Una bambina di 12 anni che si getta da una finestra, perché derisa dai compagni, ci deve scuotere dentro in profondità e farci riflettere seriamente. Da credenti abbiamo il dovere di offrire un contributo di verità e di responsabilità. La Dottrina Sociale della Chiesa propone, come sempre, le indicazioni necessarie a chiunque abbia voglia di non rimanere più legato ai proclami giornalieri di facciata. Non c’è qui da fare un processo contro qualcuno, né speculare sul dramma di una famiglia per quanto successo a Pordenone; tantomeno dare la caccia a presunti responsabili all’interno della scuola frequentata dalla piccola discente.
Il Parlamento si sta interrogando sui fenomeni di bullismo proprio in questi giorni, specie di quelli che prosperano tra le vie telematiche, ma tutto ciò non basta a risolvere il problema. C’è bisogno di uno sguardo d’insieme e di fede, oggi evidentemente in crisi, per non brancolare nel buio, ogni qualvolta che scoppia un caso di violenza tra minorenni. Un popolo credente, come quello italiano, al di là del fatto specifico, deve a mio avviso trovare nella DSC, ma anche nei Testi Sacri, la risposta più veritiera a dei comportamenti adolescenziali che spesso mancano dei principi educativi base.
Da laico, che crede nella libertà d’azione, penso che ogni uomo debba di continuo rafforzare la sua mente e il suo cuore, per poi agire a favore del bene comune e nel rispetto del prossimo. Tutto ciò assume un carattere ancora più solenne quando c’è di mezzo l’educazione dei figli. Ci troviamo in una società dove più volte i minori rompono la connessione con la famiglia, perché risucchiati dall’esterno e i genitori, spesso soli o fuorviati, non ce la fanno a seguire i ritmi dei propri ragazzi. Il bullismo non nasce dal nulla, ma affonda le radici nella fragilità del sistema educativo e sociale, di cui ognuno di noi detiene una parte della responsabilità generale.
Riflettiamo, a tal proposito, coscienti della complessità della questione, su qualche principio offertoci dalla Dottrina Sociale della Chiesa, ispirata alla Parola di Cristo. Nello stesso tempo soffermiamoci su alcuni dei tanti insegnamenti, massime, esortazioni, presenti nei Proverbi del Vecchio Testamento. Pillole di saggezza con radici in quella letteratura sapienziale, alla base del lento fiorire delle grandi civiltà umane. Al punto 238 della DSC leggiamo: “Con l’opera educativa, la famiglia forma l’uomo alla pienezza della sua dignità secondo tutte le sue dimensioni, compresa quella sociale”. Esercitando la sua missione educativa, il nucleo familiare partecipa a pieno titolo al bene comune e costituisce la prima scuola di virtù sociali, necessarie al cammino di ogni società.
La famiglia, formata da un uomo e una donna liberamente uniti in matrimonio, costituisce “una comunità d’amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici , sociali, spirituali, religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri della società”. Questo passaggio si interrompe quando vengono a mancare le ancore di salvataggio, sia per i figli, che per i genitori. Se si scade nel Bullismo, con le sue varie sfaccettature e le sue percentuali in aumento, non si fa fatica a capire quanto sia venuta meno la famiglia, in un contesto, quello scolastico, dove la vulnerabilità dei ragazzi è molto alta.
Se all’interno o all’esterno di una scuola vengono individuati sacche elevate di sfrontatezza e di gratuita spavalderia, significa di certo che sono in picchiata quei valori fondamentali che permettono la crescita di cittadini liberi, onesti e responsabili, come solo una buona educazione integrata è capace di garantire. Sia i Proverbi, che la DSC consentono comunque ad un padre e una madre di avere quel fondamento di verità, senza il quale ogni tipo di formazione alla vita rischia nel tempo di perdere la vera misura dei suoi intendimenti.
Se diamo un veloce sguardo ai numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6 del libro dei Proverbi ci accorgeremo come un solida educazione ricevuta in famiglia, sia già di per sé un ottimo antidoto, capace di scongiurare ogni tentativo che si pone al di fuori di ogni ragionevole goliardia. Ecco alcuni consigli. “Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre, perché saranno una corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo. Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare, non acconsentire!”. L’educazione familiare viene messa al di sopra di ogni cosa, anche se in una società complessa come la nostra, sono necessari interventi mirati dello Stato e della Scuola con un valido progetto educativo.
Significativo poi l’appello a non aprire mai la propria vita a chi è nel peccato, pur di rimanere soli. Segue un monito che, se ascoltato, cambierebbe in meglio le sorti del futuro dei giovani. “Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza, se appunto invocherai l’intelligenze chiamerai la saggezza, se la ricercherai come l’argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza”.
Mai dovrebbe mancare, anche nell’era di internet, l’invito ai propri figli a non ignorare il contatto personale con Dio. “Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri”. Importante il suggerimento di non spezzare in alcun modo il legame familiare, oggi purtroppo all’ordine del giorno. “Acquista la sapienza, acquista l’intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai”. Singolare invece la messa in guardia del proprio figlio difronte ai miscredenti, sempre pronti ad esaltare il male. “L’ empio è preda delle sue iniquità, è catturato con le funi del suo peccato”.
Di grande attualità, infine, il messaggio che spinge i giovani ad essere attivi e in prima linea, per non rischiare la conquista di una personale autonomia sociale ed economica.“Quando ti scuoterai dal sonno? Un po’ dormire, un po’ sonnecchiare, un po’ incrociare le braccia per riposare e intanto giunge a te la miseria, come un vagabondo, e l’indigenza, come un mendicante”. Se manca oggi uno sguardo d’insieme e di fede su fenomeni che alterano il comportamento dei più piccoli, è bene chiedersi se i pilastri della saggezza biblica non siano stati destituiti da un relativismo luccicante, che tutto consente e tutto copre. I risultati sono evidenti!