La Chiesa Cattolica in Grecia, tra luci e ombre

Intervista al Presidente della Conferenza Episcopale Cattolica Greca

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di Giovanni Patriarca

ROMA, venerdì, 21 agosto 2009 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica in Grecia, pur costituendo una minoranza religiosa,  continua il suo cammino di speranza dando testimonianza della fede.

E’ quanto afferma in questa intervista a ZENIT mons. Nikolaos Foskolos, Arcivescovo di Atene e Presidente della Conferenza Episcopale Cattolica Greca. 

Nel Paese, ha spiegato mons. Nikolaos Foskolos, la mancanza di un’ecumenismo a livello ufficiale e delle strette relazioni tra Chiesa ortodossa e Stato greco, porta tuttavia come conseguenza a una sorta di “discriminazione religiosa”.

La Chiesa Cattolica in Grecia è una presenza minoritaria che, oltre ad una storica comunità di residenti in special modo nelle isole, raccoglie nel suo grembo una sempre maggiore comunità internazionale. Come si compone e dove si concentra questa grande famiglia?

Mons. Nikolaos Foskolos: Per capire meglio la situazione della Chiesa cattolica in Grecia, bisogna tener conto di alcuni dati statistici:

    La Grecia ha un’estensione di circa 132.000 km2 e la sua popolazione si aggira sugli 11.000.000 di abitanti, di cui quasi il 97% professa la fede cristiana ortodossa. Per questo l’articolo 3 della Costituzione riconosce come religione “dominante” quella della Chiesa Orientale Ortodossa, Chiesa ufficiale dello Stato. Consquenza: per la maggioranza degli ortodossi greci, chi non è ortodosso non è considerato veramente greco. Le altre confessioni cristiane e le altre religioni sono chiamate ufficialmente “religioni straniere” «ξένα δόγματα».

    Esistono poi una minoranza musulmana, soprattutto in Tracia (in prossimità con la Turchia), una piccola comunità ebraica e diversi gruppi di confessioni protestanti. Negli ultimi anni, inoltre, è molto sentita la presenza di diverse sette d’origine americana.

          I cattolici greci sono circa 50.000 fedeli, ossia lo 0,5% della popolazione, costituendo quindi una minoranza religiosa, non etnica. Specialmente nelle isole i cattolici condividono con gli ortodossi gli stessi nomi, gli stessi cognomi e le stesse tradizioni e il loro contributo nella letteratura neo-ellenica è considerevole.

          La maggior parte dei cattolici greci si trova (purtroppo) ad Atene, in una città di circa 4 milioni di abitanti. Un numero rilevante si concentra nelle isole Cicladi, specie a Syros (8.000) e a Tinos (3.000), ove si incontrano dei villaggi interamente cattolici. Poi a Corfù, a Patrasso, a Salonicco, a Giannitsà, a Kavala, a Volos e in altre città della Grecia continentale. Una chiesa a Nafplion ed un’altra ad Aspra Spitia (presso l’Aluminium de Grèce) rendono un gran servizio ai turisti cattolici che visitano frequentemente Micene ed Epidauro (in Peloponneso) e Delfi (in Beozia). La presenza di cattolici greci continua in diverse altre isole (Creta, Rodi, Kos, Naxos, Santorini, Samos, Chios, Cefalonia, Zante, ecc.).

          La quasi totalità dei cattolici greci appartiene al rito romano; 2.500 circa al rito bizantino e alcune centinaia di fedeli di rito armeno. 

La Grecia, per la sua posizione geografica, è sin dall’antichità un luogo di incontro tra civiltà. Recentemente i flussi migratori e l’ingente numero di rifugiati hanno profondamente segnato la storia politica e religiosa di questa terra. Quali nuove comunità la Chiesa Cattolica ha visto bussare alle sue porte e con quali attività pastorali si va incontro alle loro esigenze?

Mons. Nikolaos Foskolos: Negli ultimi decenni è in continuo aumento la presenza di cattolici provenienti da diverse parti del mondo, che si sono insediati in maniera definitiva in Grecia. Il loro numero oggi dovrebbe superare quello dei cattolici greci. Per lo più sono donne (moltissime le italiane) che si sono sposate con un greco conosciuto quando questi frequentava gli studi o lavorava all’Estero. Anche il turismo ha favorito molti matrimoni misti.

