“L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina”. Se le parole di Hannah Arendt hanno un fondamento, per come è certo, allora per la società contemporanea non c’è speranza.
Non può essercene se, come attesta il rapporto dato alle stampe dalla fondazione Novae Terrae, la libertà di educazione a livello mondiale è sì riconosciuta, ma lontana dall’essere pienamente applicata.
E non solo là dove fame e miseria la fanno ancora da padrone, ma persino nel ricco Occidente e nella ricchissima Italia, che in classifica si piazza 47° su 136 Paesi finiti sotto esame. Per dire: peggio, in Europa, quanto a facoltà di decidere liberamente attraverso quali strade scolastiche perseguire lo sviluppo della propria personalità stanno solo Grecia, Cipro, Bulgaria e Croazia.
Una brutta notizia, in un quadro già desolante, in cui la scuola di suo non sta bene, e le famiglie non sono d’aiuto a cambiare l’andazzo. Lo dimostra quanto successo a Firenze, dove a novembre alcuni studenti paralizzarono le attività didattiche, impedendo anche ai compagni di entrare in classe.
La dirigente scolastica avrebbe voluto sospenderli. Mamme e papà – che un tempo alla punizione della preside avrebbero aggiunto come minimo qualche scappellotto – si sono presentati ai cancelli dell’istituto a difesa dei pargoli. “In questa decisione non c’è alcun intento educativo: solo volontà di reprimere”, hanno lamentato, annunciando ricorso al Tar.
Parola alla magistratura, allora. Proprio come quando le pagelle, più che ai figli, non piacciono ai genitori. A maggio in Campania la magistratura amministrativa ha rimesso in corsa per gli esami di terza media un ragazzo bocciato per un 5 in condotta riportato dopo aver offeso un coetaneo. “L’abbassamento della condotta ha pesato su un curriculum già deficitario, una punizione avrebbe scalfito l’atteggiamento di arroganza che l’alunno rivelava”, hanno sentenziato i giudici pedagoghi.
Prima ancora, nel 2014, il Tar del Lazio s’era pronunciato sulla vicenda d’un liceale escluso dagli esami di Stato per le insufficienze in fisica e matematica: “Al classico matematica e fisica non sono materie essenziali”.
Insomma, studiare pare essere sempre più inutile. D’altra parte, gli inviti a favorire le promozioni arrivano ai Governi direttamente dall’Ocse. La ragione? Finanziaria: ogni ripetente costa 8.000 euro. Germania e Francia si sono adeguate. L’Italia sta facendo altrettanto.
C’è da chiedersi che sorte sarebbe toccata ad Albert Einstein se avesse sbagliato secolo: nel 1895, sedicenne, fece domanda per entrare al Politecnico di Zurigo, con due anni di anticipo rispetto agli studenti “comuni”. Gli esaminatori lo rimandarono indietro: era mostruosamente bravo in matematica e col violino, un po’ meno nelle materie umanistiche. Nel 1896 si ripresentò, ottenendo il massimo dei voti in tutte le discipline. Fosse nato al tempo di Ocse e Tar, il mondo avrebbe avuto un genio in meno.
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Senza educazione non c’è amore per il mondo
Se la magistratura continua ad intervenire sulla scuola, studiare rischia di diventare inutile