ROMA, 1° luglio 2007 (ZENIT.org).- La globalizzazione non fa più notizia, ma permangono le preoccupazioni sul futuro dell’economia mondiale. Negli ultimi mesi, il problema del crescente divario tra ricchi e poveri è tornato ad essere oggetto di attenzione.
La globalizzazione ha portato grandi benefici, sostiene un articolo pubblicato in prima pagina sul Wall Street Journal del 24 maggio, ammettendo tuttavia che “con la diffusione del commercio, degli investimenti esteri e della tecnologia, il divario economico tra abbienti e meno abbienti si è generalmente esteso, non solo nei Paesi ricchi come gli Stati Uniti, ma anche in quelli meno ricchi come il Messico, l’Argentina, l’India e anche la Cina”.
L’esperienza degli ultimi anni dimostra che le persone istruite e dotate di capacità professionali traggono benefici dalla globalizzazione. Altre, che non hanno raggiunto tale livello di formazione, non sono in grado di approfittarne. Senza dimenticare questi benefici che la globalizzazione riserva a milioni di persone, il Wall Street Journal ha anche espresso preoccupazione per la crescente diseguaglianza, che a sua volta rischia di produrre danni agli stessi flussi commerciali e finanziari.
Qualche mese fa anche Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve americana, ha messo in evidenza i problemi che derivano dalle diseguaglianze economiche. In un discorso pronunciato il 6 febbraio alla Greater Omaha Chamber of Commerce del Nebraska, Bernanke ha sostenuto che il libero mercato non garantisce un’eguaglianza economica, in quanto assicura guadagni diversi a seconda dell’impegno e delle capacità.
Scivolare giù sulla scala
“Detto questo, crediamo anche che nessuno dovrebbe ritrovarsi a scivolare giù, ai gradini più bassi della scala economica, soprattutto quando i motivi esulano dal suo controllo”, ha aggiunto nel testo pubblicato sul sito della Federal Reserve.
Riportando alcuni dati forniti da diverse fonti, il Presidente della Federal Reserve ha rimarcato che negli ultimi decenni il benessere economico negli Stati Uniti è aumentato notevolmente. Allo stesso tempo, ha osservato, “è aumentato anche il grado di disparità tra i risultati economici”.
Bernanke ha ammesso che è difficile riuscire a mantenere un equilibrio tra il sistema di mercato, con i suoi meccanismi di incentivi economici e stimoli alla crescita, e l’esigenza di proteggere gli individui da risultati economici negativi.
Cercare soluzioni a questo problema implica l’assunzione di giudizi di valore, cosa che va oltre la dimensione della teoria economica, ha concluso Bernanke. Egli ha comunque suggerito una serie di possibili misure che vanno dall’istruzione e formazione professionale a forme di sostegno individuale e familiare, ai costi derivanti dai cambiamenti economici, come modi per affrontare il problema della diseguaglianza.
Posizione analoga è stata espressa da Danny Leipziger e Michael Spence in un articolo di opinione pubblicato sul Financial Times del 15 maggio. Gli autori, rispettivamente vicepresidente della Banca Mondiale e premio Nobel per l’economia nel 2001, hanno sostenuto che nel dibattito sulla globalizzazione la questione più importante è la disparità tra “chi ci guadagna e chi ci perde”.
“La globalizzazione è un gioco a somma positiva nel suo insieme, ma al suo interno produce sia vincitori che vinti”, hanno osservato.
Leipziger e Spence hanno sostenuto la necessità di migliorare l’istruzione per aiutare i lavoratori ad affrontare la situazione attuale. Essi hanno inoltre evidenziato la necessità di migliorare gli ammortizzatori sociali, di aumentare gli investimenti nelle infrastrutture e assicurare l’accesso ai servizi come quello sanitario.
Dignità della persona
Nell’ambito del dibattito sulle questioni economiche ed etiche è intervenuto anche Benedetto XVI, in diverse occasioni negli ultimi mesi. Il 26 maggio ha parlato ai giovani di Confindustria.
Ogni impresa – ha osservato il Papa – è da considerarsi in primo luogo come un insieme di persone, da rispettare nei loro diritti e nella loro dignità. La vita umana e i suoi valori, ha proseguito il Pontefice, devono sempre essere il principio e il fine dell’economia.
