Arcivescovo Celli: la cultura digitale deve promuovere l'essere umano

Analisi del presidente del dicastero per le Comunicazioni Sociali

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 24 agosto 2009 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sostiene che le tecnologie digitali, con le loro applicazioni su Internet che configurano la società attuale, debbano promuovere e difendere al di sopra di tutto la dignità dell’essere umano, assicurando il suo adeguato sviluppo attraverso la comunicazione reale, l’amicizia autentica e il dialogo onesto.

Iniziando la sua riflessione pubblicata su “L’Osservatore Romano” e ripresa dall’agenzia cattolica AICA, il presule ha sottolineato come il mondo digitale cambi sempre più e incida sul modo in cui si configurano le relazioni umane. Di fronte a questa realtà, che ha portato il Papa a chiamare i giovani “generazione digitale”, si deve riconoscere che “queste tecnologie sono un dono per l’umanità, ma devono essere al servizio di tutti gli esseri umani e di tutta la comunità”.

Segnalando come queste realtà posseggano “grandi possibilità e grandi limiti”, il presidente del dicastero afferma che quando il Papa “esprime il suo apprezzamento per le nuove tecnologie non è un ingenuo, perché non dimentica le difficoltà e i problemi che queste possono creare”.

Dopo aver riferito un’esperienza recente in Islanda, dove in una riunione di laici del Consiglio d’Europa i partecipanti si sono chiesti cosa si debba fare per difendere i minori dai pericoli di Internet, monsignor Celli ha spiegato tre aspetti fondamentali di cui bisogna tener conto per vivere un’adeguata “cultura della comunicazione”, a partire dal Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Il primo riferimento “è il valore della persona umana. Anche a questo proposito il Papa non è un ingenuo e sa molto bene cosa circola nelle grandi reti di comunicazione. Per questo sostiene che si deve stare attenti a parole e immagini degradanti per l’essere umano, chiudere l’accesso a ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, che aggredisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana”.

“La seconda dimensione è il dialogo tra persone di Paesi, culture e religioni diverse. Un dialogo che non è nascondere chi siamo, perché non sarebbe rispettoso nei confronti della persona con la quale dialoghiamo. Si tratta di un dialogo attento e rispettoso che cerca sinceramente la verità”.

“Credo che l’uomo possa trovare la pienezza della sua vita, sapendo che la vita non è una linea retta sui cui camminare, ma un continuo viaggio per cercare il vero, il buono e il bello”, ha dichiarato il presule.

Parlando della terza dimensione del messaggio, l’amicizia, monsignor Celli spiega che “nel nuovo vocabolario delle reti digitali è un termine facilmente contrabbandato”.

L’Arcivescovo si è riferito anche alla presenza di Benedetto XVI su YouTube e ha indicato che “il Papa desiderava essere presente in un dialogo rispettoso degli uomini che si incontrano, non per confondersi, non per diluirsi, né per annullarsi, ma perché la sua presenza sia un momento sincero di dialogo”.

“Le nostre amicizie crescono nel nostro progredire come esseri umani. Non possiamo banalizzare il concetto di amicizia, perché è una delle ricchezze più grandi di cui un essere umano può disporre”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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