vicario Archives - ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/tag/vicario/ Il mondo visto da Roma Mon, 26 Sep 2016 12:30:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 https://it.zenit.org/wp-content/uploads/sites/2/2020/07/02e50587-cropped-9c512312-favicon_1.png vicario Archives - ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/tag/vicario/ 32 32 Giordania. "L'omicidio Hattar è politico e non religioso" https://it.zenit.org/2016/09/26/giordania-lomicidio-hattar-e-politico-e-non-religioso/ Mon, 26 Sep 2016 12:30:10 +0000 https://it.zenit.org/?p=86960 Lo afferma un comunicato del vicariato patriarcale per la Giordania. Arcivescovo Lahham: "Gli islamisti ora stiano alle logiche della dialettica politica"

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Nessuna natura religiosa bensì politica dietro l’assassinio del giornalista giordano Nahed Hattar, colpito a morte ieri ad Amman, davanti all’ingresso del Tribunale. Lo ritiene l’arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme.
“Il fattore scatenante – ha detto all’agenzia Fides – è politico-ideologico. E non religioso”. Un concetto espresso anche in un comunicato diffuso dal vicariato patriarcale, dove si rimarca che “le differenze politico-ideologiche devono essere trattate e affrontate con gli strumenti del dialogo e del confronto, e non devono mai portare alla morte e allo spargimento di sangue”.
Oltre ad esprimere condoglianze a tutti i familiari del giornalista ucciso, il comunicato auspica che la Giordania “si rafforzi sotto la guida di Sua Maestà il Re Abdallah II Ibn al Hussein”
Una settimana fa in Giordania le elezioni legislative hanno sancito il ritorno in Parlamento del Fronte d’Azione Islamico, braccio politico dei Fratelli Musulmani nel Paese, che ha ottenuto 15 seggi su 130. Alle elezioni legislative del 2010 e del 2013 le forze islamiste avevano boicottato le elezioni. L’arcivescovo Lahham chiede ora a queste forze di non sottrarsi dalla dialettica politica.
“In ogni caso – ha detto a Fides – non è detto che i parlamentari islamisti si porranno in una posizione di opposizione frontale nei confronti dell’attuale assetto politico della Giordania: gli elementi più fanatici non sono stati eletti, e quelli tra loro che sono entrati in Parlamento rappresentano l’ala politica più competente, in grado di trattare con gli altri parlamentari e con il governo secondo le logiche proprie della dialettica politica”.

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Vallini: “Guardare ai fatti di Bruxelles con speranza e ottimismo” https://it.zenit.org/2016/03/25/vallini-guardare-ai-fatti-di-bruxelles-con-speranza-e-ottimismo/ Fri, 25 Mar 2016 17:10:59 +0000 https://it.zenit.org/?p=70254 Il cardinale vicario esorta i giovani di Roma a vivere le vicende attuali con lo spirito di Cristo risorto, rinnovando il proprio impegno per la giustizia e la solidarietà

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Gli attentati a Bruxelles non devono scoraggiare né spaventare i romani. In particolare, i giovani devono continuare a frequentare i luoghi di sempre – biblioteche, parrocchie, piazze – con lo spirito di sempre, specie in questi giorni nell’imminenza della Pasqua.
Intervistato da RadioGiovaniArcobaleno, cui ha rivolto gli auguri per la Pasqua, il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, ha ricordato che, in circostanze come quella attuale “la prudenza è necessaria a tutti, giovani e non giovani, perché nessuno conosce le intenzioni” dei terroristi.
La situazione che viviamo, comunque, non deve costringere la popolazione ad allontanarsi “dalle abitudini, dagli impegni e dal lavoro” quotidiani, anzi, deve spingere a “guardare con queste vicende con spirito di speranza e di ottimismo”, ha aggiunto il porporato.
“Celebrare la Pasqua in questo contesto – ha proseguito – vuol dire riscoprirne il vero senso. Gesù è venuto a dare all’uomo il suo valore autentico di uomo, che si libera dal male, dalle ingiustizie, dalle violenze, dal sangue e portarlo nella sfera della resurrezione che vuol dire cambiare la vita con la forza dello spirito che è dono di Cristo risorto, per essere capaci di giustizia, di solidarietà, di bene, di impegno”.
Non si tratta, dunque, di “tirare i remi in barca” ma di “cogliere questo segno del tempo per un impegno maggiore a favore di tutti”, ha quindi concluso il cardinale Vallini. [L.M.]

