Il Papa ricorda all'Ecuador che ha bisogno di Dio

In un messaggio in occasione del bicentenario della sua indipendenza

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 18 agosto 2009 (ZENIT.org).- Con un messaggio inviato all’Arcivescovo di Quito e Primate dell’Ecuador, monsignor Raúl Vela Chiriboga, Benedetto XVI si è unito alle celebrazioni per il bicentenario dell’indipendenza di questo Paese, ricordando che senza Dio non è possibile costruire l’avvenire di una Nazione.

Nel messaggio, il Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, afferma che il Papa, “in occasione del bicentenario del Primo Grido di Indipendenza, desidera far arrivare al popolo dell’Ecuador il suo cordiale saluto e la sua vicinanza spirituale, assicurando un particolare ricordo nella sua preghiera, nella quale invoca il Signore affinché diffonda abbondantemente i doni della sua Grazia sugli amati figli di questa nobile terra perché, fedeli ai suoi grandi valori umani e cristiani, contribuiscano a costruire una società sempre più fraterna, giusta e solidale”.

Il Santo Padre ha chiesto anche che di fronte alla grandezza del compito che deve affrontare, la popolazione dell’Ecuador sia sostenuta dalla “fede nell’Ausilio Divino”, “poichè l’uomo non è capace di gestire il proprio futuro senza contare su quelle dimensioni che hanno in Dio il loro inizio e compimento”.

Il messaggio di Benedetto XVI è stato letto al termine della celebrazione eucaristica a commemorazione del 10 agosto del 1809, presieduta da mons. Vela nella Cattedrale di Quito, di fronte alle autorità civili e militari del Paese.

Durante la Santa Messa l’Arcivescovo di Quito, soffermandosi sulla “Caritas in veritate”, ha sottolineato come questa Enciclica promuova “il benessere delle nazioni attraverso lo sviluppo e il lavoro, con onestà e responsabilità, in un ambiente nel quale domina la giustizia e il diritto, pilastri dell’autentica pace che tutti cerchiamo”.

In vista del bicentenario dell’indipendenza, i Vescovi dell’Ecuador avevano pubblicato un documento ricordano che fin dall’inizio la costruzione della nazione ecuadoregna è stata legata alla Croce e alla fede cattolica: “la Chiesa ha forgiato la nazionalità del Paese e, con la sua influenza religiosa e spirituale, è diventata un fattore che ha irrobustito la nostra identità, umanizzato la vita sociale, e arricchito profondamente la cultura nazionale”.

Nel documento i presuli hanno evidenziato che negli ultimi tempi la democrazia nel Paese “ha vissuto momenti di tensione. Abbiamo assistito a una profonda riorganizzazione della legislazione in vigore e le autorità hanno goduto di un consenso maggioritario”.

“A partire da questa realtà – hanno scritto –, occorre affrontare con ottimismo il futuro, individuando ciò che unisce e allontanando ciò che divide. Occorre placare gli scontri e alimentare una concordia feconda”.

Per questo, hanno invocato il ritorno a una politica fondata “sulla morale e sull’etica”.

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ZENIT Staff

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