Mons. Vincenzo Bertolone

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Mons. Bertolone: "Scrivo a voi giornalisti…"

In occasione della festa di san Francesco di Sales, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace chiede in una lettera agli operatori della comunicazione di spalancare le porte della verità, della chiarezza e dell’efficacia

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L’arcivescovo di Catanzaro – Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza Episcopale Calabra, in occasione del Giubileo dei giornalisti tenutosi nel capoluogo calabrese, organizzato con l’Ordine regionale dei Giornalisti e il Movimento Apostolico, ha annunciato una lettera per il Giubileo della Misericordia, rivolta a giornalisti e operatori della comunicazione della Calabria, in occasione della prossima festa del santo patrono, Francesco di Sales. La lettera si divide in sedici settori ben articolati. Qui sottolineeremo i tratti più salienti. Mons. Bertolone si rivolge con tono amichevole a tutti coloro che lavorano nel campo “multiforme” dell’informazione.
“…..mi piace cogliere l’occasione della festa del vostro santo Patrono Francesco di Sales per riflettere  assieme, ad alta voce, sul tema della misericordia, che proprio voi, comunicatori e perciò formatori dell’opinione pubblica, siete chiamati a “mediare” sempre,  nel corso di quest’anno particolare”. La chiarezza spesso viene sostituita, pur di fare uno scoop, da un mare di cattivi annunci. “…Rebus sic stantibus, spalancate le porte della verità, della chiarezza, dell’efficacia, sorelle e fratelli operatori della comunicazione. Entrando per la Porta Santa, pensate a quante porte restano ancora chiuse nel mondo degli antichi e nuovi media, rispetto alle esigenze che provengono, invece, dal Signore Gesù Cristo, via, verità, vita e porta della Chiesa e del mondo!”.
Netto il riferimento al valore della misericordia che dovrebbe sempre accompagnare chi scrive. “Agite ignorando la terminologia dei giudici, che bilanciano tra ciò che è giusto e ingiusto, vestendovi invece dei segni della misericordia, per cui il Misericordioso – nome del Dio adorato da ebrei, cristiani e musulmani – è giusto proprio perché, misericordiosamente, attende ed accoglie anche chi ha sbagliato ed è da condannare”. La forza del vangelo che può redimere e salvare il mondo traspare in ogni parola di questa lettera. “Tutti, in qualunque condizione siano, si sentano chiamati, in questo Anno giubilare straordinario, a rifondare il loro modo di essere e di esercitare il potere (anche il potere della notizia), nella luce che proviene da Gesù Cristo, figlio del Padre altissimo e misericordioso, che ama ogni essere umano con la tenerezza di una madre e di un padre. Lasciamoci sorprendere dalla misericordia di Dio, sorelle e fratelli giornalisti!”.
Mons. Bertolone a cuore aperto e con velata sofferenza evidenzia come più volte si preferisca la via della chiusura e della condanna a quella dell’accoglienza che salva.  “…..è un corrotto, è un sanguisuga usuraio, ha abortito il frutto del suo ventre, è contiguo al clan mafioso, non rispetta le leggi dello Stato, non rispetta le leggi della Chiesa, sta in galera perché ha commesso un reato, è un falso collaboratore di giustizia. Tante cattive notizie di cui, purtroppo, dobbiamo fare il resoconto, ma anche tante porte ancora chiuse!”. Interessante il riferimento al dramma teatrale Huis clos (A porte chiuse) che Sartre scrisse tra il 1943 e il 1944, in cui l’inferno diventa luogo centrale nel ricomporre un rapporto tra più persone.
In proposito il Pastore riporta un chiarimento dello stesso Sarte: “Voglio dire che se i nostri rapporti con gli altri sono intricati, viziati, allora l’altro non può che essere l’inferno … Qualsiasi cosa io dica su di me, c’è sempre dentro il giudizio degli altri… Ciò significa che se i miei rapporti sono cattivi, mi metto in totale dipendenza dagli altri. E allora davvero sono all’inferno. E c’è una quantità di gente nel mondo che è all’inferno, perché dipende troppo dal giudizio degli altri. Pieno di gioia e di speranza segue l’invito ad una riflessione per liberare il cuore dalle vecchie abitudini.
