Lettura
L’evangelista in pochissime righe ci narra di ben due miracoli del Cristo, che riguardano due donne. Come filo conduttore, c’è la figura di uno dei capi della comunità, il quale apre la scena, accompagna e chiude i due racconti: la figlia morta, e la donna che soffriva d’emorragia. La richiesta esplicita è «imponi la tua mano su di lei»; non implica il toccare, eppure nella dinamica del racconto il “toccare” diventa centrale: nel primo miracolo Gesù viene sfiorato, nel secondo è proprio lui che prende per mano e guarisce.
Meditazione
Secondo la mentalità del tempo, chi toccava del sangue o un cadavere diventava impuro e perciò escluso dalla vita della comunità. Occorreva sottoporsi ai riti di purificazione che la legge prescriveva, per poter essere riammessi. Il capo della sinagoga lo sa bene, ed è per questo che si limita a chiedere a Gesù la sola imposizione della mano sulla propria figlioletta morta. Intravede in Gesù una possibilità, ma è ancora legato alla forza delle norme della legge, che si limitano ad attestare la sola realtà: “è morta”, oltre non può nulla, quella relazione è finita. È qui che l’evangelista invita ad andare oltre, ad osare, a sfiorare con la mano la potenza del Cristo, ad avere fede; non c’è impurità che ci separa dalla sua misericordia. Difatti, Gesù si ferma e la chiama “figlia”: non è più l’esclusa ma è figlia, lui le restituisce la sua dignità, e ciò è stato possibile grazie alla fede in Gesù che lei ha mostrato. La donna ha osato, ha sfiorato il mantello del Maestro, che si è fatto toccare, ed ha ricevuto quella purezza che la legge esigeva ma che non riusciva a dare. Gesù si lascia sfiorare per poter operare il miracolo: senza di essa non ci sarebbe stata la possibilità di una relazione nuova. Il capo della comunità prosegue il suo cammino con Gesù; vede che per poter restituire alle persone la loro capacità di essere in relazione tra loro deve toccare, sfiorare, non temere di sporcarsi e di perdere la presunta purezza legale. Nella casa del capo c’è agitazione per lo sconforto della morte, ci si prepara al lutto. Qui Gesù chiede di essere toccato, di mantenere una relazione viva. Le persone che non hanno fatto il cammino con Lui ridono, prendono le distanze, non osano toccare, mettersi in gioco. Gesù ne deve prendere atto: allontana la folla per prendere per mano la fanciulla e restituirla viva, capace di relazioni, ai suoi che hanno creduto in lui come il Signore della misericordia, che vince la morte.
Preghiera
Signore, rinnova in me i tuoi doni, affinché possa seguirti per le strade del mondo. Donami il coraggio di saper toccare la realtà che mi si fa presente col tuo tocco di amore e di misericordia. Rendimi capace di relazioni autentiche, atte ad esaltare il dono della vita in te.
Agire
Mi lascerò guidare dalla quarta opera di misericordia spirituale: consolare gli afflitti.
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Meditazione del giorno a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
Gesù / Pixabay CC0 - Myriams-Fotos, Public Domain
Il tocco della misericordia
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio – Mt 9,18-26