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Sandri: "Amare gli altri. No a egoismo rivestito di umana generosità"

Nella Messa di ieri a Sant’Andrea alle Fratte, il cardinale ricorda l’esempio di San Francesco di Paola, “grande maestro d’amore per il prossimo”. Un pensiero a famiglie e migranti

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L’amore verso il prossimo, in particolare verso soggetti deboli come le famiglie e i migranti, alla luce della testimonianza di fede di San Francesco di Paola. Su questo tema si è snodata l’omelia pronunciata dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la celebrazione eucaristica di ieri, 29 gennaio, presso la Basilica romana di Sant’Andrea alle Fratte. Alla funzione erano presenti la Fraternità Romana del Terz’Ordine dei Minimi e i pellegrini della Calabria, terra di origine di San Francesco.
Riflettendo sulla figura del santo, il cardinale ne ha ricordato il grande amore verso il prossimo. Un amore che – come sottolinea la lettera di Giovanni – “si trasforma in un lasciare che tutte le persone che incontriamo possano entrare, attraverso di noi e la nostra povera e fragile testimonianza, nella dimora del Signore, nella quale, come abbiamo ascoltato, noi non siamo più schiavi, ma figli ed amici”.
“Se non percepiamo la grazia di questo ‘rimanere con il Signore nella sua casa’ – ha ammonito Sandri – lo zelo e il nostro correre per gli altri sono infatti esposti a due rischi”. Il primo è “stare sempre ‘fuori’, moltiplicando gli sforzi, ma avendo paura di quel silenzio che custodisce il nostro cuore nella relazione con Dio”. Il secondo è di “fare tanto, ma per ricondurre non al Signore e alla sua casa, ma a noi stessi”. In altre parole, “un egoismo ed egocentrismo rivestito di umana generosità”.
Due rischi in cui mai incorse San Francesco da Paola, “grande maestro dell’amore per il prossimo”. Egli, ha ricordato il porporato, “rimase fedele allo spirito di eremita, tutto per il Signore, anche quando per obbedienza ai Pontefici dovette lasciare non soltanto il suo luogo di ritiro, ma persino la propria terra, andando in Francia presso la corte dei Re Luigi XI e Carlo VIII. Tutti rimanevano disarmati dinanzi alla forza imponente non di un sovrano, di un principe o di un ambasciatore, ma di un uomo di Dio, capace di guarire i cuori e per questo anche i corpi di ammalati o moribondi. Lo riconobbero i Pontefici che incontrò, persino quelli che non erano certo esempio di virtù cristiana e spirito sacerdotale”.
Guardando al santo paolano, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali suggerisce quindi “tre direttrici possibili” per intensificare il cammino di fede. La prima è quella della “custodia dei rapporti e delle relazioni con gli altri”, i più vicini, soprattutto “coloro con i quali è vivo qualche screzio o vera e propria divisione”. Come ricordava San Francesco, infatti: “il ricordo dell’offesa è riserva di peccato, freccia arrugginita, veleno dell’anima… alienazione della carità, morte quotidiana”.
Secondo ambito è quello messo a fuoco da Papa Francesco nella lettera di indizione del Giubileo e nel Messaggio di Quaresima: le opere di misericordia corporale e spirituale, che consentono di toccare la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi e “toccano più direttamente il nostro essere peccatori”. Una terza dimensione è poi quella della “salvaguardia della giustizia all’interno della società, a cui ciascuno è chiamato a contribuire con il proprio sforzo di pensiero e di azione”.
“Penso alla realtà della famiglia – ha detto Sandri – sulla bocca di tutti, ma nei fatti quasi per nulla aiutata a rimanere la cellula fondamentale della società”. Ma il pensiero va pure “alle migliaia di migranti che hanno bussato alle porte della nostra Europa, e che vittime delle discussioni nei palazzi del potere, in Oriente e in Occidente, vengono assegnati o dirottati a destra o sinistra, a piedi, caricandoli su treni o lasciando che tanti ancora oggi si approfittino e li imbarchino su navi destinate al naufragio, come se non fossero di nessuno”.
A tal proposito, il cardinale ha raccontato un episodio della vita di san Francesco, il quale rifiutò le monete che gli voleva offrire il re di Napoli, ma ne prese solo una e, dopo averla spezzata facendone sgorgare sangue vivo, rivolto all’impietrito sovrano l’ammonì severamente dicendo: “Sire, ecco il sangue dei tuoi sudditi, che grida vendetta al cospetto di Dio!”.  Allora, ha concluso Sandri, “invochiamo l’intercessione di Maria Santissima –  qui venerata col titolo di Madonna della Medaglia Miracolosa –  e di san Francesco di Paola, perché il nostro cammino, come quello di ogni uomo, si apra alla grazia, e per questo sia capace di autentico amore e donazione ai fratelli e alle sorelle che la Provvidenza ci dona di incontrare ogni giorno”.
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ZENIT Staff

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