In questo contesto, Benedetto XVI ha riconosciuto che in economia il profitto è un valore che viene legittimamente posto come obiettivo dell’attività. Allo stesso tempo, la dottrina sociale della Chiesa insiste sul fatto che l’economia deve anche salvaguardare la dignità della persona umana e che persino nei momenti di difficoltà economica le decisioni non devono essere guidate esclusivamente dalla logica del profitto.
Il Papa ha anche trattato brevemente il tema della globalizzazione. Si tratta di un fenomeno, ha osservato, che alimenta la speranza di una maggiore partecipazione allo sviluppo economico alle ricchezze. È un processo tuttavia non esente da rischi, che porta in alcuni casi a peggiorare le diseguaglianze economiche. Riprendendo un’idea di Papa Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha auspicato una globalizzazione caratterizzata dalla solidarietà e dall’assenza di marginalizzazioni.
Altri principi che devono porsi a guida dell’economia sono la giustizia e la carità, ha spiegato Benedetto XVI in un messaggio del 28 aprile indirizzato a Mary Ann Glendon, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in occasione della sessione plenaria del 27 aprile – 1° maggio.
La ricerca della giustizia e la promozione della civiltà dell’amore, ha affermato nel messaggio, sono aspetti essenziali della missione della Chiesa nella sua proclamazione del Vangelo. La giustizia e l’amore non possono essere separati tra loro, ha osservato il Papa, perché la Chiesa è testimone della loro unione nella “rivelazione dell’infinita giustizia e misericordia di Dio in Cristo Gesù”.
La giustizia – ha proseguito – deve essere “corretta” dall’amore, un amore che ispiri la giustizia e purifichi il nostro impegno a costruire una società migliore. “Solo la carità può incoraggiarci a porre la persona umana ancora una volta al centro della vita nella società e al centro di un mondo globalizzato, governato dalla giustizia”, ha affermato il Papa.
Il mercato del lavoro
Il Papa ha poi affrontato più direttamente i problemi che riguardano il mondo del lavoro. In un discorso pronunciato il 28 marzo davanti ai partecipanti del IX Forum internazionale dei giovani, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, Benedetto XVI ha osservato che negli anni recenti i cambiamenti economici e tecnologici hanno radicalmente modificato il mercato del lavoro.
Questo ha suscitato nuove speranze ai giovani, ha ammesso il Pontefice, ma ha anche portato l’esigenza di possedere nuove capacità e nuove conoscenze, e di essere pronti a viaggiare anche in altri Paesi al fine di trovare lavoro.
Il lavoro, ha spiegato, fa parte del piano di Dio sull’umanità e attraverso di esso noi partecipiamo all’opera della creazione e della redenzione. Per questo lo vivremmo meglio, ha sottolineato il Papa, rimanendo uniti a Cristo nella preghiera e nella vita sacramentale.
Il 31 marzo, Benedetto XVI ha parlato all’assemblea della Confartigianato, constatando che il lavoro appartiene alla condizione originaria dell’uomo, ma a causa del peccato originale è diventato pesante e faticoso.
È importante, ha esortato, proclamare il primato dell’uomo e del bene comune sul capitale, la scienza, la tecnologia e persino la proprietà privata. Come cristiani dobbiamo testimoniare il “Vangelo del lavoro”, nella nostra vita quotidiana, ha ricordato il Pontefice.
Il Papa si è rivolto a coloro che dirigono i lavoratori in occasione di un incontro con l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti il 4 marzo del 2006. Giustizia e car
ità, ha affermato, sono elementi inseparabili dell’impegno sociale dei cristiani.
“Ai fedeli laici, in modo particolare, compete di operare per un giusto ordine nella società, partecipando in prima persona alla vita pubblica, cooperando con gli altri cittadini sotto la loro personale responsabilità”, ha affermato il Papa.
“Purtroppo, anche a causa delle attuali difficoltà economiche, [questi valori] rischiano spesso di non essere seguiti dagli imprenditori che sono privi di solida ispirazione morale”, ha osservato. Valori che, uniti ad una sana politica economica, potrebbero contribuire non poco a trovare soluzioni valide alle sfide etiche di un mondo globalizzato.
di padre John Flynn, L.C.