“La Fraternità San Pio X, nell’attuale stato di grave necessità che le conferisce il diritto e il dovere di distribuire gli aiuti spirituali alle anime che ad essa ricorrono, non è alla ricerca di un riconoscimento canonico”. La presa di posizione di mons. Bernard Fellay, superiore generale e diretto successore di monsignor Marcel Lefebvre alla guida della Fraternità San Pio X, sembra improvvisamente interrompere il dialogo con la Santa Sede.
La dichiarazione del superiore è uscita il 29 giugno, al termine di una serie di colloqui che ha avuto insieme ai suoi assistenti, gli abati Pfluger e Nely, con gli altri due vescovi lefebvriani, Tissier de Mallerais e de Galarreta. Colloqui che si sono tenuti ad Anzère, nelle Alpi svizzere, dal 25 al 28 giugno.
“Lo scopo della Fraternità Sacerdotale San Pio X – si legge nel comunicato – è soprattutto la formazione dei sacerdoti, una condizione essenziale del rinnovamento della Chiesa e la restaurazione della società”. A questa dichiarazione seguono quattro punti.
Si legge anzitutto che “nella grande e dolorosa confusione attuale nella Chiesa, la proclamazione della dottrina cattolica richiede la segnalazione di errori che sono penetrati all’interno di essa, purtroppo incoraggiati da molti pastori, fino a al Papa stesso”.
In secondo luogo i lefebvriani sottolineano che il riconoscimento canonico è già un loro diritto in quanto “opera cattolica”, la quale “ha un solo desiderio: portare fedelmente la luce della tradizione antica di 2000 anni che mostra l’unica strada percorribile in questo momento di oscurità dove il culto dell’uomo sostituisce il culto di Dio nella società e nella Chiesa”.
Mons. Fellay afferma dunque che la “’restaurazione di tutte le cose in Cristo’, voluta da San Pio X” non può “essere raggiunta senza il supporto di un Papa che favorisca concretamente il ritorno alla santa Tradizione. Fino a quel giorno benedetto, la Fraternità X intende raddoppiare i suoi sforzi per stabilire e diffondere con i mezzi assegnati dalla Divina Provvidenza, il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo”.
Infine il superiore della Fraternità riferisce che “prega e fa penitenza perché il Papa abbia la forza di proclamare integralmente la fede e la morale. Così sarà accelerato il trionfo del Cuore Immacolato di Maria che noi chiediamo, mentre ci avviciniamo al centenario delle apparizioni di Fatima”.
Sulla dichiarazione di Fellay è intervenuto alla Radio Vaticana mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita nel 1988 da San Giovanni Paolo II, con il precipuo scopo di avviare un dialogo con i lefebvriani, per giungere un giorno alla loro piena reintegrazione. Il presule ritiene che questo comunicato “non sia una battuta di arresto del dialogo”, giacché “sembra che non si entri nel merito della questioni concrete che sono oggetto di esame nel dialogo e nel confronto tra la Pontificia Commissione Ecclesia Dei e la Fraternità San Pio X”.
Mons. Pozzo esclude che l’attuale Pontefice possa avere meno a cuore di quanto l’avesse Benedetto XVI la piena riconciliazione con la Fraternità San Pio X. “Papa Francesco ha a cuore l’unità della Chiesa e tutto ciò che può favorire l’unità della Chiesa – ha detto -. Lui è sempre molto disponibile, proprio come habitus mentale a questo. E questo credo sia stato anche recepito da mons. Fellay. Ma evidentemente non possiamo neanche negare che ci sono ancora dei problemi da risolvere, da affrontare, da esaminare”.
La Fraternità San Pio X fu scomunicata latae sententiae nel 1988 da Giovanni Paolo II, quando mons. Marcel Lefebvre, contravvenendo a un divieto della Santa Sede, consacrò quattro vescovi, tra cui lo stesso Fellay. Nel 2009 Benedetto XVI revocò la scomunica, dando avvio a una serie di nuovi colloqui per discutere e confrontarsi sui principali problemi dottrinali che sono alla base della controversia con la Santa Sede. L’ultimo incontro tra lefebvriani e Santa Sede di cui si ha notizia risale al marzo scorso, quando si è avuto in Vaticano un faccia a faccia tra Papa Francesco e mons. Fellay.
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La Fraternità San Pio X "non è alla ricerca di un riconoscimento canonico"
Un comunicato di mons. Fellay, superiore dei lefebvriani, sottolinea che sono penetrati “errori” nella Chiesa, anche incoraggiati dal Papa. Ecclesia Dei: “Il dialogo va avanti”