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Arabia Saudita: attentato alla moschea di Medina, luogo sacro dell'islam

Uccisi quattro agenti. Altri due attacchi in poche ore hanno colpito il paese. Al momento nessuna rivendicazione ufficiale, ma i sospetti convergono sull’Isis

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Dopo le stragi di Dacca in Bangladesh e a Baghdad in Iraq, è l’Arabia Saudita a finire vittima di un attacco terroristico. Nella giornata di ieri tre attacchi bomba hanno colpito in poche ore diverse zone, già in passato teatro di attentati e violenze da parte dello Stato islamico. Al momento non vi sono rivendicazioni degli attacchi, il più grave dei quali – informa Asia News – ha colpito uno dei tre luoghi più importanti per l’islam, la moschea del profeta a Medina, nella zona occidentale del regno saudita, dove secondo la tradizione Maometto è stato sepolto. Lì un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo quattro funzionari della sicurezza e ferendone altri cinque.
Testimoni locali riferiscono che l’attentatore, con indosso una cintura esplosiva, si è fatto saltare in aria dopo essere stato fermato all’esterno del luogo sacro.  Fra le varie condanne internazionali per l’attentato a Medina vi è anche la nota di Hezbollah, il movimento filo-sciita libanese, secondo cui gli attacchi “mostrano la mancanza di rispetto per i luoghi sacri dell’islam”. I leader del movimento auspicano una “politica chiara” e una “solidarietà popolare” per “sradicare” questo “cancro” che usa la religione per “finalità politiche”.
Sempre ieri altri due attentati hanno colpito altre zone del Paese. Una forte esplosione si è registrata a Qatif, cittadina orientale abitata dagli sciiti, una minoranza nel regno sunnita wahabbita. Dalle prime ricostruzioni sembra che l’obiettivo dell’attacco fosse una moschea sciita. Nello scoppio è morto l’attentatore, ma non si sono registrate altre vittime o feriti. Nelle prime ore della giornata di ieri, un attentatore suicida è morto dopo essersi fatto saltare in aria nei pressi del consolato statunitense a Jeddah. Nell’esplosione sono rimasti feriti in modo lieve due agenti, intervenuti per fermare l’uomo.

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ZENIT Staff

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