In un campeggio mi è stata chiesta una mano in cucina. Lavare l’insalata, pelare le patate, le carote e curare le cipolle. Mi sono messo di impegno a curare le cipolle.
Coltello nella mano destra e cipolla nella sinistra. Dopo le prime mosse del coltello curante, ho cominciato a lacrimare abbondantemente. “Come – mi interruppe scherzosamente lo chef – ti sei già commosso?”
Da Nunzia, la moglie di Franco, è arrivata una lezione esauriente al neo assunto. “Per curare la cipolla ci sono delle norme elementari ed essenziali.
La cipolla ferita fuori dell’acqua emette dei gas e delle molecole acidule che a contatto con gli occhi provocano reazioni sgradevoli e lacrime. Mani, coltello e cipolla possono procedere alla cura desiderata solo se immersi nell’acqua”.
Grazie, Nunzia, di quanto mi hai detto. Lo sai che oggi è la domenica in cui si festeggia la “misericordia”. La tua lezione per me è opportuna perché mi insegna come curare il prossimo.
Del resto si vive insieme nel matrimonio, in convento, in famiglia per poter esercitare l’amore nel delicato servizio della cura reciproca.
Ora mi è chiaro che questa operazione delicata non può essere esercitata nella superficialità dell’egoismo. Parole acidule e provocazioni sgradevoli potrebbero offendere la sensibilità del fratello.
Ho capito che tutta l’operazione della correzione fraterna è richiesta ed è benefica solo se si compie totalmente immersi nell’acqua della misericordia ricevuta e donata.
Ciao da p. Andrea
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Come curare la cipolla
L’operazione della correzione fraterna è benefica solo se si compie totalmente immersi nell’acqua della misericordia ricevuta e donata