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Mons. Khazen: "Basta imporre interessi stranieri alla Siria" https://it.zenit.org/2016/03/04/mons-khazen-basta-imporre-interessi-stranieri-alla-siria/ Fri, 04 Mar 2016 15:20:34 +0000 https://it.zenit.org/?p=68389 Il vicario apostolico di Aleppo dei latini spiega gli effetti positivi della tregua in atto. Ma deplora le connivenze straniere con l'Isis e chiede di "lasciare liberi i siriani di decidere per loro stessi"

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Si sarebbe dovuto tenere questa settimana un tour in Italia di mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo dei latini. Il presule avrebbe partecipato ad una celebrazione quaresimale e ad una serie di conferenze per raccontare il dramma che si sta consumando in Siria, sulla pelle dei suoi abitanti, specie delle minoranze religiose come i cristiani.
Tuttavia, proprio l’improvviso rinfocolarsi di questo dramma ha costretto mons. Abou Khazen a rinunciare al suo viaggio in Italia. Per telefono egli ha annunciato che doveva annullare gli appuntamenti perché “Aleppo non ha vie percorribili in questo momento”, in quanto “l’unica strada che collega la città al Sud è stata liberata dall’esercito regolare, ma altre sono ancora in mano alle milizie armate”. Mons. Abou Khazen ha inoltre spiegato che Aleppo è “tagliata fuori dai rifornimenti”, pertanto non possono arrivare aiuti. A qualche giorno di distanza, ZENIT lo ha contattato per sapere come si sta evolvendo la situazione e quali sono le speranze del popolo siriano riguardo i negoziati di pace che riprenderanno il 9 marzo a Ginevra.
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Eccellenza, cosa sta accadendo in queste ore ad Aleppo?
In queste ore ad Aleppo la situazione è meno difficile e meno grave di qualche giorno fa. L’esercito regolare è riuscito a rompere l’assedio e liberare l’unica strada che collega Aleppo alle altre zone della Siria, che l’Isis ed al-Nusra avevano in parte occupato. Quindi ora i rifornimenti, i viveri, il carburante, ecc. stanno arrivando in città. Ma siamo ancora da sei mesi  senza elettricità e da circa due mesi anche senza acqua. E in questi giorni i bombardamenti sui quartieri civili sono diminuiti notevolmente.
Quindi la tregua scattata sabato scorso sta producendo effetti positivi?
La tregua scattata sabato scorso sta producendo effetti molto positivi: ha fermato i fiumi di sangue e risparmiato morte, distruzioni e tanto dolore e sofferenze. Sta inoltre incoraggiando il processo di riconciliazione tra i siriani in varie parti della Siria, oltre ad aver dato una bella spinta ai negoziati programmati. Questa tregua sta permettendo che gli aiuti umanitari arrivino nelle zone assediate. Speriamo solo che il cessate il fuoco duri.
Ritiene, come ha recentemente detto il presidente Bashar al-Assad, che la catastrofe umanitaria in Siria sia dovuta, oltre che alla guerra, anche all’embargo imposto dai Paesi occidentali?
L’abbiamo detto dall’inizio che l’embargo imposto dai Paesi occidentali è un crimine! Tale metodo non aiuta mai, come sempre chi ne soffre e ne paga le conseguenze è solo il popolo. Tutto il popolo, ma in modo speciale i più poveri e deboli: andiamo mendicando per aiutare la popolazione e la gente che soffre la fame, mentre a causa dell’embargo centinaia di migliaia di siriani che lavorano all’estero non possono trasferire una piastra alle loro famiglie in Siria. Migliaia di studenti siriani che si specializzano all’estero devono interrompere i loro studi perché le loro famiglie non possono inviargli il denaro necessario, né il Governo pagare la borsa di studio per molti di loro. La gente soffre il freddo – ad Aleppo d’inverno si arriva a temperature al di sotto degli zero gradi – senza che si possano avere né gasolio né gas per riscaldarsi. Per non parlare della mancanza di medicine, macchinari necessari per gli ospedali, pezzi di ricambio, etc… Mi chiedo, al di là di aver prodotto questi disastri, l’embargo è forse riuscito a portare la pace e risolvere il conflitto?
