenti di istruzione religiosa, di dialogo; fra i partecipanti alla fine di ogni giornata era rigorosamente richiesto il racconto di qualche esperienza sul tema dibattuto dal palco durante il giorno.
L’ultimo giorno, al gesuita Roberto, era stato affidato il tema: “alla fine della vita saremo giudicati sull’amore”. Strano – mi lamentati tra me e me – a un gesuita una conferenza dal tocco carmelitano. Chi meglio d’un carmelitano, rimuginavo, può trattare questo tema che trasuda sapore e luce di Giovanni della Croce?”
Richiesto di vigilare in quel giorno per una certa disciplina e coerenza di comportamenti tra i partecipanti al convegno, mi buttai con grande zelo in questo compito.
Fu proprio il gesuita Roberto a farne le spese: mi feriva la sua incoerenza: “Hai parlato così bene, lo redarguii con una certa severità; ero accanto a te sul palco e non mi hai degnato, nel tuo discorso, neppure d’una parola, d’un cenno al mio essere carmelitano; come conclusione del tuo discorso, mi sarei aspettato un piccolo atto d’amore”.
Abbiamo sciolto l’assemblea per una breve pausa a cui doveva seguire la mia esperienza sul tema.
Prima che l’assemblea si ricomponesse, ancora lì sul palco, a tu per tu con Roberto il gesuita, ho potuto accorgermi della mia incoerenza e chiedergli scusa…concludendo che “alla fine della vita non sarò giudicato sull’amore che gli altri devono a me …ma sull’amore che io dono agli altri”.
Ciao da p. Andrea
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Cuore / Pixabay CC0 - ladybugkreativ, Public Domain
Esperienza sul tema
Alla fine della vita non sarò giudicato sull’amore che gli altri devono a me, ma sull’amore che io dono agli altri