          Oltre a questi fedeli, che col passare del tempo si incorporano nella Chiesa Cattolica locale, ci sono altre migliaia di cattolici di “permanenza provvisoria” (da alcuni mesi fino a parecchi anni) che sono immigranti in cerca di lavoro o di asilo politico. In questo caso abbiamo:

● I polacchi, che alcuni anni fa erano giunti fino a 120.000, ora si reputa siano 40.000;

● i filippini, circa 45.000, di cui 15.000 nella zona d’Atene;

● gli iracheni, circa 4.000, (di rito caldeo), soprattutto nella zona d’Atene;

● gli albanesi sono sparsi in tutto il paese ed è difficile determinarne il numero;

● gli ucraini, i rumeni ed altri cattolici dai paesi dell’ex Unione Sovietica;

● altri cattolici dal Vicino e Medio Oriente, come pure da diversi paesi dell’Africa.

          Così il numero totale dei cattolici presenti in Grecia supera di gran lunga le 250.000 anime. (Le statistiche esatte sono impossibili dato che molti tra questi fedeli sono “illegali”.)

          I Vescovi Cattolici sono 6 (4 di rito romano, 1 di rito bizantino e 1 di rito armeno, che è nel medesimo tempo Ordinario degli armeni in Iran, in Armenia, in Georgia ecc.).

    Sacerdoti del clero secolare sono 51. I sacerdoti religiosi sono circa 35.

    Ci sono diverse comunità religiose (Gesuiti, Cappuccini, Assunzionisti, Lazaristi, Francescani, Domenicani, Fratelli Maristi, Fratelli delle Scuole Cristiane, Carmelitane, Domenicane, Orsoline, Suore di S. Giuseppe dell’Appariszione, Suore della Carità, Missionarie della Carità di Madre Teresa, Piccole Sorelle di Gesù, Suore della S.Croce e Suore di Pammakàristos – queste due ultime Comuntà sono di diritto diocesano) 

          Dal punto di vista pastorale, il problema principale è la dispersione. Da essa conseguono tutti gli altri problemi che la Chiesa Cattolica affronta quotidianamente (matrimoni misti, raduno dei fanciulli per il catechismo, iniziative per adolescenti e giovani, la formazione della comunità ecclesiale stessa). Questa disseminazione, anche nelle città, rende il lavoro dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose molto difficile, specialmente se si considera che nei due ultimi decenni il problema di nuove vocazioni è molto preoccupante, soprattutto per la vita religiosa. 

La distribuzione di piccole comunità cattoliche in tutto il territorio nazionale – nonostante il grande impegno e l’ammirevole sollecitudine – rende molto ardua la cura pastorale. In che modo vengono affrontate tali difficoltà?

Mons. Nikolaos Foskolos: Il numero dei sacerdoti e religiosi che prestano il loro servizio pastorale sembra elevato, rispetto alla popolazione di lingua greca, ma l’età è molto avanzata e, a causa della diaspora, la pastorale diventa difficile.

    Sentiamo urgente il bisogno di avere sacerdoti dai paesi di provenienza dei cattolici stranieri. Le loro lingue non sono conosciute in Grecia (p.es. albanese, polacco, arabo, lingue filippine ecc.) e ancor più è per noi difficile capire la loro mentalità. Per salvare la fede della prima generazione dei nuovi arrivati e inserire la seconda nella vita della nostra Chiesa locale, è indispensabile la presenza di sacerdoti (e se possibile di religiose) del paese d’origine.  

Dopo la visita della delegazione ufficiale ortodossa a Roma nel marzo del 2002 e la visita ufficiale del Card. Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nel febbraio 2003, un nuovo slancio sembra caratterizzare le relazioni tra la Chiesa Ortodossa di Grecia e la Chiesa Cattolica.  Quali piccoli germogli sono apparsi in questi anni?

Mons. Nikolaos Foskolos: Gli elementi che uniscono la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa sono molto più di quelli che le separano. Nonostante ciò, l’ecumenismo ufficiale in
Grecia è inesistente!

