Chiesa e media tra sfide e opportunità

Intervista alla dr.ssa Leticia Soberón, Coordinatrice Generale della RIIAL

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ROMA, martedì, 3 luglio 2007 (ZENIT.org).- Dal 18 al 22 giugno, si è svolto in Messico il II Incontro Nazionale della RIIAL (la Rete Informatica della Chiesa Cattolica in America Latina) trasmesso per la prima volta su web radio, tramite il portale www.catholic.net.

Nella sua conferenza inaugurale monsignor Carlos Aguiar Retes, Presidente della Conferenza Episcopale Messicana, ha affermato che compito della RIIAL è trasmettere la testimonianza della Chiesa con l’ausilio delle nuove tecnologie e partecipare alla Grande Missione Continentale, scaturita dalla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, svoltasi lo scorso maggio ad Aparecida (Brasile).

Una dei partecipanti all’Incontro, la dr.ssa Leticia Soberón, Coordinatrice Generale della RIIAL, ha rilasciato una intervista a ZENIT, in cui ha parlato del modo in cui la Chiesa viene presentata nei media, e del modo in cui la Chiesa stessa utilizza i media, con particolare riferimento alle reti informatiche e ad Internet.

Come valuta il modo in cui i media presentano i temi riguardanti la religione e la Chiesa Cattolica, in particolare i temi sociali?

Soberón: Credo che non si possa generalizzare; i “media” sono molteplici e molto differenti tra loro, dipende dai loro punti di interesse, dalle tendenze, dal pubblico, etc., e dalle caratteristiche dei media, che utilizzano un linguaggio breve, schematico e veloce; normalmente tutte le categorie di professionisti e specialisti si lamentano della mancanza di una maggiore conoscenza e consapevolezza, da parte dei media, delle loro aree specifiche. Ad esempio i medici, gli scienziati delle diverse discipline: i loro temi meriterebbero a volte una maggiore ampiezza, per le sfumature e le complessità degli argomenti, e questo non sempre trova spazio e disponibilità nei media. La Chiesa partecipa in un certo senso a questo problema, che dipende da un salto di linguaggio.

A suo avviso nei media laici vi è una tendenza a strumentalizzare e a distorcere notizie attinenti la Chiesa Cattolica e la religione, quali casi di molestie sessuali (veri o presunti), posizioni della Chiesa su temi sociali e scientifici, presunti scoop come la “tomba di Gesù Cristo” o il “Vangelo di Giuda”? In che misura ritiene che ciò possa dipendere da sensazionalismo a fini di audience e di copie vendute, da disinformazione di alcuni cronisti, oppure da vere e proprie campagne di comunicazione?

Soberón: Penso dipenda dai media, ma non si può generalizzare. C’è forse una maggiore tendenza al sensazionalismo nella cultura mediatica del nostro tempo, ma non tutti cadono in questa trappola di superficialità. Vi sono, certo, rubriche e media che non perdono occasione per porre la Chiesa sotto una cattiva luce, ma non penso che si debba condannare per questo i tanti che informano in maniera corretta. Spetta poi anche alla Chiesa offrire una informazione adeguata, chiara e adatta al linguaggio mediatico, per facilitare il lavoro dei media.

Quali sono le sfide e le opportunità dei nuovi media per la Chiesa e la comunicazione cattolica? E come valuta il modo in cui la Chiesa e la comunicazione cattolica utilizzano i nuovi media?

Soberón: I nuovi media trovano una Chiesa molto più preparata e consapevole in questo campo. Basti vedere la quantità di pagine web e servizi informatici di matrice cattolica, in tutte le lingue. Nel caso dell’America Latina c’è la RIIAL, la Rete Informatica della Chiesa in America Latina, che è una forma di utilizzo delle nuove tecnologie al servizio della comunicazione, la comunione e la pastorale della Chiesa.

Questa iniziativa è derivata dalla collaborazione tra il CELAM e il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e viene attuata in una stretta sinergia anche con la Conferenza Episcopale Italiana e il suo Servizio Informatico. E’ uno degli esempi – certo non l’unico – di uno sforzo molto vivace in materia di nuove tecnologie.

Sono anche molto interessanti le esperienze di Caritas America Latina e di altre organizzazioni in altri continenti, poiché da molto tempo usano le nuove tecnologie per offrire un migliore servizio ai loro “destinatari”. E, come dicevo, grazie a Dio nella Chiesa ci sono innumerevoli altre buone esperienze: educomunicazione, formazione a distanza, servizi per comunità povere, etc.

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ZENIT Staff

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