KÖNIGSTEIN, domenica, 30 agosto 2009 (ZENIT.org).- Secondo il Vescovo Bejoy D'Cruze di Khulna, il riscaldamento globale sta frustrando gli sforzi per far fronte all'estrema povertà in Bangladesh.

Parlando all'associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il presule ha affermato che i disastri naturali hanno fatto sprofondare ancor di più la gente nella povertà.

Sottolineando un aumento di queste catastrofi, il Vescovo ha dichiarato: "Stiamo diventando vittime del riscaldamento globale. Ho sempre paura di cicloni, uragani e inondazioni".

La Diocesi di Khulna, nel sud del Paese, ha subito le conseguenze di vari cicloni e delle inondazioni, trovandosi vicina al delta del Gange, accanto al Golfo del Bengala.

"Le case non sono in buone condizioni e possono essere distrutte all'improvviso", ha commentato.

Secondo il presule, "la situazione sta peggiorando per le inondazioni premature e la distruzione dell'ambiente".

A maggio il ciclone Alia ha provocato 150 morti. Quest'anno ci si aspetta un numero di vittime molto più alto. Nel 2007 il ciclone Sidr ha causato 3.243 morti e 34.500 feriti.

Il Vescovo D'Cruze ha affermato che la Chiesa sta facendo molto per le vittime dei disastri ambientali, indipendentemente da casta e credo, e ha lodato il sostegno dato dalle agenzie caritative nel Paese.

Il Bangladesh è ai primi posti dell'Indice 2009 dei Rischi per i Cambiamenti Climatici, una lista dei 170 Paesi più vulnerabili ai mutamenti del clima compilata da Germanwatch, una ONG internazionale che si occupa di ambiente e sviluppo.

Secondo alcuni ricercatori sui cambiamenti climatici, fino al 15% del Paese potrebbe scomparire se il livello del mare si alzasse di un metro, quanto stimato dagli esperti di riscaldamento globale.

I gruppi ambientalisti spiegano che ciò potrebbe provocare lo sfollamento di circa 13 milioni di persone e danneggiare gravemente i fondamentali raccolti di riso.

In questa difficile situazione, ha ricordato il Vescovo, i cattolici del Bangladesh restano saldi nella fede.

"La fede delle persone è forte - ha dichiarato -. Il 60-80% assiste alla Messa domenicale", anche se la domenica è un giorno lavorativo nel Paese.

"Nella mia Diocesi della comunità Riche [un gruppo etnico] vediamo 3.400 battesimi di adulti ogni anno", ha osservato. Si tratta soprattutto di persone appartenenti alle classi indù più basse, che ammirano la difesa dell'uguaglianza da parte della Chiesa, molto rispettata anche per la sua opera nel settore educativo e in quello sanitario, che aiuta molte delle famiglie più povere.

"Possiamo dare una testimonianza attraverso questo servizio", ha aggiunto.

I cattolici sono meno dell'1% su una popolazione di 156 milioni di abitanti. Nella Diocesi del Vescovo sono 31.500 su 18 milioni.

"Vogliamo formare bene gli insegnanti e insegnare loro ad avere valori - ricorda -. Abbiamo avviato un college cattolico per formare insegnanti a Dacca [la capitale del Bangladesh], fornendo a quanti terminano gli studi un certificato per l'insegnamento".

Su 50 scuole cattoliche nella Diocesi di Khulna, solo cinque ricevono qualche sostegno dal Governo. Gli abitanti sono così poveri che riescono ad apportare meno del 20% delle quote necessarie per sostenere i costi scolastici.