Nel Giorno della Memoria, celebrato ieri 27 gennaio, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha rivelato che con buona probabilità Papa Francesco visiterà il campo di sterminio di Auschwitz. Nessuna data fissata finora, ma la visita si terrà a luglio, in occasione del viaggio in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù 2016.
Il portavoce vaticano è intervenuto ieri a Radio vaticana per la presentazione del libro di Alberto Mieli, sopravvissuto alla Shoah, “Eravamo ebrei. Questa era la nostra colpa“, nel quale dopo 70 anni racconta alla nipote Ester la terribile esperienza della deportazione
Simbolicamente, nella Giornata della Memoria, Lombardi ha voluto indossare la kippah. “Non amo i gesti teatrali – ha spiegato – ma oggi ho deciso di indossare la kippah che avevo in sinagoga per la visita della Papa di dieci giorni fa come segno identificativo”.
Padre Federico ha inoltre ricordato che in Francia, subito dopo gli attacchi terroristici, le istituzioni avevano chiesto alle autorità di non portare segni identificativi. “In queste situazioni – ha osservato il portavoce vaticano – per dirla con le parole di Ruth Dureghello presidente della Comunità ebraica di Roma è giusto affermare la propria identità contro ogni minaccia. Non ho dimenticato quelle parole ho tirato fuori la kippah che ci avevano dato il giorno della visita in sinagoga e ora la indosso in segno di solidarietà e amicizia”.
Il direttore della Sala Stampa vaticana ha poi espresso la sua “emozione” per il fatto che la Giornata della Memoria venga celebreata “in una casa vaticana”, ovvero la sede dell’emittente radiofonica, “insieme a uno dei pochissimi superstiti” dei campi di sterminio. Ha infine rievocato i tre discorsi pronunciati dai Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI al memoriale della Shoah di Gerusaelemme, lo Yad Vashem e Auschwitz.
Il portavoce vaticano è intervenuto ieri a Radio vaticana per la presentazione del libro di Alberto Mieli, sopravvissuto alla Shoah, “Eravamo ebrei. Questa era la nostra colpa“, nel quale dopo 70 anni racconta alla nipote Ester la terribile esperienza della deportazione
Simbolicamente, nella Giornata della Memoria, Lombardi ha voluto indossare la kippah. “Non amo i gesti teatrali – ha spiegato – ma oggi ho deciso di indossare la kippah che avevo in sinagoga per la visita della Papa di dieci giorni fa come segno identificativo”.
Padre Federico ha inoltre ricordato che in Francia, subito dopo gli attacchi terroristici, le istituzioni avevano chiesto alle autorità di non portare segni identificativi. “In queste situazioni – ha osservato il portavoce vaticano – per dirla con le parole di Ruth Dureghello presidente della Comunità ebraica di Roma è giusto affermare la propria identità contro ogni minaccia. Non ho dimenticato quelle parole ho tirato fuori la kippah che ci avevano dato il giorno della visita in sinagoga e ora la indosso in segno di solidarietà e amicizia”.
Il direttore della Sala Stampa vaticana ha poi espresso la sua “emozione” per il fatto che la Giornata della Memoria venga celebreata “in una casa vaticana”, ovvero la sede dell’emittente radiofonica, “insieme a uno dei pochissimi superstiti” dei campi di sterminio. Ha infine rievocato i tre discorsi pronunciati dai Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI al memoriale della Shoah di Gerusaelemme, lo Yad Vashem e Auschwitz.