“Cari giornalisti, davanti alla Porta Santa, che si apre oggi per noi, chi se la sentirebbe di continuare a tenere chiuse le porte del proprio cuore, immobilizzandosi in abitudini e comportamenti stratificati dal tempo, senza nemmeno provare a cambiare? Persone chiuse nei propri pregiudizi, pavide per le novità e prone ai potenti, che non vanno toccati. Non importa se incuranti della verità che in mezzo alle persone, anche tra gli operatori della comunicazione, c’è un Salvatore venuto a rinnovarci col suo amore misericordioso”. Poi l’appello a sognare con il Santo Padre, nonostante la pesantezza dei tempi in cui viviamo: “Sognate con papa Francesco”, ecco il mio appello a voi, oggi. È il sogno del Vescovo di Roma, che presiede nell’amore a tutte le Chiese del mondo, ma è di casa soprattutto tra le comunità ecclesiali diocesane come le nostre. È un sogno che riguarda la Chiesa in quanto tale, con tutte le nostre piccole e grandi, complesse realtà territoriali coi loro ancor men”.
Particolare il riferimento all’inquietudine dei discepoli di Emmaus che produce calore interiore, ma anche attenzione per i dimenticati e a quella “cantata” da poeti e scrittori del Novecento, come Miguel De Unamuno, Catherine Mansfield, Céline, Primo Levi, John Steinbeck, Thomas Mann. A questo appunto emerge un velato rammarico, ma anche un tono di speranza. “Mancano ancora donne e uomini che aiutino a riscoprire il senso di questa inquietudine. Mancano i comunicatori della maternità di Dio e della Chiesa. Tornino, perciò, le donne e le madri; torni la madre Chiesa, una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Una madre sa intuire cosa pensano i figli, sa che cosa pensa la gente”.
Incalzante il richiamo ad un nuovo dinamismo attraverso il documento del 4 giugno del 2000, in occasione del Giubileo dei giornalisti, licenziato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. “La comunicazione deve essere sempre veritiera, perché la verità è essenziale alla libertà individuale e alla comunione autentica fra le persone”. Il pericolo di una informazione “drogata e distorta” mette a rischio il “villaggio globale”, imponendo all’uomo una identità truccata.  “L’identità si trasforma in maschera, e l’interiorità rischia d’inaridirsi cedendo al narcisismo. Alla ricerca della verità si sostituisce un percorso ambiguo e strumentale che conduce a una sorta di moltiplicazione delle verità o ad un suo azzeramento assoggettandola al pericolo di emarginazione nei limiti della coscienza individuale ed esclusa dall’arena sociale e politica”.
Un giornalista cristiano, più di altri, non può rinunciare alla sua vocazione e deve sempre mantenere: “…la libertà di cercare e di riferire ciò che è vero è essenziale non solo in relazione ai fatti oggetto dell’informazione, ma anche e soprattutto per quanto concerne la natura e il destino dell’uomo, per la società ed il bene comune”. Significativa la sollecitazione che accompagna la parte finale della missiva:  “Vi esorto allora a sforzarvi di guidare l’uomo del terzo millennio fino in fondo a se stesso ove libertà e responsabilità, comunicazione e comunione gli danno accesso alla sua piena umanità……. Siete tenuti ad essere le sentinelle di un nuovo mondo: rimanete desti alla finestra più alta. Di grande attualità l’accento vigile che l’Arcivescovo riserva a quanto accade nella quotidianità: “…i fatti quotidiani, che in genere costituiscono l’oggetto dell’informazione nel territorio, esigono un attento discernimento dei fatti degni di essere comunicati, senza perdersi o nella ricerca di particolari che mortificano la verità e danno solo spazio alla curiosità”.
La lettera si chiude augurando Buon Giubileo a tutti giornalisti, invitandoli a non smarrirsi dentro il magma delle notizie; a non perdere mai il filo rosso della speranza e a seguire le illuminate indicazioni di Papa Francesco: “Comunicate in sintonia con l’Evangelii gaudium, per la quale «la misericordia è in se stessa la più grande delle virtù, infatti spetta ad essa donare ad altri e, quello che più conta, sollevare le miserie altrui. Ora questo è compito specialmente di chi è superiore, ecco perché si dice che è proprio di Dio usare misericordia, e in questo specialmente si manifesta la sua onnipotenza”.  

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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