È cambiato qualcosa negli ultimi cinque mesi, da quando è iniziato l’intervento russo?
In questi  ultimi cinque mesi, da quando l’intervento russo è iniziato, molte cose sono cambiate. Nei 18 mesi di intervento della cosiddetta coalizione internazionale anti Isis (condotto dagli Stati Uniti e dai loro alleati, ndr), i terroristi avevano occupato il 50% dei territori occupati. In questi ultimi 5 mesi di intervento russo, l’Isis ha perso il 20% di territorio che occupava, e anche gli altri gruppi jihadisti – ad esempio al-Nusra – perdono posizioni. L’esercito regolare è riuscito ad avanzare e a liberare molti villaggi e cittadine, permettendo così ai profughi di tornare. Soprattutto, è riuscito a fare riaprire gli edifici scolastici in questi posti e far tornare i ragazzi alla scuola dopo qualche anno di abbandono. E poi ricordo che alla Russia dobbiamo riconoscere di essersi impegnata in modo particolare per i negoziati e per la tregua.
Lei ha parlato in passato di quella in Siria come di una “guerra per procura”. Quali Paesi sarebbero coinvolti? E a quale scopo?
Il mio non è un giudizio temerario. Sono i fatti a dimostrare questa affermazione e ormai anche tutti i mass-media lo confermano. Così come lo confessano i Paesi stessi coinvolti, a partire dagli Usa, passando per alcuni Paesi europei, la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar…
A quali fatti fa riferimento?
Ciò che affermo lo si può dedurre facilmente analizzando alcuni aspetti di questa guerra: come è stato possibile che decine di migliaia di combattenti stranieri riuscissero a varcare i confini per arrivare in Siria? Chi li ha armati ed addestrati? Come ho detto prima, durante l’intervento della cosiddetta coalizione internazionale anti Isis, con a capo gli Usa, l’Isis ha occupato il 50% della Siria, ossia la metà del territorio! E aggiungo: chi sta acquistando il petrolio dall’Isis a costi ridottissimi? Chi sta comprando i tesori archeologici rubati dall’Isis in Iraq e in Siria? Gli unici che combattono l’Isis sul territorio sono i curdi e l’esercito regolare siriano. Ebbene, la Turchia sta bombardando i curdi e gli Usa non ne vogliono sapere dell’esercito regolare…
Il 9 marzo a Ginevra riprenderanno i colloqui di pace per la Siria. Qual è la vostra speranza?
Abbiamo una forte speranza. Speranza che finalmente vengano lasciati liberi i siriani di negoziare e di decidere per loro stessi, senza imporre gli interessi delle potenze regionali straniere. Questa è la condizione affinché i colloqui siano proficui. I siriani sono ormai stanchi di questa assurda guerra, più stanchi ancora dei tanti combattenti stranieri giunti in Siria per creare scompiglio e per imporre la sharia.
Secondo Lei i cristiani siriani sono destinati a un futuro lontano dalla loro terra?
Purtroppo già molti cristiani hanno lasciato la Siria e l’Iraq per cercare un futuro altrove, lontano dalla loro terra. Altri sono invece decisi a rimanere nonostante tutto. Il nostro futuro sta nelle mani del Buon Dio, che nell’Antico Testamento ha realizzato il suo piano salvifico per mezzo del Piccolo Resto rimasto o tornato dall’esilio. La Siria è l’Antiochia da dove, dopo Gerusalemme, è partito l’annuncio della Buona Novella e dove i discepoli di Gesù sono stati chiamati cristiani per la prima volta. E non credo che questo nome e questi discepoli spariranno. Continueremo a dare testimonianza in Oriente. San Paolo si è convertito alle porte di Damasco ed il Signore è capace di mandare altri Paolo.

