Francesco, "il Papa che vende la misericordia a etti". Parola di Benigni

Il vulcanico attore intervenuto insieme al Segretario di Stato Parolin alla presentazione del libro-intervista del Pontefice con il vaticanista Andrea Tornielli, “Il nome di Dio è misericordia”

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry
12540875_10208693180875369_2589590932359014925_n
“Solo a questo Papa poteva venire in mente di organizzare la presentazione del suo libro con un cardinale veneto, un carcerato cinese e un comico toscano”. L’intelligente humour di Roberto Benigni ha allietato il folto pubblico presente nell’auditorium dell’Istituto Patristico Augustinianum dove, stamane, si è svolta la presentazione del libro-intervista di Papa Francesco con il noto vaticanista Andrea Tornielli, Il nome di Dio è Misericordia.
Un volume attesissimo dagli addetti ai lavori e dal popolo di Dio, “prezioso nel contesto dell’Anno Santo” quale “sussidio” indispensabile “per chi amministra misericordia”, come ha evidenziato padre Federico Lombardi che moderava l’incontro al quale erano presenti il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, e il direttore della Lev, don Giuseppe Costa.
Già anticipato domenica da alcuni estratti, il libro viene pubblicato oggi da ben 21 editori (in Italia è Piemme) in contemporanea in 86 Paesi. Una grande accoglienza e diffusione giustificate dal fatto di essere il primo libro-intervista del Pontefice argentino (anche se padre Lombardi preferisce l’accezione di “conversazione”), ma anche dal merito di rivelare un volto nuovo di questo personaggio che, in meno di tre anni, è divenuto “l’uomo più importante del mondo nello stato più piccolo del mondo”, come affermato da Benigni.
Volto che in circa un centinaio di pagine si scopre sempre più segnato dalla misericordia di Dio, perno del suo intero pontificato, “ma anche del suo ministero sacerdotale, episcopale, della sua vita”. La conversazione con Tornielli ha infatti “un carattere esperienzale”, ha annotato Lombardi, che si riflette anzitutto dalla copertina con il titolo scritto di proprio pugno dal Papa e poi con i numerosi racconti e aneddoti riportati nei nove capitoli in cui “c’è tutto il suo cuore di pastore”.
Nessuna morbosità o fatti personali che “alimentano la curiosità” o affrontano “questioni di attualità della Chiesa e del mondo”, ha precisato Parolin, bensì episodi di vita vissuta che hanno inciso il cuore del Papa, il quale “in alcune pagine commuove perché rievoca e cala passi evangelici o parole dei Padri e dei  suoi predecessori nella sua esperienza”. Un episodio su tutti: l’incontro con una abuela, una nonna argentina, che lasciò senza parole l’allora mons. Bergoglio, da poco vescovo ausiliare di Buenos Aires, durante una confessione, spiegandogli con profonda e naturale scienza teologica che “senza il dono gratuito della misericordia di Dio il mondo non esisterebbe”.
“Con il libro – ha detto il Segretario di Stato – il Papa ci prende per mano per farci confrontare con il mistero della misericordia di Dio”: un mistero “incalcolabile” per noi che siamo “pellegrini in questo tempo di miserie”. Francesco dunque “non mette paletti, ma lascia porte aperte. Non affronta la casistica per discutere delle scelte di vita delle persone”, ma semplicemente rivela quella che è la “carta d’identità del nostro Dio”: la misericordia appunto. Lo scopo è, quindi, che chi leggerà queste pagine possa “allargare lo sguardo e accendere il desiderio dell’incontro con il Signore”, nella consapevolezza che la “Chiesa non è una dogana ma cerca ogni possibile via per perdonare”.
E per avvalorare queste parole, durante la conferenza è intervenuto Zhang Agostino Jianqing, detenuto cinese del carcere di Padova che ha raccontato il suo incontro con la misericordia di Dio. Una storia che comincia nel 1997, quando Zhang arriva a 12 anni in Italia con i suoi genitori. “Studiavo – ha raccontato – ma a scuola mi annoiavo, quindi scappavo e diventavo sempre più cattivo. Litigavo con miei genitori che non mi davano soldi per divertirmi e ho sviluppato un carattere violento e superficiale”. Per me tutto si concentrava su “sballo, soldi e ragazze”, ha detto il detenuto, poi “ho commesso un errore”. Errore che gli è costato 20 anni in carcere.
