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Con la Lettera, che oggi viene resa pubblica, il Papa Benedetto XVI desidera manifestare il suo amore e la sua vicinanza alla comunità cattolica che è in Cina.
Dal testo del Documento pontificio emergono due atteggiamenti fondamentali: da una parte, un profondo affetto spirituale per tutti i cattolici in Cina e una cordiale stima per il Popolo cinese e, dall’altra parte, un fervido richiamo ai perenni principi della tradizione cattolica e del Concilio Vaticano II in campo ecclesiologico. Si è di fronte, quindi, a un appassionato invito alla carità, all’unità e alla verità.
La Lettera è diretta alla Chiesa in Cina e tratta questioni eminentemente religiose, rispondendo a precisi quesiti che vengono posti da tempo alla Santa Sede da parte di Vescovi e di sacerdoti cinesi. Non è, quindi, un documento politico né, molto meno, vuole essere un atto di accusa contro le Autorità governative, pur non potendo ignorare le note difficoltà che la Chiesa in Cina deve affrontare quotidianamente.
Il Santo Padre ricorda il “disegno originario”, che Cristo ha avuto della sua Chiesa e che ha affidato agli Apostoli e ai loro successori, i Vescovi. Alla luce di esso, egli prende in considerazione varie problematiche della vita della Chiesa in Cina, che sono sorte negli ultimi 50 anni. Da tale “disegno” trae anche ispirazione e orientamenti per affrontare e risolvere, in spirito di comunione e di verità, le suddette problematiche.
Nella Lettera, Benedetto XVI si dice pienamente disponibile ed aperto ad un sereno e costruttivo dialogo con le Autorità civili al fine di trovare una soluzione ai vari problemi, riguardanti la comunità cattolica, e di arrivare alla desiderata normalizzazione dei rapporti fra la Santa Sede e il Governo della Repubblica Popolare Cinese, nella certezza che i cattolici, con la libera professione della loro fede e con una generosa testimonianza di vita, contribuiscono, come buoni cittadini, anche al bene del Popolo cinese.
Sabato, 30 giugno 2007
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