La verginità, “valore splendido di vita cristiana”

Introduzione dell’Ordinario militare al volume “Alle vergini consacrate”

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ROMA, lunedì, 31 agosto 2009 (ZENIT.org).- Riflettere sulla verginità per scoprirne il significato cristologico è l’invito che l’Arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, rivolge nell’introduzione al volume “Alle vergini consacrate” (edizioni San Paolo), scritto da Giuseppina Avolio.

“In un tempo, come il nostro, così denso di erotismo e sessualmente permissivo, potrebbe risultare incomprensibile riflettere sulla verginità consacrata”, ammette il presule, riconoscendo che “anche all’interno delle nostre comunità parrocchiali, come nell’accompagnamento spirituale dei giovani vige, al riguardo, un certo silenzio”.

“Nei confronti della verginità, oggi, forse più che contestazione, c’è tanta confusione, accompagnata da poca fede e scarso coraggio nel proporre questo valore splendido di vita cristiana, purtroppo ridicolizzato da una certa cultura”.

Per questa ragione, l’Arcivescovo sottolinea la necessità di approfondire questo “dono, un carisma, un evento di grazia per chi, in vista del Regno, instaura un rapporto personale ed esclusivo con Cristo, decidendo radicalmente di non possedere nulla, neanche il proprio corpo nella sua tensione creazionale e naturale alla coniugazione”.

“La verginità è nella linea dell’innamoramento e non c’è altra spiegazione logica o razionale – ha spiegato monsignor Pelvi –. L’amore interiore, irrevocabile, radicale di Dio sceglie una vita e segna nel e attraverso il suo corpo quel rapporto verginale, che unisce Cristo e la Chiesa”.

“Essa è rinuncia all’eros umano per vivere nell’agape di Cristo”, ha constatato.

Cristo, sottolinea l’Ordinario militare, “è il principio delle verginità, ma ne è anche lo scopo”. Per questa ragione, “la verginità ha, innanzitutto un significato cristologico”.

“Seguire Cristo è amarlo di un amore totale e indissolubile, scegliendo di stare con lui e non realizzare la condizione matrimoniale, non perché giudicata negativa, ma per annunciare il primato di Dio su tutti e tutto, custodendo la propria integrità fisica sino al giorno delle nozze eterne. Tutto questo senza alcuna arroganza e senza sentire una superiorità nei confronti di chi è sposato”.

Nelle donne che abbracciano questo stato di vita, ha ricordato l’Arcivescovo, “la Chiesa realizza al presente la sua unione sponsale con Cristo, nell’attesa che si consumi nel Regno”, cosicché “la verginità fa parte della natura più profonda e spirituale della Chiesa”.

“Per questo motivo nella scelta della verginità consacrata si testimonia l’amore totale della Chiesa per il suo Sposo. E’ il significato ecclesiale della verginità, che dono per la comunità, esprime fecondità evangelica in gesti di amore, che permettono di aprire le braccia senza mai rinchiuderle per trattenere o stringere a sé soltanto qualcuno”.

La verginità consacrata è dunque “un carisma antico e sempre nuovo”, “un germoglio palpitante, dono dello Spirito alla Chiesa”.

A Napoli il Cardinale Michele Giordano ha affidato a monsignor Pelvi il discernimento e la formazione di alcune ragazze desiderose di conoscere e assimilarsi a Gesù, che si sono unite nell’“Ordo virginum”.

“Con la consacrazione nell’Ordo – ha ricordato più volte monsignor Pelvi –, la vergine, sempre fedele al Cristo Sposo, non dimenticherà mai che si è donata totalmente a Lui e al suo corpo che è la Chiesa”.

Nel carisma dell’Ordo, sottolinea, “è fondamentale il rapporto della vergine consacrata con il Vescovo, custode della Chiesa”.

“Il Vescovo e la consacrata incarnano, in forza del Battesimo e nella identità specifica della chiamata ricevuta, una peculiare ‘modulazione sponsale’ nella Chiesa e per la Chiesa”.

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ZENIT Staff

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