Definire il Vaticano un “covo di ladri” rappresenta una “falsità assoluta”. Lo dichiara in un’intervista a Panorama, monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticano, commentando la vicenda di Vatileaks e della fuga di documenti.
Il presule richiama quindi i giornalisti alla loro responsabilità, definendo “sommamente ingiusto che i nostri dipendenti, orgogliosi di svolgere un servizio per il Papa e per la Chiesa, da qualche tempo siano arrivati al punto di doversi vergognare a dire in giro che lavorano qua dentro”. Secondo il sostituto della Segreteria di Stato, in Vaticano la “umile operosità” è più diffusa del carrierismo.
Non è equo, pertanto, affermare che la Santa Sede sia “un’accolita di corrotti ed incapaci”, sottolinea Becciu, aggiungendo che, effettivamente, la Cosea ha messo in evidenza delle “storture”, mentre “per casi isolati accaduti allo Ior o all’Apsa sono state prese le necessarie contromisure”. Dopo che papa Francesco ha avviato una “riforma, creando la Segreteria per l’Economia”, si tratta solo di “darle una chiara veste giuridica”.
Becciu si sofferma poi sulle polemiche verificatesi intorno all’Obolo di San Pietro, affermando che “i giornalisti dovrebbero essere più precisi e dire che l’Obolo serve per le molteplici necessità della Chiesa universale, non solo per le opere di carità in favore dei più bisognosi”. La sovvenzione delle strutture ecclesiastiche attraverso l’obolo è una “prassi antica”, ha ricordato.
“Fuorviante” sarebbe anche, ad avviso di monsignor Becciu, chi contesta che i bilanci della Curia Romana sarebbero stati sanati proprio per mezzo dell’Obolo, poiché “il bilancio è pubblico, approvato dal Santo Padre e dal consiglio dei cardinali”.
La situazione finanziaria del Vaticano è quindi “trasparente e perfettamente nota a Sua Santità”. A tal proposito anche il rilascio del badge per l’entrata in Vaticano “non rappresenta un’agevolazione, bensì una forma di controllo sugli ingressi nel territorio dello Stato”.
Il presule stigmatizza poi l’uscita dei due libri-inchiesta di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, sottolineando che le fonti delle opere del primo “sono sempre finte in carcere”.
“Non mi piace – sottolinea ancora il sostituto – l’atteggiamento degli autori quasi si sentissero investiti di una missione divina per la salvezza della Chiesa. Papa Francesco lo ha scandito con chiarezza all’Angelus, tre giorni dopo l’uscita dei loro libri: rubare quei documenti è stato un reato, un atto deplorevole che non aiuta, tanto più che gli erano ben noti”.
Non è quindi in discussione il “diritto dei giornalisti a pubblicare le notizie di cui vengono in possesso”, quanto “il modo in cui si sono procurati queste notizie”, conclude poi monsignor Becciu.
ZENIT
Becciu: “Il Vaticano? Non è solo un covo di ladri…”
Il Sostituto della Segreteria di Stato contesta la modalità di svolgimento delle inchieste giornalistiche sulle finanze vaticane e rassicura: “Il bilancio è trasparente e noto a Sua Santità”