Mosque in Iraq

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A Erbil la prima pietra della “Casa della misericordia”, per accogliere gli anziani

Nella notte a Baghdad un attentato Isis contro un mausoleo sciita. Nel Kurdistan iracheno, i cristiani denunciano l’espropriazione delle proprie terre da clan curdi

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“Sarebbe bello che come ricordo di questo Giubileo restasse in ogni diocesi un monumento vivente, un’opera strutturale di misericordia… Una scuola, un ospedale, una casa per anziani, un centro di recupero per persone sole e abbandonate”. Così si era espresso Papa Francesco lo scorso 2 aprile, parlando a braccio alla fine del suo intervento durante la veglia giubilare nella festa della Divina Misericordia.
Prendendo ispirazione da quelle parole del Successore di Pietro, nella giornata di martedì 5 luglio è stata posta a Erbil la prima pietra della “Casa della Misericordia”, la struttura che la locale arcidiocesi caldea riserverà all’accoglienza degli anziani. Alla cerimonia inaugurale che – informa Fides – ha segnato l’inizio concreto del nuovo progetto diocesano, ha preso parte l’arcivescovo Bashar Warda, insieme a rappresentanti di istituzioni e forze politiche locali.
La “Casa della Misericordia” – ricericono le fonti ufficiali del Patriarcato caldeo, consultate dall’agenzia – sorgerà su terreni appartenenti alla Chiesa caldea a Ankawa, sobborgo di Erbil abitato in maggioranza da cristiani, dove sono rifugiati ancora migliaia di cristiani fuggiti dai villaggi della Piana di Ninive davanti all’avanzata dei miliziani dell’autoproclamato Stato Islamico.
Ed è proprio lo Stato Islamico ad aver rivendicato il duplice attentato avvenuto questa notte a nord di Baghdad contro un mausoleo sciita. Il bilancio è di 35 morti e oltre 60 feriti. L’attacco – spiegano fonti locali – è stato compiuto da due diversi comandi: il primo ha colpito l’ingresso del recinto sacro ed il secondo ha agito all’interno sparando su guardie e civili.
La situazione non migliora neanche nel Kurdistan iracheno, dove i cristiani siri, assiri e iracheni lì residenti continuano a denunciare espropri illegali delle proprie case e terre da parte di concittadini curdi, che operano singolarmente o in maniera coordinata con altri membri del proprio clan tribale. L’ultimo ricorso presentato dai proprietari espropriati agli organismi giudiziari della Regione autonoma del Kurdistan iracheno è stato depositato a metà giugno, con la richiesta di porre fine al deplorevole fenomeno.

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ZENIT Staff

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