“La Santa Sede non vuole, in nessun caso, alimentare l’islamofobia”. È quanto afferma l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro di sabato 23 gennaio, in riferimento all’attuale contesto internazionale segnato dal terrorismo legato allo Stato islamico (Isis) e dal fenomeno migratorio.
Illustrando i contenuti dell’azione geopolitica di Papa Francesco, il prelato inglese nel colloquio – ripreso da L’Osservatore Romano – chiarisce subito la posizione della Chiesa: “Noi crediamo al dialogo con l’islam”, afferma, aggiungendo: “Certo questo dialogo è a volte difficile, ma noi chiediamo ai nostri amici musulmani di fare anche loro dei progressi, in particolare sull’interpretazione del Corano, per giungere a uno scambio sul vero volto dell’islam”.
Quanto alle risposte militari contro l’Isis, Gallagher spiega che “la posizione della Santa Sede, espressa più volte dal Papa, è di legittimare il disarmo dell’aggressore. Bisogna lottare e combattere con mezzi proporzionati”. Secondo il ministro degli esteri vaticano, “occorre dunque valutare questo conflitto, gli avversari, per decidere le misure”, che “non possono essere ovunque e in tutte le circostanze necessarie”.
Di contro, è evidente che “i paesi hanno il dovere di proteggere i cittadini”; è dunque “giusto combattere militarmente l’Isis se ce n’è bisogno”. Ma al contempo vanno “conservati i nostri principi di umanità e il nostro desiderio di conciliazione e di pace. In fin dei conti, una soluzione puramente militare sarebbe insufficiente”, afferma l’arcivescovo.
Invita pertanto a “cercare una soluzione politica che tenga conto delle aspirazioni legittime di tutte le parti” e, seppur “in questa situazione terribile”, a «”on perdere un minimo di speranza per il futuro. La speranza di pensare che i nemici di oggi saranno un giorno di nuovo nostri fratelli”.
Rispondendo ad una domanda sulla questione migranti e al forte incoraggiamento del Pontefice all’accoglienza, il segretario per i rapporti con gli Stati afferma: “Ci sono dei limiti e i Paesi hanno il diritto di regolare l’immigrazione”, al contempo, tuttavia, “occorre cercare soluzioni comuni e riconoscere che l’immigrazione ha anche degli aspetti positivi”. Proprio in Europa, per esempio – prosegue Gallagher – “alcuni Paesi hanno una natalità molto bassa. E hanno dunque bisogno degli immigrati per il loro futuro”.
“Io – soggiunge – comprendo le difficoltà di certi Paesi del vecchio continente. Ma siamo davanti a una crisi umanitaria. Chiudere le frontiere, erigere muri, non sono soluzioni. Guardiamo all’esempio di Giordania e Libano che hanno accolto un numero considerevole di rifugiati siriani”. Si tratta, in sostanza, di “lottare contro l’indifferenza”, perché – conclude il prelato – “non si può restare inerti”.
WIKIMEDIA COMMONS
Gallagher: "Santa Sede non vuole alimentare islamofobia"
A ‘Le Figaro’, il ministro degli esteri vaticano riafferma la posizione della Chiesa nell’attuale contesto internazionale segnato dal terrorismo e dal fenomeno migratorio