CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 27 agosto 2009 (ZENIT.org).- Il più stretto collaboratore di Benedetto XVI ha smentito le voci promosse dai mezzi di comunicazione che affermano la sua intenzione di fare “retromarcia” nella via dell’applicazione del Concilio Vaticano II.
Il Cardinale Tarcisio Bertone S.D.B., Segretario di Stato vaticano, spiega in un’intervista concessa a “L’Osservatore Romano” alcune questioni sorte sulle rivelazioni di presunti documenti, smentiti dalla Santa Sede, interpretati come una marcia indietro da parte del Papa, soprattutto in materia liturgica.
“Per capire le intenzioni e l’azione di governo di Benedetto XVI occorre rifarsi alla sua storia personale – un’esperienza variegata che gli ha permesso di attraversare la Chiesa conciliare da vero protagonista – e, una volta eletto Papa, al discorso di inaugurazione del pontificato, a quello alla Curia romana del 22 dicembre 2005 e agli atti precisi da lui voluti e firmati (e talora pazientemente spiegati)”, osserva il porporato.
“Le altre elucubrazioni e i sussurri su presunti documenti di retromarcia sono pura invenzione secondo un cliché standardizzato e ostinatamente riproposto”.
“Vorrei solo citare alcune istanze del Concilio Vaticano II dal Papa costantemente promosse con intelligenza e profondità di pensiero – ha proseguito -: il rapporto più comprensivo instaurato con le Chiese ortodosse e orientali, il dialogo con l’ebraismo e quello con l’islam, con una reciproca attrazione, che hanno suscitato risposte e approfondimenti mai prima verificati, purificando la memoria e aprendosi alle ricchezze dell’altro”.
“E inoltre mi fa piacere sottolineare il rapporto diretto e fraterno, oltre che paterno, con tutti i membri del collegio episcopale nelle visite ad limina e nelle altre numerose occasioni di contatto”.
“Si ricordi la prassi da lui avviata dei liberi interventi alle assemblee del Sinodo dei Vescovi con puntuali risposte e riflessioni dello stesso Pontefice”.
“Non dimentichiamo poi il contatto diretto instaurato con i superiori dei dicasteri della Curia romana con i quali ha ripristinato i periodici incontri di udienza”.
“Quanto alla riforma della Chiesa – che è soprattutto una questione di interiorità e di santità – Benedetto XVI ci ha richiamati alla fonte della Parola di Dio, alla legge evangelica e al cuore della vita della Chiesa: Gesù il Signore conosciuto, amato, adorato e imitato come ‘colui nel quale piacque a Dio di far abitare ogni pienezza’, secondo l’espressione della lettera ai Colossesi”.
Per quanto riguarda gli interventi del Papa sulla Curia Romana, il Cardinale spiega che nel pontificato di Benedetto XVI finora “sono oltre 70 le nomine di superiori dei vari dicasteri, senza contare quelle dei nuovi Nunzi Apostolici e dei nuovi Vescovi in tutto il mondo”.
In questo senso, annuncia che “sono alle porte alcune nomine importanti e non mancheranno le sorprese, soprattutto in relazione alla rappresentanza delle nuove Chiese: l’Africa ha già offerto e offrirà eccellenti candidati”.
Il porporato avverte anche dell’errore di attribuire al Papa tutti i problemi che sperimenta la Chiesa nel mondo e tutte le dichiarazioni dei suoi rappresentanti.
“È giusto, per una corretta informazione, attribuire a ciascuno (unicuique suum) la propria responsabilità per fatti e parole, soprattutto quando essi contraddicono patentemente gli insegnamenti e gli esempi del Papa”, ha dichiarato.