Lettura
Domenica scorsa Luca ci ha presentato un Gesù che sottolinea le esigenze della sua sequela nell’annuncio del Regno. Ha anche inviato i settantadue per prefigurare la missione universale della Chiesa, rivolta non più solo al popolo dell’Alleanza, ma a tutti i popoli. Il racconto prosegue con un Gesù che gioisce con i suoi discepoli per il successo ottenuto dalla loro missione, e rende gloria al Padre che mostra la sua benevolenza.
Meditazione
Un dottore della Legge si alza e chiede; sono tanti i motivi che ci fanno chiedere, ma non sempre altrettanto espliciti come la domanda. Qui il dottore è mosso da malizia, per mettere alla prova Gesù. Il Maestro sa cosa c’è dietro alle nostre richieste, cosa le anima veramente; forse nemmeno noi stessi le conosciamo veramente, e per questo ci rimanda a “cosa sta scritto”, all’evidenza che ci dona la Parola che salva. Il dottore però non si ferma a leggere, non si confronta, recita a memoria come una filastrocca il passo giusto; lui conosce la Scrittura, è una ovvietà unica la risposta per chiunque, e perciò spinge il dialogo ad una conclusione: evita il confronto, il sostare, per poter capire e capirsi. Non ne ha bisogno. Occorre capire ciò che Dio rende evidente; cosa fare per avere la pienezza della vita: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Il dottore qui trascura il legame indissolubile tra l’amore per Dio e l’amore per il prossimo, tra il conoscere e il sapere, tra chi è Sapienza e chi creatura; il dottore è troppo pieno di sé per sostare, per accogliere ciò che conosce a memoria e bene, e poi rivolgersi agli altri. È Gesù che lo riporta alla giusta dimensione: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ancora pieno di sé, il dottore evita il confronto con una giustificazione ancora più banale delle sue pretese: «Chi è mio prossimo?». Gesù non dà una risposta tecnica, da dottore, ma offre un racconto; il sacerdote e la sua indifferenza, il levìta con la sua fretta, il samaritano con la sua umanità e l’uomo gravemente ferito. Non è il loro ruolo a qualificarli per ciò che sono veramente, ma i loro gesti, e ciò vale persino per il samaritano, un eretico, uno che è ritenuto incapace di riconoscere la verità: eppure, è profondamente umano e profondamente prossimo, perché compassionevole come il Padre.
Preghiera
Apri la mia mente e il mio cuore, o Signore, ad accogliere la tua parola, perché possa conoscerti sempre più e, conoscendoti, possa amarti e servirti con umiltà nei fratelli che incontro. Purifica la mia mente e il mio cuore, dirigi le mie passioni, perché possa servirti in pienezza e testimoniare la grandezza della tua misericordia.
Agire
Oggi presterò particolare attenzione a chi è afflitto, la quarta opera di misericordia spirituale.
Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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Cosa sta scritto?
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Lc 10,25-37