“Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Sono di bruciante attualità – in un momento in cui nel Parlamento italiano si discute su un ddl sulle unioni civili – le parole di Papa Francesco ai membri del Tribunale della Rota Romana, in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno Giudiziario.
Il Pontefice parte ricordando la missione del Tribunale, da sempre “ausilio al Successore di Pietro, affinché la Chiesa, inscindibilmente connessa con la famiglia, continui a proclamare il disegno di Dio Creatore e Redentore sulla sacralità e bellezza dell’istituto familiare”. “Una missione – dice – sempre attuale, ma che acquista particolare rilevanza nel nostro tempo”, molto “impegnativo sia per le famiglie, sia per noi pastori che siamo chiamati ad accompagnarle”.
Pio XII parlava della Rota Romana quale “Tribunale della famiglia”, ma essa – aggiunge Bergoglio – è anche “Tribunale della verità del vincolo sacro”. Due aspetti che – afferma – sono “complementari”, perché la Chiesa “può mostrare l’indefettibile amore misericordioso di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato e dalle prove della vita”, e al contempo “proclamare l’irrinunciabile verità del matrimonio secondo il disegno di Dio”.
In sostanza quello che i vescovi di tutto il mondo, “in spirito e stile di effettiva collegialità”, hanno ribadito nei due Sinodi del 2014 e del 2015, dove è stato compiuto “un approfondito discernimento sapienziale, grazie al quale la Chiesa ha, tra l’altro, indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”, rimarca Francesco.
“Con questo stesso atteggiamento spirituale e pastorale” – prosegue – l’attività della Rota Romana, “assiste e promuove l’opus veritatis”, sia nel “giudicare” sia nel “contribuire alla formazione permanente”. Tramite il servizio del Tribunale, la Chiesa si propone infatti “di dichiarare la verità sul matrimonio nel caso concreto, per il bene dei fedeli”. Al tempo stesso “tiene sempre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa”.
“Fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo”, la famiglia – ribadisce Francesco – “appartiene al ‘sogno’ di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità”. Chiesa che, come affermava il beato Paolo VI, “ha sempre rivolto uno sguardo particolare, pieno di sollecitudine e di amore, alla famiglia ed ai suoi problemi”.
“La Chiesa è e deve essere la famiglia di Dio”, insiste Bergoglio. Ma essa è anche “madre e maestra”, per cui “sa che, tra i cristiani, alcuni hanno una fede forte, formata dalla carità, rafforzata dalla buona catechesi e nutrita dalla preghiera e dalla vita sacramentale, mentre altri hanno una fede debole, trascurata, non formata, poco educata, o dimenticata”.
Il Papa chiarisce pertanto uno degli aspetti del Motu proprio sui processi per le cause di nullità matrimoniale, spiegando che “la qualità della fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottrina di sempre, può essere minato solo a livello naturale”.
Infatti, spiega, “l’habitus fidei è infuso nel momento del Battesimo e continua ad avere influsso misterioso nell’anima, anche quando la fede non è stata sviluppata e psicologicamente sembra essere assente. Non è raro che i nubendi, spinti al vero matrimonio dall’instinctus naturae, nel momento della celebrazione abbiano una coscienza limitata della pienezza del progetto di Dio, e solamente dopo, nella vita di famiglia, scoprano tutto ciò che Dio Creatore e Redentore ha stabilito per loro”, osserva il Pontefice.
“Le mancanze della formazione nella fede e anche l’errore circa l’unità, l’indissolubilità e la dignità sacramentale del matrimonio viziano il consenso matrimoniale soltanto se determinano la volontà”, aggiunge Papa Francesco, esortando a valutare molto attentamente “gli errori che riguardano la sacramentalità del matrimoni”.
In questa linea, la Chiesa “continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità –, non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati”.
Perciò, a maggior ragione, vi è una “urgenza pastorale” che coinvolge tutte le strutture della Chiesa e che “spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio”. Una sorta di “nuovo catecumenato”, quello fortemente auspicato da alcuni Padri Sinodali.