Giudizio Universale di Michelangelo

Giudizio Universale di Michelangelo - Wikipedia Commons

Perché l’uomo insegue gli affanni?

Oggi ci si “affanna” a creare un diritto personale a tavolino, violando le leggi naturali. Ma l’uomo dovrà rendere conto a Dio di ogni suo pensiero e azione

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Una società che vuole premere l’acceleratore sullo sviluppo e il progresso, in piena sintonia con le verità oggettive che sostengono le meraviglie della natura e l’essenza ontologica di ogni essere umano, non dovrebbe mai cercarsi da se stessa le ansie e le pene. Se ci guardiamo intorno comprendiamo, senza alcuno sforzo, che non è così. L’uomo mostra con costanza un respiro difficoltoso, non proiettato verso la vita. È infatti solerte nel costruire sentieri che spesso avvicinano la morte, anche quando vengono presentati come percorsi ideali per il cammino dell’umanità.
Su questo tema esistenziale ognuno, qualsiasi sia la sua posizione sociale, ignora che nel libro della Sapienza, sono date due verità che si compiono da sempre nella loro certezza. Non parlo di sensazioni personali, ma di obiettività sapienziali acclarate dalla storia. L’uomo sappia che per ogni suo pensiero e ogni sua azione, siano essi visibili o invisibili, dovrà sempre rendere conto a Dio, ma anche, giorno per giorno, sulla terra. Da una parte il giudizio finale, dall’altra il corso quotidiano della vita personale che riflette perfettamente i valori o i peccati che ruotano intorno ad un qualsiasi modo di agire.
Ma oggi c’è questa sensibilità di fondo nell’organizzare la propria realtà sociale e quella del contesto in cui ci si muove? Siamo convinti che anche una mormorazione, un piccolo atto di falsità o una diceria non resteranno nel vuoto, ma avranno conseguenza in questa e nell’altra vita? Non si tratta di riprendere un monito di sapore medioevale, ma di semplici interrogativi che trovano la risposta nella sacra scrittura, valida per qualsiasi tempo. Licenziare queste annotazioni virtuose, come espressioni fuori dal mondo o comunque non in linea con l’era digitale, non risolve il problema, anzi lo aggrava.
In proposito si legge: ”Guardatevi da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide lanimaI tempi attuali, anche se governati dalle nuove tecnologie, non hanno minimamente scalfito il bisogno umano di “affondare” l’altro con qualunque menzogna, pur di prendere il suo posto o solo per il gusto di vederlo crollare. Come si fa ad ignorare che, prima o poi, si pagherà quanto generato sulla strada segnata dal demonio, ormai ben attrezzato e mimetizzato? In apparenza sembra che tutto vada orientato verso la ricerca del bene, ma su questa strada le trappole sono sempre molto attive.
Può essere un bene costruire un diritto personale a tavolino, violando le leggi naturali e le origini dell’uomo, volute sulla terra da Dio? È un bene ideare, ad esempio, politiche e alleanze con chi non ascolta i territori, la gente, le questioni etiche e sociali, permettendo sempre agli stessi di avere i vantaggi promessi ad ognuno? Il malessere dell’Europa non nasce forse da tutto questo? Si potrebbe sostenere che stiamo subendo un disagio mondiale di cui le conseguenze colpiscono comunque l’uomo in ogni sua manifestazione privata e pubblica. Una narrazione del genere appare al quanto debole nel libro della Sapienza: “…le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Ma gli empi invocano su di sé la morte con le opere e con le parole
Questa vita scade quando il suo attore principale decide con il suo comportamento di farla scadere. Il teologo mons. Di Bruno, nel suo editoriale, relativo al quindicinale on-line del Movimento Apostolico, precisa: “Luomo è in un affanno perenne. Il suo però non è affanno di vita. Tutto ciò che fa, altro non produce che morte. Per questo lui lavora, opera, agisce, pensa. Anche le sue invenzioni non sono per la vita. Poche sono le risorse della terra impiegate per creare il vero bene. Quasi tutte sono adoperate per riparare gli effetti disastrosi e irreparabili dei suoi affanni.
L’affondo del sacerdote è duro, senza sconti, privo però di quella impalcatura ipocrita verso la quale siamo tanto abituati e teleguidati. Sono senz’altro parole fondate e di fede, perfettamente rispondenti alla natura della crisi che attraversa ogni lembo del pianeta e che si tenta di superare, ormai da un decennio, solo con le alchimie matematiche dei grandi gruppi bancari. Gli effetti diventano ancora di più preoccupanti. Un giorno la Brexit; un’altro il voto spagnolo; poi la Grecia, la Cina, il Medio Oriente, il terrorismo, i profughi, la corruzione, ecc. Si andrà avanti così all’infinito o comunque  fino a quando non si metterà al centro l’uomo con la sua vera identità, adesso costruita in “provetta” o nei laboratori dei gruppi finanziari, attenti a “ristrutturare” un essere umano distante dal cielo.
Un’operazione tutta diretta a rinsaldare il mercato e far partire quella crescita di cui ogni giorno si parla come se fosse dietro l’angolo. Il libro della Sapienza che io consiglio ad economisti, consulenti politici, figure istituzionali alte locate, come a chiunque di noi voglia contribuire a gettare un buon seme nel contesto in cui opera e vive, parla chiaro. Invita tutti a non affannarsi nel cercare la “morte” con gli errori personali, ricordando che Dio non gode per la rovine che l’uomo costruisce, demolendo le cose fatte in origine per esistere. In molti però dinnanzi ad un disastro gridano abitualmente dove si trovi Dio!
Sarebbe più corretto denunciare la latitanza dell’uomo o i suoi frequenti abusi materiali e morali che, in ogni campo, provocano spesso l’irreparabile. Non è perciò essere pessimisti o visionari affermare che la storia spesso si presenti come un frutto degli errori della vita di ogni giorno. Chiunque ne è responsabile, per la sua parte, nella misura in cui si allontana dalla sapienza divina. Una possibile sterzata a favore della decadenza interiore riguarda, purtroppo, anche i credenti. È quello che succede tutte le volte che si prendono le distanze dalla sapienza cristiana, consegnando ogni cosa di sé alla stoltezza di un modello sociale, privo del valore soprannaturale dell’esistenza umana.
Un aspetto quest’ultimo necessario non per fuggire dalla realtà, ma per avvantaggiare il suo accrescimento sostenibile e il benessere personale e collettivo. Urge pertanto rivedere il proprio modo di essere. Il mio maestro spirituale indica la strada per tutti coloro che, al di là delle responsabilità ricoperte nelle varie articolazioni odierne, decidano di dare una svolta positiva alla loro vita ed a quella di quanti direttamente o indirettamente ne vengano dalla stessa influenzati.
Quali le cose da fare? Guardandosi da ogni male di pensiero e di azione. Cercando con tutto il cuore la giustizia che è il frutto in lui della divina sapienza e grazia. Riallacciando veri contatti di ascolto, obbedienza, fede con il suo Dio. Luomo è una creatura speciale, fatta da Dio in un modo singolare, unico. Per vivere deve essa avere sempre le radici nella verità, nella luce, nella sapienza del suo Creatore. È come un albero che ha bisogno di acqua perenne. L’uomo è nato per dar luogo a tutto questo. Forse i tempi sono maturi per darsi una bella “rinfrescata interiore”. I risultati ovunque saranno sorprendenti e volti stabilmente a quel bene comune che, in troppe occasioni, continua ad essere solo annunciato da uomini distratti ad inseguire quegli stessi affanni da loro prodotti.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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