    Dopo la visita-pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II all’Areopago, il 4 maggio 2001 e lo scambio di visite ufficiali della Delegazione della Chiesa di Grecia a Roma (marzo 2002), della Delegazione Romana ad Atene con a capo il Cardinale Kasper (febbraio 2003), e sopratutto dopo la visita del dell’Arcivescovo Christodulos a Roma (dicembre 2006), cominciarono ad intravedersi eventuali relazioni con la Chiesa Cattolica locale. Però il tempo passa e la situazione non cambia. Anzi, negli ultimi anni si nota un fondamentalismo ortodosso in aumento da parte di alcuni Presuli, sacerdoti e monaci, seguiti da laici “praticanti”. 

    Certo, dopo queste visite “ufficiali”, non ci dobbiamo aspettare dei miracoli immediati. Ancora le due Chiese non si conoscono abbastanza e la storia del passato pesa sulle nostre spalle, specialmente la vicenda della quarta Crociata, di cui nell’anno 2004 è stato celebrato l’ 800° anniversario. 

    Anche se non c’è un’ecumenismo ufficiale a livello di Chiese, esiste, però, “l’ecumenismo pratico”: celebrazioni nelle nostre chiese, in lingua moderna (quindi compresa dal popolo), di battesimi, matrimoni, funerali e messe di requiem, feste padronali ecc. con la partecipazione di molti fratelli ortodossi, a causa dei matrimoni misti o di obblighi sociali. Così essi possono vedere la realtà della nostra Chiesa e cambiare l’atteggiamento, spesso ostile contro la Chiesa cattolica, dovuto ai pregiudizi acquisiti nella scuola fin dalla loro infanzia. In certe isole (Syros, Tinos, Corfù) si nota uno spirito un pò diverso, dato che la percentuale della presenza cattolica è più alta.

    Consequenza delle vicende storiche nel passato, della mancanza di un vero ecumenismo in Grecia e delle strette relazioni tra Chiesa ortodossa e Stato greco (p.es. La Chiesa Ortodossa, prima di dare il permesso per la celebrazione di un matrimonio “misto”, cioè tra un cattolico e una ortodossa e viceversa, esige dai futuri sposi un atto notarile con la promessa che i figli saranno battezzati ortodossi) è la discriminazione religiosa, che, purtroppo, persiste ancora nel nostro paese, malgrado l’appartenza della Grecia all’Unione Europea.

      Così, per esempio, la nostra Cattedrale di S. Dionigi, caratterizzata come monumento neoclassico di Atene e in pieno centro della Città, non è stata illuminata esternamente dal ministero competente, il quale, per i Giochi Olimpici del 2004, ha illuminato gli altri principali edifici della stessa via che è la più centrale di Atene. Il ministero per la Cultura ha trovato fino adesso delle scuse per non contribuire al restauro della stessa Cattedrale dopo i danni provocati dal terremoto del 1999 e nemmeno risponde alle mie ripetute lettere, mentre le chiese ortodosse danneggiate dal terremoto sono state riparate o sono in via di riparazione a carico dello Stato. La Catterdale di S. Dionigi diventa ormai pericolosa, come edificio, e guai se avvenisse un’altro terremoto!

      In questo ambiente, non tanto facile, sono apparsi recentamente due piccoli germogli di speranza:

    – Il Metropolita di Messinia, mons. Crisostomo, di sua propria iniziativa e malgrado l’opposizione dei fondamentalisti, ci ha concesso l’ uso di una Cappella nella città di Kalamata, di fronte al suo palazzo episcopale, per la pastorale dei numerosi nostri fedeli residenti in quella zona del Peloponneso, ove non c’è una chiesa cattolica.

    – Il 10 maggio scorso, nell’ambito dell’ Anno Paolino, abbiamo celebrato i Vespri all’Areopago. Per la circostanza, il Vicario generale dell’Arcivescovo ortodosso di Atene, ci ha prestato la medesima Ikona di San Paolo venerata nella Cattedrale ortodossa, che era stata posta nello stesso luogo durante il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II il 4 maggio 2001.

    Viviamo con la speranza. La nostra Chiesa in Grecia, con la presenza di tanti fratelli nella fede, provenienti da diverse parti del mondo, continua il suo cammino dando testimonianza della fede cattolica ed essendo convinta che è stata messa dalla Providenza come un ponte tra l’ Oriente e l’ Occidente.

    Siamo certi che il Signore della Chiesa, tramite il Suo Spirito vivificante, troverà il modo per creare la strada dell’unità tra i suoi credenti, malgrado le nostre debolezze.

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ZENIT Staff

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