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Mons. Khazen: "In Siria non esiste opposizione moderata" https://it.zenit.org/2016/02/15/mons-khazen-in-siria-non-esiste-opposizione-moderata/ Mon, 15 Feb 2016 10:00:58 +0000 https://it.zenit.org/?p=66695 Il vicario apostolico di Aleppo dei Latini denuncia che i gruppi protetti e armati dagli Usa si comportano come l'Isis

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La cosiddetta “opposizione moderata”, in Siria, è tutt’altro che “moderata”. Se ne sente parlare spesso, di questi tempi. L’accusa che gli Stati Uniti rivolgono alla Russia, impegnata militarmente nel Paese mediorientale, è quella di colpire non solo i jihadisti dell’Isis, ma anche presunti “oppositori moderati” al Governo Assad.
Di come sono “moderati” ne parla all’agenzia AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen. “Ad Aleppo da qualche giorno siamo sotto continui bombardamenti sui civili, che causano morti, feriti e distruzione”, spiega il presule. La scorsa notte “nei nostri quartieri abbiamo avuto quattro morti e più di 15 feriti, oltre a case ed edifici danneggiati”. E dietro gli attacchi mirati vi sono i cosiddetti gruppi “di opposizione moderata”.
In una lettera inviata ad AsiaNews, egli spiega che “questi bombardamenti provengono dal cosiddetto fronte ‘moderato’, e come tale difeso, protetto e armato. In realtà non differiscono in nulla dagli altri jihadisti [Stato islamico (SI) e al Nusra] se non per il nome solamente”.
 
Il vicario apostolico di Aleppo, che già nei giorni scorsi aveva spiegato come siano “i terroristi stranieri” e non i siriani a voler continuare il conflitto, racconta che “i jihadisti stranieri avrebbero ricevuto il disco verde per intensificare i bombardamenti sui civili”. Per il prelato dietro questa escalation vi sarebbe (forse) la volontà di “far fallire i negoziati di pace” e “far intervenire le forze regionali – da settimane Arabia Saudita e Turchia premono per l’invio di truppe di terra – sul terreno”. “Dietro questa strategia – si chiede mons. Khazen – vi è forze la volontà di impedire all’esercito regolare di avanzare e liberare la regione dal terrorismo e dai jihadisti?”. Di qui l’auspicio del vicario apostolico affinché cessino questi bombardamenti e si torni al tavolo delle trattative.
Un possibile cessate il fuoco è stato evocato venerdì scorso dalle potenze mondiali riunite a Monaco di Baviera. Intanto però, soprattutto nella zona di Aleppo, la situazione si fa sempre più confusa. Gli aerei russi bombardano dal cielo; bombardamenti (come ha confermato mons. Khazen) giungono anche dall’opposizione cosiddetta “moderata”, assistita da Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita e Qatar; milizie irachene e libanesi, assistite da consiglieri iraniani, avanzano sul terreno; avanzano anche i gruppi miliziani curdi. L’Isis, intanto, è riuscito però a conquistare un paio di villaggi. Finora, dal marzo 2011, in Siria sono morte 260mila persone a causa della guerra.

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Mons. Shomali: "Odio anti-cristiano in Israele da parte di ebrei ultra-ortodossi" https://it.zenit.org/2016/01/21/mons-shomali-odio-anti-cristiano-in-israele-da-parte-di-ebrei-ultra-ortodossi/ Thu, 21 Jan 2016 10:45:29 +0000 https://it.zenit.org/?p=64454 Il vicario patriarcale di Gerusalemme accusa le scuole ultra-ortodosse, le quali indottrinano gli studenti all'odio, e invita il governo israeliano "a cambiare i programmi di queste scuole rabbiniche"

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Il problema della cristianofobia in Israele da parte di alcuni gruppi di ebrei ortodossi. Lo ha sollevato mons. William Shomali, vicario patriarcale di Gerusalemme, nel corso di un’intervista a InBlu Radio. Egli ha sottolineato che “c’è una minoranza aggressiva in Israele”, identificata come appartenente alla destra ultra-ortodossa, che “compie atti aggressivi contro i cristiani ma anche contro palestinesi e musulmani”.
Il presule ha ricordato gli episodi teppistici avvenuti anche di recente. “C’è un ramo specializzato in atti anti-cristiani: scrivono graffiti dal contenuto blasfemo contro Gesù e contro i cristiani che, secondo loro, devono andare via da Gerusalemme perché non hanno diritto di cittadinanza – ha detto -. La città, per queste persone, dovrebbe essere solo per gli ebrei. C’è gente che non ci vuole bene e ci odia”.
“C’è una tendenza di odio che – secondo mons. Shomali – non dimentica le persecuzioni contro gli ebrei causate dalla Chiesa e dall’antisemitismo. Bisognerebbe far capire agli ultra ortodossi che c’è un’altra visione”. Questa tendenza – ha inoltre riferito il vicario patriarcale – alligna all’interno delle “scuole ultra-ortodosse ebraiche”, le quali “hanno un programma diverso dalle altre scuole del governo, dove la religione ha un posto più importante e dove i professori indottrinano gli studenti all’odio”.
Di qui il suo invito alle autorità israeliane: “Il governo ha un compito molto difficile: cambiare i programmi di queste scuole rabbiniche dove gli studenti imparano a odiare i cristiani”.

