Se si guardano i bambini che corrono su un prato verde rincorrendo un pallone, con movenze da grandi calciatori, con gli occhi che sognano, la gioia di correre liberamente e il piacere di marcare e calciare, si ha un idea chiara che la poesia fa parte del calcio e di chi lo pratica.
È vero che il calcio professionista è a volte macchiato da fenomeni quali il calcio scommesse e la corruzione, e le tifoserie a volte sono percorse da fenomeni di discriminazione e violenza, ma pur gravi questi eventi negativi non possono cancellare i sogni e la poesia dei tantissimi che in tutto al mondo giocano al calcio.
A fare del campo di calcio, del goal, dei tempi supplementari, del colpo di tacco, del pallonetto, dell’ultima giornata di campionato, una metafora della vita, ci ha provato Edoardo Ferri con il libro di poesie “Linea di fondo” pubblicato da “Il Labirinto”. ZENIT lo ha intervistato.
Che c’entra il calcio con la poesia?
Calcio e poesia sono due linguaggi che trovano nella geometria e nel ritmo un minimo comune denominatore. Da piccoli a scuola impariamo a memoria le filastrocche per trovare un ordine e un’armonia nelle parole. Sempre da bambini calciamo il pallone per liberarci e correre negli spazi senza limiti, prima di incontrare la linea. La poesia e’ gia’ in questo rapporto che poi prosegue nel tempo con le sfide che la vita ci pone e le riflessioni profonde che passano anche attraverso l’esaltazione della parola nella sua forma piu’ incisiva ed essenziale: quella della poesia.
Può indicarci grandi poeti che hanno parlato del calci come poesia?
Gia’ Leopardi parlava del pallone quando il calcio giocato ancora non esisteva. Grandi poeti come Umberto Saba e Vittorio Sereni hanno dedicato piu’ di una poesia al calcio. Di energia vitale quella di Saba intitolata Goal il cui empito di gioia e pace e’ tutto in questi versi
“Pochi momenti come questi belli
a quanto l’odio consuma e l’amore
è dato, sotto il cielo di vedere”
Mentre Sereni, nella poesia “Rinascono la valentia e la gratia”, descrive cosi’ il ruolo dell’ala
“O tu così leggera e rapida sui prati
ombra che si dilunga
nel tramonto tenace”
Ci sono poi i racconti di Galeano e una pagina de “La Peste” di Camus in cui il calcio viene sublimato.
Che cos’è per lei il calcio?
Nello specifico il calcio è come la poesia un mezzo di comunicazione di massa. Esso ha forti implicazioni sociali perché travalica le separazioni fra classi; è un solido veicolo di democrazia e libertà, almeno fino a quando non è in mano a quelle frange di tifo violento. Sarebbe bello che la poesia avesse una funzione simile, che non fosse autoreferenziale e confinata agli addetti ai lavori. E la parola potrebbe essere di grande aiuto per combattere la barbarie nel calcio. I nostri poeti hanno scritto versi meravigliosi che potrebbero diventare veicoli di campagne di comunicazione contro la violenza e il razzismo.
Si può parlare veramente di una metafora dell’esistenza?
Le figure retoriche del calcio hanno molto in comune con situazioni che viviamo tutti i giorni. Lo Scendere in campo ha ormai in Italia un significato politico. E l’essere in fuorigioco è anche l’espressione di un duro confronto con la realtà. Esistono poi i salvataggi in corner per non fare gaffe e la moviola per rivedere al ralenti il significato della propria vita. Si il calcio è un territorio pieno di riferimenti alla vita reale ed è forse anche una delle ragioni per le quali è lo sport più seguito in tantissimi paesi.
Sogno e gioco sono fondamenti della vita di ognuno. Quanto c’è nel calcio di sogno e gioco?
Personalmente non credo al sogno come desiderio. I sogni sono qualcosa di oscuro ed involontario ed è per questa ragione che faccio fatica a parlarne. Il gioco è presente ovunque nella vita. Nel calcio esso costituisce la parte più terrena e realistica. Proprio perché il calcio è un gioco esso viene preso molto sul serio. Non è quindi un gioco da ragazzi, ma esprime il desiderio di liberarsi, di competere, di correre verso l’infinito; anche oltre la linea di fondo.
Nella poesia “il primo pallone” lei hai scritto: “Io che sento in me un deserto di cuoio vorrei costruire un pallone ideale, quello che tutti saprebbero colpire con traiettorie romantiche che i portieri non intuirebbero”. Ci spiega Il Goal come metafora di gioia e di grandi ideali?
Goal è una parola inglese che significa obiettivo. È davvero una parola cardine nei sistemi anglosassoni. Si parla del goal nella vita degli individui e delle imprese e perfino i politici non possono rimanere senza goal se vogliono essere votati. Il goal è in fondo la parte meno poetica di tutto il gioco del calcio perché rompe quell’istante in cui siamo in parità e quindi uguali dinanzi alla vita. È la finalizzazione di uno sforzo. Per un poeta invece la partita deve andare avanti per sempre. Non esiste una fine malgrado il tempo e la linea di fondo.
Perché ha scelto per titolo “linea di fondo” e quale il fine ultimo del suo libro di poesie?
Linea di fondo è stata l’ultima poesia che ho scritto. Essa rappresenta l’esaurimento della mia ispirazione e fa riferimento alla fine della vita che tutti vorremmo che non ci fosse. E anche il mio libro doveva trovare una conclusione.
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Poesia del calcio o calcio come poesia della vita?
Edoardo Ferri racconta, evoca, immagina la poesia del calcio e della vita in un libro dal titolo Linea di Fondo