Lettura
Dopo la lunga parabola del seminatore e la sua spiegazione, Marco presenta una piccola parabola che non ha paralleli negli altri Vangeli. Essa descrive una realtà “ordinaria” sotto gli occhi di tutti e pone l’attenzione su ciò che, pur nella sua “banalità”, è sorprendente: il seme gettato nella terra germoglia certamente e cresce, perché possiede una forza irresistibile e misteriosa che lo sostiene. È la parabola della silenziosa fiducia e della serena pazienza di Dio.
Meditazione
«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme…»: Gesù cerca delle similitudini per descrivere il Regno di Dio; suggerisce ma non definisce; indica sentieri percorribili ma non mete afferrabili e gestibili dal presuntuoso orgoglio umano. Il Regno di Dio è sempre un “come” che si snoda in tre tempi: tempo della semina, tempo del germoglio e della crescita, tempo della maturità. Tre sono i protagonisti: il contadino, il seme, la terra. La parabola vuole catturare l’attenzione sul tempo intermedio, il “tra” che viene dopo la semina e prima del raccolto: qui c’è il lento e decisivo tempo della misteriosa crescita. Il contadino è impotente ma non impaziente; egli non può far nulla se non passare il tempo fra riposo e attesa vigilante, con fiducia, pazienza, serenità. Il tempo del contadino è brevissimo, quello del seme, invece, molto lungo. Il seme, nel silenzio del solco, va spegnendo ogni gemito vitale perché “altro” possa divenire. Non c’è rumore nel fecondo silenzio del seme, non c’è frastuono nel suo germogliare e neppure nel suo offrirsi alla falce del contadino. Tutto avviene invisibilmente, misteriosamente e silenziosamente. La vera feconda crescita della vita non fa mai rumore! Così è del Regno di Dio: posto nella storia come un seme, germoglia e cresce silenziosamente, e spontaneamente si offre all’uomo come dono. Esso è opera di Dio, non degli uomini. L’unico compito di noi cristiani è annunciare e testimoniare lo “scandalo” e la bellezza del Vangelo. A noi non resta che vivere nel “tra” della storia, tesa fra il già e il non ancora, con un atteggiamento di vigilante fiducia. Non con l’affanno dell’organizzazione e neppure con l’ansia dell’efficienza, ma con affidamento e vigilante pazienza. Dal nulla di un seme, e nonostante ogni insuccesso, Dio, senza mai arrestarsi, conduce a compimento ciò che ha iniziato. Occorre fare sul serio con Dio, contare veramente su di Lui, a dispetto di ogni apparenza e impazienza.
Preghiera
Signore Gesù, tu che tanta pazienza hai con me, aiutami a vincere la mia impazienza, dammi la resistenza della fede per saper aspettare vegliando e vegliare pregando.
Agire
Oggi eviterò di cadere nell’ansia della fretta e dell’impazienza, per vivere con serenità ogni momento.
Meditazione del giorno a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Pazienza nel “tra” della storia
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 4,26-34