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Mons. Shomali a medici Unitalsi: "Guarire il cuore di chi vive in Terra Santa" https://it.zenit.org/2015/10/28/mons-shomali-a-medici-unitalsi-guarire-il-cuore-di-chi-vive-in-terra-santa/ https://it.zenit.org/2015/10/28/mons-shomali-a-medici-unitalsi-guarire-il-cuore-di-chi-vive-in-terra-santa/#respond Wed, 28 Oct 2015 11:43:50 +0000 https://it.zenit.org/mons-shomali-a-medici-unitalsi-guarire-il-cuore-di-chi-vive-in-terra-santa/ Il Vicario patriarcale per Gerusalemme ha incontrato la delegazione impegnata in Terra Santa nel convegno "Sulle tracce di Gesù medico"

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“La Terra Santa oggi ha bisogno di guarigione perché c’è tanto odio e tanta sfiducia. C’è la necessità urgente di guarire i cuori degli uomini e delle donne che vivono in questa terra. Per questo motivo sono rimasto positivamente colpito dal tema scelto dal convegno dei medici dell’Unitalsi che ha slogan Sulle tracce di Gesù medico“.

Lo ha dichiarato mons. William Shomali, Vicario patriarcale per Gerusalemme, incontrando la delegazione di 40 medici dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) impegnata in Terra Santa nel convegno medico scientifico Sulle tracce di Gesù medico.

“Oggi la Chiesa – ha aggiunto mons. Shomali – ha fatto propria la missione di guarire i cuori di tanti che vivono in Terra Santa attraverso il perdono, la riconciliazione il dialogo. In tale contesto anche gli operatori sanitari seguono questa missione grazie alla loro professione e soprattutto mettendo al centro delle proprie azioni sempre la persona umana soprattutto se fragile o malata”.

“Questo incontro – ha commentato Salvatore Pagliuca, presidente nazionale Unitalsi – ravviva l’importante rapporto che la nostra associazione ha con il Patriarcato di Gerusalemme. Ho avuto modo di incontrare il Patriarca Twal nel mio ultimo viaggio in Terra Santa e gli ho ribadito la vicinanza dell’Unitalsi ai tanti cristiani che in quelle zone vivono in condizioni difficili e spesso non sono liberi di testimoniare la propria fede”.

“Ringrazio Mons. Shomali – ha concluso Federico Baiocco, responsabile nazionale dei medici Unitalsi – per l’attenzione che ci ha dedicato. Noi siamo qui in questi giorni difficili per essere testimoni attivi di pace e lui ci ha ricordato che una delle cose più importanti che possiamo offrire come medici è la gioia, oltre alla speranza di guarigione. Con questo convegno stiamo imparando a conoscere l’approccio poliedrico che Gesù aveva nei confronti della guarigione, un atteggiamento che anche noi medici dobbiamo essere stimolati ad avere, per non essere sempre identici a noi stessi, ma adeguarci alle situazioni che incontriamo”.

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Vallini ai catechisti: “Aiutateci a combattere il gender” https://it.zenit.org/2015/09/15/vallini-ai-catechisti-aiutateci-a-combattere-il-gender/ https://it.zenit.org/2015/09/15/vallini-ai-catechisti-aiutateci-a-combattere-il-gender/#respond Tue, 15 Sep 2015 13:24:50 +0000 https://it.zenit.org/vallini-ai-catechisti-aiutateci-a-combattere-il-gender/ Al Convegno Pastorale Diocesano 2015, il cardinale Vicario di Roma ha tenuto la relazione conclusiva, il cui tema fondamentale è la centralità dei genitori, affrontando anche il tema dell’immigrazione

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Si è tenuta ieri nella Basilica di San Giovanni la seconda tappa del Convegno Pastorale Diocesano 2015, dal titolo Noi genitori testimoni della bellezza della vita vi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto, alla presenza del Cardinal Vicario Agostino Vallini e di Mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma.

