di Antonio Gaspari
RIMINI, mercoledì, 26 agosto 2009 (ZENIT.org).- La possibilità di una maggiore collaborazione tra musulmani moderati e governi occidentali e Chiesa cattolica è auspicabile e possibile.
Questo è quanto hanno manifestato l’onorevole di origine marocchina Souad Sbai, e il musulmano Asfa Mahmoud, nel corso di una conferenza stampa svoltasi al Meeting di Rimini martedì 25 agosto.
Asfa Mahmoud è presidente della Casa della cultura Islamica di Milano, noto per aver cercato un incontro con il cardinale Donigi Tettamanzi facendosi portavoce di un Islam moderato e disponibile al dialogo.
Souad Sbai, già caporedattore del mensile in lingua araba Al Maghrebiya, presidente dell’associazione Acmid- Donna (Associazione delle donne marocchine in Italia) promotrice del centro culturale “Averroè” di Roma.
Dal 1981 la Sbai è cittadina italiana, deputata al Parlamento italiano e membro dal 2005 della Federazione per l’Islam Moderato e Pluralista presso il Ministero dell’Interno.
Alla domanda posta da ZENIT su qual è la posizione dell’Islam moderato rispetto al riconoscimento dei diritti umani quali la libertà religiosa, la parità della donna, la reciprocità e i matrimoni misti, la Sbai ha risposto che purtroppo su questi temi c’è più apertura da parte dei musulmani in alcuni Paesi arabi che nei Paesi europei come Italia, Olanda e Gran Bretagna.
“Per gli islamici radicali – ha precisato – questi diritti non esistono. La donna vale la metà degli uomini, la poligamia è diffusa, la libertà di praticare un'altra religione è vietata e punita, la reciprocità non è contemplata”.
L’onorevole di origine marocchina ha parlato di numerosi casi in Italia, soprattutto al Nord, di donne infibulate, costrette a mettere il burqa e picchiate dal marito.
Il presidente della Casa della cultura islamica ha invece sostenuto che “bisogna distinguere che cosa dice l’Islam e che cosa fanno i musulmani”.
Secondo Asfa Mahmoud, tutte le limitazioni ai diritti umani non si trovano nel Corano.
Per Asfa nel libro sacro dell’Islam c’è libertà religiosa e si parla di parità tra uomo e donna, e le limitazioni sarebbero successive, come il divieto di avere la patente per le donne dell’Arabia Saudita.
“Il Corano è il mio riferimento - ha sottolineato Asfa -, quello che fanno i Paesi musulmani è un’altra cosa”.
Tra i gruppi che promuovono il dialogo con la cultura cristiana e con i costumi occidentali i due relatori hanno ricordato il Centro Averroè di Roma e il Forum delle Religioni di Milano.
In merito alla consistenza dell’islam moderato, la Sbai ha spiegato che purtroppo “in televisione ci finiscono i fanatici, non noi moderati”, ed ha aggiunto “il vero scontro di civiltà non è tra noi e voi ma tra islam moderato e fanatismo”.
Alla domanda se non si sentisse imbarazzata dalla recente legge sulla sicurezza che limita i matrimoni misti, la Sbai ha risposto “non sono per nulla imbarazzata, perché per la maggior parte si tratta di matrimoni finti”.
“Come si fa – ha spiegato – a pensare che sia un matrimonio vero quando la sposa ha ottant’anni e lo sposo 22 o 23?”. Ed ha precisato: “Basta pagare tra gli otto e i dodicimila euro per ottenere la cittadinanza passando avanti a tutti quelli che la stanno chiedendo seguendo la procedura di legge”.
In merito alle polemiche sollevate da una donna che ha indossato il costume da bagno islamico “burkini”, la Sbai ha replicato che “è solo gossip: non esiste un costume da bagno islamico. Si tratta di donne che vogliono farsi notare, in Marocco si dice che fanno così le donne che cercano marito”.
Alla domanda sulle conseguenze della preghiera islamica in piazza del Duomo a Milano, Asfa ha sostenuto che “per la maggior parte delle persone quel gesto non è stato una provocazione, ma soltanto dettato dal fatto che era giunta l’ora quarta della preghiera e lì c’era la possibilità di effettuarla. Anzi qualcuno pensava che essendo il Duomo un luogo di culto, fosse il posto adatto per pregare. Poi qualcuno ha strumentalizzato e politicizzato il gesto”.
Secondo la Sbai, invece, si è trattato di “un gesto politico e provocatorio voluto da qualcuno”.
Alla domanda di Marco Bardazzi portavoce del Meeting circa il tema “la conoscenza è sempre un avvenimento”, Asfa si è detto favorevolmente colpito perché “la conoscenza è alla base di dialogo, non si può dialogare senza conoscere”.
A tale proposito, il presidente della Casa della cultura islamica di Milano - che nell’incontro della mattina aveva citato un versetto del Corano dove è scritto “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conoscete a vicenda” - ha affermato che “conoscersi è l’unico punto di partenza per creare un rapporto e dialogare”.
In merito alla domanda, la Sbai ha rivelato di essere ormai di casa, essendo la quarta volta che partecipa al Meeting.
“Il Meeting – ha aggiunto – è uno strumento importante di incontro tra persone e culture diverse, è un tramite tra mondi diversi, in questo caso tra musulmani”.