In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata il 17 gennaio scorso, le Caritas e la pastorale sociale del Messico e dei Paesi del Centro-america hanno fatto sentire la loro voce attraverso un documento dedicato all’imponente flusso migratorio che interessa l’America centrale, da Panama fino agli Stati Uniti.
Come riferito dall’agenzia Sir, le Caritas tracciano, anzitutto, una mappa dei flussi migratori, sottolineando che quello maggiore riguarda i profughi che cercano rifugio negli Usa. Non mancano, però, altri ingenti flussi “regionali”, come quello dal Nicaragua al Costa Rica, che oggi è il Paese con la maggior percentuale di stranieri dell’America Latina e del Caribe.
Le Caritas, inoltre, denunciano con forza il flagello della tratta di persone, definito “crimine contro l’umanità”: “Bande di trafficanti, conosciuti come coyote – spiegano gli organismi cattolici – oltre che sfruttare economicamente le persone che sono state spinte a migrare, spesso assaltano i migranti, oppure li abbandonano, lasciandoli esposti ad altri pericoli, come gruppi criminali, estorsioni, omicidi, estrazione di organi, violenze sessuali e sparizioni”.
L’analisi dei dati poi, rivela che il Messico ha espulso più centroamericani degli Stati Uniti (almeno 118mila persone nei primi nove mesi del 2015). Nel documento viene anche segnalato il dramma dei minori non accompagnati: almeno 80mila quelli alla frontiera tra Usa e Messico. A tale situazione si aggiunge l’emergenza, esplosa di recente, dei profughi cubani che cercano di raggiungere gli Usa, per godere dei benefici della cosiddetta “Legge di aggiustamento cubano”, grazie alla quale si può ottenere, automaticamente, la residenza americana entro un anno.
Il documento presenta anche numerose richieste: tra queste, l’attenzione a rimuovere le cause economiche e politiche e le violenze che provocano così grandi flussi; garantire il diritto alle persone di poter vivere una vita migliore; l’adozione di politiche concertate tra i vari Stati.
Come riferito dall’agenzia Sir, le Caritas tracciano, anzitutto, una mappa dei flussi migratori, sottolineando che quello maggiore riguarda i profughi che cercano rifugio negli Usa. Non mancano, però, altri ingenti flussi “regionali”, come quello dal Nicaragua al Costa Rica, che oggi è il Paese con la maggior percentuale di stranieri dell’America Latina e del Caribe.
Le Caritas, inoltre, denunciano con forza il flagello della tratta di persone, definito “crimine contro l’umanità”: “Bande di trafficanti, conosciuti come coyote – spiegano gli organismi cattolici – oltre che sfruttare economicamente le persone che sono state spinte a migrare, spesso assaltano i migranti, oppure li abbandonano, lasciandoli esposti ad altri pericoli, come gruppi criminali, estorsioni, omicidi, estrazione di organi, violenze sessuali e sparizioni”.
L’analisi dei dati poi, rivela che il Messico ha espulso più centroamericani degli Stati Uniti (almeno 118mila persone nei primi nove mesi del 2015). Nel documento viene anche segnalato il dramma dei minori non accompagnati: almeno 80mila quelli alla frontiera tra Usa e Messico. A tale situazione si aggiunge l’emergenza, esplosa di recente, dei profughi cubani che cercano di raggiungere gli Usa, per godere dei benefici della cosiddetta “Legge di aggiustamento cubano”, grazie alla quale si può ottenere, automaticamente, la residenza americana entro un anno.
Il documento presenta anche numerose richieste: tra queste, l’attenzione a rimuovere le cause economiche e politiche e le violenze che provocano così grandi flussi; garantire il diritto alle persone di poter vivere una vita migliore; l’adozione di politiche concertate tra i vari Stati.