Tema principale dell’incontro, rivolto particolarmente ai catechisti e agli operatori pastorali della Diocesi, è stata la relazione conclusiva del Convegno, scritta e presentata dal Cardinale stesso.

Nel segno di un’iniziazione cristiana intesa non come preparazione ai sacramenti, ma come avvio ad una vita cristiana attraverso la grazia dei sacramenti, si è ribadita l’importanza del coinvolgimento dei genitori di ragazzi e fanciulli, nonostante proprio questo coinvolgimento risulti, come ha dichiarato il cardinal Vallini “l’anello debole della nostra pastorale”.

Leitmotiv della relazione è stato infatti “la centralità dei genitori è la carta vincente”.

Partendo da questa considerazione, la relazione getta le basi e le linee guida per una nuova pastorale, in cui parroci, sacerdoti e catechisti devono “fare un patto, un’alleanza educativa con i genitori”, volta a concentrarsi non più solo sui bambini e sui ragazzi, ma sulla famiglia nella sua totalità.

Il richiamo al Papa e al prossimo Sinodo è dunque esplicito: “il Papa, con il prossimo Sinodo, ci dice chiaramente che occuparsi della famiglia vuol dire essere una Chiesa in uscita; incoraggiare i giovani a sposarsi e diventare genitori significa occuparsi dell’uomo; accogliere con amore le famiglie ferite vuol dire andare verso le periferie. In presenza di una cultura che il matrimonio e divenire genitori, è centrale far riscoprire la bellezza del matrimonio”.

Le parole guida per aiutare i genitori a riscoprire la fede e trasmetterla i figli sono accogliere e accompagnare. Secondo Vallini infatti, la parrocchia deve essere in grado prima di tutto di far sentire ai genitori “un’aria di casa”, mettendo da parte freddezza e burocrazia e rinnovando un atteggiamento aperto all’ascolto. Tuttavia, la sola accoglienza non è sufficiente, si deve imparare “l’arte di accompagnare i genitori”. Tale arte rappresenta la sfida più grande della Pastorale e di conseguenza il capitolo più ampio della relazione. La sua realizzazione è possibile solo con la presenza simultanea di più fattori: la presenza di catechisti capaci e preparati, in grado di accogliere e percepire le diverse sensibilità; la disponibilità dei sacerdoti e dei parroci all’ascolto e al dialogo; i contenuti della proposta Pastorale, non preconfezionati per tutti ma da mediare ai singoli attraverso relazioni personali.

I genitori e le famiglie vivono oggi condizioni sociali critiche, accompagnate spesso da “ferite familiari” che fanno aumentare in loro il bisogno e il desiderio di speranza; per questo motivo, incalza Vallini, “i genitori prima di ascoltare, vogliono essere ascoltati. Solo quando un clima di confidenza e di fiducia si sarà instaurato, allora saranno disposti ad aprirsi e a partecipare”.

Non è mancata una riflessione sull’importanza della domenica: “Grande importanza dobbiamo dare alla domenica. È la grande opportunità che ci è data di far crescere la fede e l’appartenenza alla famiglia di Dio. La festa del giorno del Signore inizia a casa, bisogna aiutare le famiglie a salvare la domenica come il giorno della famiglia, della tavola ben preparata e di un buon pranzo, della cura dell’abbigliamento, distinguendo la domenica dai giorni feriali. Sia poi molto curata la celebrazione: sia bella, bene animata, coinvolgente”.

Ultimo punto della relazione conclusiva è stato il rapporto tra famiglia, scuola e iniziazione cristiana, in cui si rinnova l’impegnativa sfida di creare un collegamento tra scuola, parrocchia o più specificatamente il parroco e i genitori.

Proprio in questo contesto, il cardinale Vallini si è distaccato dalla relazione, pronunciando a braccio un appello a tutti i presenti: “Quella degli insegnamenti gender è una problematica che si sta sempre più sviluppando. Adesso si stanno attuando addirittura i corsi di formazione per gli insegnanti del Comune di Roma. Mi chiedo perché i genitori, che sono i primi e i più importanti educatori dei propri figli, non si riuniscono e non si battono per evitare questi insegnamenti? Anche noi possiamo intervenire in questo dibattito, ad esempio perché non portiamo proposte diverse ed innovative quando le scuole realizzano i POF, ovvero i Piani dell’Offerta Formativa? La teoria del gender non è una teoria scientifica del quale è impossibile fare a meno! La scuola deve apportare insegnamenti che rispettino la natura della famiglia. So che non si sono lette molte nostre dichiarazioni su questo tema, ma questo non significa che non ci stiamo lavorando. Vi prego fate qualcosa, aiutateci a combattere il gender!”.

Finito l’appello, che ha suscitato il forte plauso da parte di tutti i partecipanti, il Cardinale ha voluto parlare del problema dell’immigrazione, anche stavolta discostandosi dalla relazione scritta: “so che la situazione dell’immigrazione è molto delicata ma noi, in quanto Chiesa Cattolica, non ci possiamo chiudere, dobbiamo accogliere. Come ha detto il Papa, stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti e per questo siamo chiamati a fare qualcosa. In ballo non c’è solo l’Italia ma l’Europa intera. Un’Europa che però è triste chiusa, un’Europa che sempre più è delle banche e non dei cittadini e dei poveri”.

Ha chiuso il Convegno Pastorale Diocesano, monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas Diocesana di Roma, intervenendo anch’egli sul tema dell’immigrazione: “vi chiediamo di comunicare alla Caritas le disponibilità delle singole parrocchie ad ospitare famiglie di immigrati. Così, potremmo creare un database e gestire le varie richieste di accoglienza. Parrocchie, santuari, conventi, ordini religiosi, famiglie e chiunque altro è disponibile può scrivere all’indirizzo mail direzione@caritasroma.it. Abbiamo anche intenzione di formare un Ufficio Pastorale dell’Immigrazione e di tenere corsi di formazione sul tema dell’immigrazione e sul significato dell’accoglienza. Dobbiamo creare una società civile e religiosa in cui le persone possano convivere pacificamente nonostante le differenze razziali, etniche, religiose e sociali. Non dimentichiamoci ciò che insegna la seconda lettura della scorsa domenica, ratta dalla lettera di San Giacomo Apostolo: senza le opere, la fede è morta!”.

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Mons. Martinelli: "Fiducia sugli italiani rapiti in Libia" https://it.zenit.org/2015/07/21/mons-martinelli-fiducia-sugli-italiani-rapiti-in-libia/ https://it.zenit.org/2015/07/21/mons-martinelli-fiducia-sugli-italiani-rapiti-in-libia/#respond Tue, 21 Jul 2015 17:01:53 +0000 https://it.zenit.org/mons-martinelli-fiducia-sugli-italiani-rapiti-in-libia/ Il vicario apostolico di Tripoli invita ad avere pazienza, perché "qualcosa verrà fuori". Intanto anche dall'Onu si invoca il rilascio dei sequestrati

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“Sono fiducioso perché con i libici bisogna essere fiduciosi. Cercherò di bussare ad una porta, ad una persona che mi ha promesso che cercherà di vedere se c’è la possibilità di sapere qualcosa”. Lo ha detto il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito ai quattro italiani rapiti in Libia. Mons. Martinelli ha sottolineato che “bisogna avere un po’ di pazienza, sicuramente qualcosa verrà fuori, speriamo che non ci sia nessun riscatto o qualcosa di peggio”.

Al momento, però, ha proseguito mons. Martinelli, “tutto è possibile, il riscatto è forse la cosa più normale e logica da aspettarsi, io purtroppo non ho niente di concreto, mi hanno promesso che mi avrebbero dato qualche notizia più precisa ma al momento non so nulla mi dispiace”. Il vicario apostolico di Tripoli ha inoltre ribadito che “i lavoratori italiani sono diminuiti, non c’è più nessuno, hanno avuto tutti l’ordine dall’Ambasciata di partire”. “Sono qui ad attendere  – ha concluso mons. Martinelli – e prego il Signore affinché la cosa si risolva nel modo più pacifico. Ho fiducia nei libici, qualcosa verrà fuori”.

Intanto da Roma Bernardino Leon, inviato Onu per la Libia, chiede “il rilascio immediato e senza condizioni dei quattro italiani”. 

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