Di Mirko Testa
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 11 luglio 2007 (ZENIT.org).- La Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo “Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la Dottrina sulla Chiesa” è “un invito al dialogo”, sostiene il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
In una dichiarazione fatta pervenire a ZENIT, il poporato tedesco afferma che dopo “le prime reazioni a caldo di irritazione tra i cristiani protestanti”, “una seconda lettura più serena potrà mostrare, che il Documento non dice nulla di nuovo, ma espone e spiega, in un riassunto sintetico, la posizione già finora sostenuta dalla Chiesa Cattolica”.
“Non si è verificata una situazione nuova – osserva – e quindi non esiste nemmeno una ragione oggettiva di risentimento o motivi per sentirsi trattati bruscamente. Ogni dialogo presuppone chiarezza sulle diverse posizioni”.
Dopo la pubblicazione del documento vaticano, il Pastore Thomas Wipf, Presidente della Comunità delle Chiese Protestanti in Europa – che conta 105 chiese membro luterane, riformate, unite, metodiste dell’intero continente – ha infatti dichiarato che “un documento del genere manda segnali sbagliati”.
“Le sfide di questo mondo chiedono a gran voce che le chiese lavorino insieme. La comunione non è un obiettivo ideale, ma il nostro compito”, ha aggiunto, secondo quanto riferito dall’Agenzia stampa “NEV-notizie evangeliche”.
Mentre, il Segretario generale dell’Alleanza Riformata Mondiale, Setri Nyomi – secondo quanto riferito da “ICN-News” – ha scritto al Cardinale Kasper: “Preghiamo perché la Chiesa cattolica vada al di là delle pretese esclusivistiche, in modo da portare avanti la causa dell’unità cristiana”.
Parlando delle comunità della Riforma, il porporato ha precisato che “sono stati proprio i partner protestanti” a richiedere “recentemente” un “ecumenismo dai ‘profili definiti’”.
Mentre “ora – ha sottolineato – la presente dichiarazione espone e pronuncia il profilo cattolico, cioè quello che dal punto di vista cattolico purtroppo ancora ci divide, questo non limita il dialogo ma anzi lo favorisce”.
“Una lettura attenta del testo – ha proseguito il Presidente del Dicastero pontificio – chiarisce che il Documento non dice che le Chiese protestanti non siano Chiese, bensì che esse non sono Chiese in senso proprio, cioè esse non sono Chiese nel senso in cui la Chiesa cattolica si intende per Chiesa”.
Nel documento vaticano si legge che, “secondo la dottrina cattolica, queste Comunità non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, e perciò sono prive di un elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa”.
Inoltre, aggiunge, “le suddette Comunità ecclesiali, che, specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico, non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate ‘Chiese’ in senso proprio”.
Infatti, ha sottolineato il Cardinale Kasper, “le Chiese evangeliche […] ci tengono moltissimo ad avere un concetto di Chiesa e di ministero che, per contro, non risponde al concetto proprio dei cattolici”.
“Non è forse vero – si è chiesto il porporato – che il più recente documento evangelico su ‘Ministero e Ordinazione’ ha fatto qualcosa di simile, affermando che la comprensione cattolica di Chiesa e di Ministero, dal punto di vista protestante, non sia quella ‘propria’?”.
La Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ribadito, “non fa altro che evidenziare che noi usiamo la parola Chiesa attribuendo ad essa un significato che non è pienamente uguale”.
“La Dichiarazione rende servizio alla chiarezza e di conseguenza al progresso del dialogo”, ma “senz’altro – ha riconosciuto ancora – alla base del dialogo non vi è ciò che ci divide, ma ciò che ci unisce, e che è più grande di ciò che ci divide”.
“Pertanto non si deve sorvolare su quanto la Dichiarazione afferma in modo positivo riguardo alle Chiese protestanti, e cioè che Gesù Cristo è effettivamente presente in esse per la salvezza dei loro membri”, ha tenuto a sottolineare.
“Quindi – è la considerazione finale del Cardinale Kasper – la Dichiarazione non costituisce un regresso rispetto al progresso ecumenico già raggiunto”, ma “è un invito urgente a continuare un dialogo sereno”.