Tuttavia proprio durante questi anni di reclusione, l’uomo si è convertito al cristianesimo. Lui che era di tradizione buddista. E questo grazie soprattutto al ruolo di sua madre “che si faceva 700 km per venirmi a trovare” e che ha permesso ad Agostino di incontrare Dio e fargli scoprire che anche per lui c’era un perdono. Per questo il nome di Agostino, perché – ha spiegato il giovane – “pensando ad Agostino, alla sua storia, mi ha particolarmente commosso sua madre, Santa Monica, per tutte le lacrime che aveva versato per suo figlio, sperando di ritrovare il figlio perduto. È un po’ come la mia situazione: pensando alla mia mamma e al fiume di lacrime che ha versato per me, sperando che io potessi ritrovare il senso della mia vita”.
Una testimonianza appassionata che il detenuto ha riportato anche al Papa stesso, nell’incontro a Santa Marta di ieri sera durante il quale è stata consegnata al Pontefice la prima copia del libro. “Ieri quando Agostino ha incontrato il Papa gli ha dato una foto sua con i suoi amici e fratelli nel carcere, le firme, le dediche.. – ha spiegato Lombardi – e il Papa ha fatto una bellissima dedica di risposta dicendo che è vicino a loro, prega per loro e chiede di pregare per lui”.
Altre lacrime le ha fatte versare ai presenti in sala Benigni. Non di commozione, però, ma di divertimento. A cominciare dal “grazie a tutti!!!” urlato al microfono con la tipica vulcanica verve per l’opportunità concessa di parlare in Vaticano. “È la mia prima volta! Quando mi hanno telefonato dal Vaticano per la presentazione di oggi, appena ho sentito ‘Sua Santità vorrebbe…’, ho detto ‘Sì!’, senza nemmeno far finire. Qualsiasi cosa: fare la guardia svizzera, l’autista… Per questo Papa non dico mai di no'”. Risate e applausi li hanno suscitati anche affermazioni tipo: “A chi mi chiedeva a scuola cosa volevo fare da grande rispondevo ‘il Papa’ e tutti si mettevano a ridere. Allora ho capito che dovevo fare il comico…. Probabilmente se si fossero inginocchiati avrei fatto il sacerdote”.
L’attore e regista ha raccontato pure l’emozione provata ieri nell’incontro con il Santo Padre: “Camminavo, mi mettevo sulle punte, mi sentivo come Zaccheo che si arrampica sull’albero per vedere Gesù”. Di episodi evangelici il comico ne ha poi citati parecchi: in modo più serio per far comprendere il significato della misericordia di Dio, “caposaldo” della missione della Chiesa e del Papa; e in tono ironico, come la personale lettura del primo miracolo di Gesù raccontato dal Vangelo di Marco – “il mio preferito” – sulla guarigione della suocera di Pietro. “Gesù la guarì perché poi la suocera cucinò per loro. Gesù gustava le gioie della vita… E Pietro non ha fermato Gesù dicendogli di lasciar stare perché ormai era malata. È la rivincita di tutte le suocere…. – ha scherzato –  Gesù la guarisce, perché poi lei si è messa a servirli, in pratica voleva fare un pranzetto”.
Benigni ha inoltre letto alcuni brani del Pontefice contenuti nel volume, “un libro bellissimo, da leggere in 5 minuti quando il treno è in ritardo… Fa sembrare di avere il Papa sempre in tasca. Lo puoi prendere e dire: ‘Francesco tu che pensi di questo?’ e trovi la risposta”. Ha poi elogiato l’incessante impegno del Vescovo di Roma a diffondere la misericordia che – ha precisato – “non va confusa con la pietà” ma si identifica con “la gioia che è il gigantesco segreto del cristianesimo”. Per questo, ha affermato il comico, “dobbiamo diffidare degli infelici. Amate invece le persone felici che sono umili, gioiose e vicine a Dio”.
“Papa Francesco – ha infine aggiunto – cammina e non si ferma mai, anche se sembra faticare, perché sta traghettando tutta la Chiesa verso il cristianesimo, verso il Vangelo, verso Gesù. La sta tirando dietro di sé. Un’opera incredibile. È un rivoluzionario”. “In mezzo al dolore del mondo – ha proseguito Benigni – Francesco sta cercando la misericordia. Una sfida sociale, politica. Va a cercare la misericordia tra gli ultimi degli ultimi. A Lampedusa, o a Bangui… Perché Francesco va in mezzo al dolore? Perché la sofferenza è propria di Dio, è più forte del male. In questo libro si dice che ogni atto di misericordia è una resurrezione e ogni atto di odio è un atto di morte”.
E il Papa “è una cascata di misericordia”, “è pieno di misericordia, è lì che la prende a piene mani in mezzo agli ultimi degli ultimi, la potrebbe vendere ad etti. Vuoi un etto di misericordia? Il Papa te la dà”.

Article metadata

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione