scisma Archives - ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/tag/scisma/ Il mondo visto da Roma Thu, 03 Nov 2016 12:30:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 https://it.zenit.org/wp-content/uploads/sites/2/2020/07/02e50587-cropped-9c512312-favicon_1.png scisma Archives - ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/tag/scisma/ 32 32 Dopo gli ortodossi, i luterani: Francesco ritrova l’unità del primo millennio   https://it.zenit.org/2016/11/03/dopo-gli-ortodossi-i-luterani-francesco-ritrova-lunita-del-primo-millennio/ Thu, 03 Nov 2016 12:30:17 +0000 https://it.zenit.org/?p=90881 Il prof. Massimo Borghesi plaude all’incontro tra il Papa e la comunità luterana svedese a Lund: "Un frutto maturo del Concilio Vaticano II"

The post Dopo gli ortodossi, i luterani: Francesco ritrova l’unità del primo millennio   appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
“L’incontro di Lund non sorge dal nulla. È il frutto maturo del Concilio Vaticano II. Le fila degli incontri e del dialogo, germogliate con il Concilio, trovano in Papa Francesco il testimone di una Chiesa che ritrova l’unità del primo millennio”. Lo ha detto in un’intervista a ZENIT Massimo Borghesi, professore ordinario di Filosofia Morale all’Università di Perugia, considerato uno dei più illustri intellettuali cattolici italiani. Borghesi è stato dal 1992 al 1996 professore di Storia della Filosofia Morale presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Lecce. Ha insegnato, dal 1981 al 2007,  EsteticaEticaTeologia filosofica, presso la Pontificia Università S. Bonaventura in Roma e, dal 2000 al 2002 è stato direttore della “Cattedra Bonaventuriana”. Dal 2008 è docente di Filosofia e religione presso la Pontificia Università Urbaniana. È membro del consiglio scientifico e del comitato editoriale di editrici e riviste (Studium, Atlantide, Humanitas, Revista de antropología y cultura cristianas). È stato membro, dal 1993 al 2002, del comitato di redazione della rivista trimestrale Il Nuovo Areopago e collaboratore, dal 1984 al 2012, della rivista internazionale 30Giorni. 
***
Proprio nel 500° anniversario dalle pubblicazioni delle tesi che segnarono il più grande scisma all’interno della Chiesa cattolica, il Papa di Roma e il presidente della Federazione Luterana Mondiale hanno sottoscritto un documento comune. Che cosa significa questo per il i cristiani nel mondo? 
Si tratta, certamente, di un evento di portata storica. Non a caso criticato fortemente dai settori tradizionalisti che paventavano compromessi e cedimenti dottrinali, tali da portare alla fine del cattolicesimo. Non una parola è venuta da questi settori ad incontro concluso.  Forse non è stato così negativo! Si tratta di critiche che ricordano quelle contro Giovanni Paolo II in occasione dello storico incontro sulla pace, ad Assisi il 28 ottobre 1986, con i rappresentanti delle religioni del mondo. Anche allora il tradizionalismo cattolico fece sentire la sua voce stridula criticando apertamente il Papa per il suo irenismo, eclettismo, mescolanza indebita di fede e religiosità. Anche allora si ebbe un inutile polverone.
Venendo all’incontro di Lund, si tratta di una svolta grande nelle relazioni tra cattolici e luterani. L’Europa moderna è il risultato delle guerre di religione che hanno insanguinato il suo suolo dopo la Riforma. Non si comprende nulla dei processi che hanno segnato la modernità se non si parte dalla tragedia di una fede che, dopo aver unito i popoli, li ha tragicamente divisi. La secolarizzazione sorge da qui. Una secolarizzazione che, oggi, ha reso in larga misura obsolete le antiche divisioni che, partite sul terreno religioso, sono state poi “pilotate” da interessi politici ed economici. Questo non significa che l’aspetto dottrinale sia divenuto irrilevante. Esso pesa, certamente. Ma, a fronte di un mondo per il quale la figura di Cristo appare  consegnata ad un passato lontano, i cristiani hanno il dovere di riscoprire ciò che li unisce per offrire una testimonianza credibile al mondo. Hanno il compito di mettere in comune la storia di santità e di misericordia, quella del passato e quella del presente. Va detto che l’incontro di Lund non sorge dal nulla. E’ il frutto maturo del Concilio Vaticano II. Lo spirito di dialogo ha reso possibile la Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione, pubblicata ad Augusta il 31 ottobre 1989, vera premessa di quanto papa Francesco ha detto in Svezia. Inoltre Lund viene dopo i viaggi di Benedetto XVI ad Erfurt, in Germania, il 23 settembre 2011 con i rappresentanti della Chiesa evangelica tedesca, e quello del 2010 in Inghilterra, la prima visita ufficiale di un pontefice nel Regno Unito. In quell’occasione le immagini di Papa Benedetto XVI e dell’arcivescovo Rowan Williams in piedi, vicini, nell’Abbazia di Westminster, furono una dimostrazione di una vicinanza tra Roma e Canterbury impensabile 20 anni fa.
Lei citava prima Benedetto XVI. Sappiamo come taluni contrappongano l’”ortodossia” di Benedetto al magistero di Francesco. Questa dialettica è stata riproposta anche in occasione del viaggio svedese del Pontefice. Ma cosa ha detto Benedetto a Erfurt?
In realtà papa Benedetto ha testimoniato allora la stessa apertura nei confronti del dialogo con i luterani che oggi ha espresso papa Francesco. Nella consapevolezza che sul piano dottrinale rimangono i nodi anche lui si è speso per il riconoscimento dell’unità fondamentale nella fede “in questo momento storico”. <<Quando ho accettato l’invito a questo viaggio – affermò Benedetto nel convento di Lutero – era per me evidente che l’ecumenismo con i nostri amici evangelici dovesse essere un punto forte, un punto centrale di questo viaggio. Noi viviamo in un tempo di secolarismo, come già detto, dove i cristiani insieme hanno la missione di rendere presente il messaggio di Dio, il messaggio di Cristo, di rendere possibile credere, andare avanti con queste grandi idee, verità. E perciò il mettersi insieme, tra cattolici ed evangelici, è un elemento fondamentale per il nostro tempo, anche se istituzionalmente non siamo perfettamente uniti, anche se rimangono problemi, anche grandi problemi, nel fondamento della fede in Cristo, in Dio trinitario e nell’uomo come immagine di Dio, siamo uniti, e questo mostrare al mondo e approfondire questa unità è essenziale in questo momento storico. Perciò sono molto grato ai nostri amici, fratelli e sorelle protestanti, che hanno reso possibile un segno molto significativo: l’incontro nel monastero dove Lutero ha iniziato il suo cammino teologico, la preghiera nella chiesa dove è stato ordinato sacerdote e il parlare insieme sulla nostra responsabilità di cristiani in questo tempo. Sono molto felice di poter mostrare così questa unità fondamentale, che siamo fratelli e sorelle e lavoriamo insieme per il bene dell’umanità, annunciando il lieto messaggio di Cristo, del Dio che ha un volto umano e che parla con noi>>. Così parlava Benedetto XVI. Non mi pare molto diverso da ciò che ha detto Francesco.
Quali sono le implicazioni religiose e politiche dell’incontro di Lund? 
Si tratta di un’altra pagina storica che chiude, idealmente, la seconda scissione che ha caratterizzato la Chiesa nel secondo millennio. La prima, quella con l’Ortodossia, inaugurata dallo scisma di Costantinopoli, nel 1054, che segna la spaccatura tra l’Occidente e l’Oriente cristiano, si chiude, sul piano ideale, con lo storico abbraccio a Cuba tra Francesco e il patriarca russo Kirill. La seconda, iniziata nel 1517 con le tesi di Lutero, che realizza la divisione tra Nord Europa, protestante, e Sud cattolico, si chiude idealmente adesso. Le fila degli incontri e del dialogo, germogliate con il Concilio, trovano oggi in Francesco il testimone dell’unità di una Chiesa che ritrova l’unità del primo millennio. Si tratta di un evento di portata storica che sorge da una concezione che antepone la testimonianza della fede e della carità alla dialettica, nella consapevolezza che ai gesti seguiranno, se Dio lo vuole, iniziative comuni e caduta dei pregiudizi. Sul piano ideale e religioso è come se tramontasse la “modernità”, una modernità europea segnata dal conflitto teologico-politico cattolico-protestante. La categoria di “postmoderno” assume ora il suo significato più proprio.  Occorre “ripensare” la storia moderna dell’Europa riconoscendo le colpe e i limiti da ambedue le parti. Occorre una memoria storica che consenta di valorizzare coloro che si sono battuti per l’unità della fede, non per le divisioni e le guerre. Nel momento stesso in cui il sogno dell’Europa unita rivela fratture e rotture questo ripensamento diventa un contributo fondamentale per l’unità del vecchio continente. A Lund il Papa ha detto: << Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la volontà del popolo fedele, che sempre e in ogni luogo ha bisogno di essere guidato con sicurezza e tenerezza dal suo Buon Pastore». Una fede che torna libera dall’ambizione del potere e dell’egemonia, una fede che non ha bisogno del “nemico” per esistere, può unire gli uomini. La strada dell’incontro è quella indicata da Francesco con il “Primerea”. Seguendo la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione la Chiesa ha riconosciuto nel “primato della Grazia” il punto d’incontro con i luterani. A questo primato della Grazia si è costantemente richiamato Francesco a Lund.
Cattolici e luterani si sono uniti per portare la pace, accogliere i migranti e assistere i poveri ed i bisognosi. Quanto l’alleanza tra cattolici e luterani può incidere sulla situazione delle popolazione e dei governi?  
L’incontro sulla Misericordia, a partire dalle opere della Misericordia, è il “luogo teologico” che porta all’unità. Suona significativo questo invito se si considera che il “sola fide” di Lutero sembra privare di ogni valore salvifico la dimensione delle “opere”. In realtà il primato della Grazia, adeguatamente pensato, consente di salvare tutto.. Le opere della Carità sono il luogo d’incontro tra cristiani divisi. Il volto del povero, come ha detto più volte Francesco, è memoria del Cristo umiliato. La theologia crucis di Ignazio incontra e trasvaluta quella di Lutero.  Quanto al possibile cambiamento degli scenari futuri vale quello che si è detto. Certamente l’incontro di Lund apparirà come una tappa storica del riavvicinamento tra cattolici e protestanti. Poiché stiamo parlando della Federazione Luterana Mondiale questa vicinanza si estende a tutto il mondo anglofono, un mondo che, a seguito dei processi di immigrazione, vede già al proprio interno una presenza pressoché equivalente tra cattolici e protestanti. Il venir meno di storici pregiudizi, che hanno alimentato ostilità profonde, avrà senz’altro una ricaduta positiva nei rapporti tra i popoli e le nazioni segnati dalla fede cristiana.
 

The post Dopo gli ortodossi, i luterani: Francesco ritrova l’unità del primo millennio   appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
"Delitto di scisma". Il Papa scomunica il gruppo del Bambino Gesù di Gallinaro https://it.zenit.org/2016/06/06/delitto-di-scisma-il-papa-scomunica-il-gruppo-del-bambino-gesu-di-gallinaro/ Mon, 06 Jun 2016 15:00:28 +0000 https://it.zenit.org/?p=76926 L'organizzazione pseudo-religiosa, incentrata sul culto della defunta veggente Giuseppina Norcia e guidata dal genero Samuele, era impegnata a diffondere "dottrine falsamente religiose e insegnamenti biblici distorti ed estranei alla verità dei testi sacri"

The post "Delitto di scisma". Il Papa scomunica il gruppo del Bambino Gesù di Gallinaro appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Nel Frusinate non si parla d’altro. Nelle case, in parrocchia, sui giornali, per le strada, circola da sabato scorso una notizia: il Papa ha scomunicato il gruppo ‘Bambino Gesù di Gallinaro’. Una decisione resa pubblica domenica mattina, con la lettura del decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede durante la Messa in tutte le chiese della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.

Scomunicati latae sententiae per “il delitto canonico di scisma” è la motivazione addotta dal Vaticano. Una decisione che, tuttavia, non ha sconvolto più di tanto l’animo dei fedeli visto che da anni si ventila l’ipotesi di una scomunica considerando l’impegno esplicito della setta a diffondere in diverse località – che toccano anche Latina e Salerno – “dottrine falsamente religiose e insegnamenti biblici distorti ed estranei alla verità dei testi sacri”, come si legge in una nota della curia di Sora.

Per avere un quadro della situazione basterebbe consultare il sito web di questa organizzazione pseudo-religiosa che si professa cattolica ma che si presenta come “Chiesa cristiana universale della nuova Gerusalemme” e che addita il Vaticano come “nuova Babilonia”. O leggere le diverse testimonianze di gente che ha frequentato il gruppo e che si dice scandalizzata dalle “eresie” poste in atto dal leader del gruppo Samuele, genero della fondatrice del movimento, Giuseppina Norcia, e autoproclamatosi suo “erede spirituale”.

Giuseppina Norcia era una veggente a cui si dice apparissero regolarmente Dio, la Madonna, Gesù e l’arcangelo Michele. Alla sua morte avvenuta nel 1989, a 49 anni, è subentrato Samuele, marito della figlia Anna, ‘profeta’ sconosciuto di cui non si conosce neppure il cognome. A lui la suocera avrebbe affidato l’incarico di reggere le sorti del gruppo. Negli anni, Samuele ha accentrato tutto il culto della setta sulla sua persona, dando vita ad un devozionismo popolare esasperato. Lo dimostrano, ad esempio, alcuni post pubblicati sui blog dei diversi adepti che scrivono: “La gioia infinita che produce nello spirito proclamare la verità è il segreto della scelta di essere seguaci di Samuele e non di Papa Bergoglio. Grazie Samuele, siamo tuoi seguaci e lo saremo fino alla morte”.

La situazione è letteralmente degenerata negli anni: ai fedeli è stato posto posto l’obbligo di non frequentare i sacramenti (si parla di nonni che non potevano partecipare alla comunione dei nipotini), di rigettare gli insegnamenti e la stessa autorità del Papa definito “eretico”, “blasfemo” ed “omino vestito di bianco”, di interrompere qualsiasi tipo di relazione con i sacerdoti e le rispettive comunità parrocchiali.

Oltre alle eresie e alle trasgressioni della disciplina ecclesiastica, dietro l’opera del ‘Bambino Gesù di Gallinaro’ c’è poi un impero economico e immobiliare messo in piedi negli ultimi anni con le offerte di centinaia di migliaia di pellegrini e gruppi di preghiera che affluivano nel piccolo paesino laziale per visitare il “santuario”. Ovvero un immobile non consacrato costruito poco dopo la morte della Norcia, chiamato ‘Culla del Bambino Gesù’ e destinato all’accoglienza dei fedeli che venivano ogni anno a rendere omaggio a ‘mamma Giuseppina’ e al culto del Bambinello.

Si calcola che, in quasi sei anni, sia finito nelle casse del tempio un giro di offerte pari a circa 300mila euro. Oltre all’ingente flusso di donazioni, gestito dalla onlus “Casa Serena del Bambino Gesù” che fa capo agli eredi di Giuseppina Norcia (cioè a Samuele), l’organizzazione godeva anche dei benefici del 5×1000 della dichiarazione dei redditi a cui aveva chiesto di poter accedere come un normale ente ecclesiastico. A Gallinaro era pure iniziata la costruzione della ‘Arca della salvezza’, struttura che doveva radunare i migliaia fedeli provenienti ogni settimana soprattutto dalla Campania.

Troppi abusi per non finire nel mirino della Santa Sede. Già nel 2001, in occasione della visita di Giovanni Paolo II a Sora (durante cui i fedeli del ‘Bambino Gesù’ chiedevano con insistenza al Papa di visitare il santuario), la Curia vescovile aveva emesso un documento ufficiale in cui si prendevano le distanze da ogni coinvolgimento o approvazione del suddetto fenomeno religioso. “Gallinaro – si leggeva – è luogo di preghiera ma nessuna esplicita approvazione è mai stata data dall’Autorità ecclesiastica a fatti che tendono a presentarsi come ‘straordinari’ o ‘soprannaturali’ mentre non risultano tali né per origine, né per natura, né per contenuto”.

Nel documento dell’ex Sant’Uffizio, invece, si rende noto che, “al fine di salvaguardare l’integrità della fede, della comunione ecclesiale, e dell’azione pastorale della Chiesa a favore del popolo di Dio”,  le iniziative della sedicente ‘Chiesa cristiana universale della nuova Gerusalemme’ sono “in assoluta opposizione alla dottrina cattolica, e pertanto nulla hanno a che fare con la grazia della fede e della salvezza affidate da Gesù Cristo alla Chiesa fondata sulla salda roccia dell’apostolo Pietro”.

“Si invitano tutti i fedeli al dovere della vigilanza e del saggio discernimento per evitare ogni forma di coinvolgimento in tale movimento pseudo-religioso”. E “si rammenta che i fedeli che aderiscono alla suddetta sedicente ‘chiesa’ incorrono ex can. 1364 del Codice di diritto canonico nella scomunica latae sententiae per il delitto canonico di scisma”.

“Non potevano che essere scomunicati” dichiarano a ZENIT autorevoli fonti locali, “in realtà si sono scomunicati da soli già da molto tempo”.

The post "Delitto di scisma". Il Papa scomunica il gruppo del Bambino Gesù di Gallinaro appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill (Testo completo) https://it.zenit.org/2016/02/12/dichiarazione-comune-di-papa-francesco-e-il-patriarca-kirill-testo-completo/ Fri, 12 Feb 2016 07:29:11 +0000 https://it.zenit.org/?p=66486 "La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale"

The post Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill (Testo completo) appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Riprendiamo di seguito il testo integrale della Dichiarazione comune firmata questo pomeriggio a L’Avana (Cuba) da Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia.
***

Dichiarazione comune
di Papa Francesco
e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia

1. Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia. Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.
2. Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo, rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti. Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro per questa regione.
3. Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15).
4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo. Tra loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.
5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21).
6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!
7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.
8. Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose.
9. Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica.
10. In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti. Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.
11. Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della giustizia” (cfrIs 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti, per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e il riposo dell’anima degli innocenti uccisi. Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.
12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si rivolge la parola dell’apostolo: «Carissimi, … nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt4, 12-13).
13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor 14, 33).
14. Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo.
15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.
16. Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.
17. Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali che si è stabilito.
18. Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo dimenticare che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1 Cor 1, 27-29).
19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.
20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.
21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore.
22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr Mt25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.
23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano, vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (cfr Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla preziosadella fede (cfr Mt 13, 46) che avete ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che «siete stati comprati a caro prezzo» (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.
24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo. Non siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5). Non si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto dell’apostolo Paolo: «Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui» (Rm 15, 20).
25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili.
26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.
27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.
28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.
29. In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile promessa: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno» (Lc12, 32)! Cristo è fonte di gioia e di speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).
30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione, incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti, al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!
Francesco, Vescovo di Roma, Papa della Chiesa Cattolica
Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia
12 febbraio 2016, L’Avana (Cuba)

The post Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill (Testo completo) appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Francesco-Kirill: un incontro a forti tinte geopolitiche https://it.zenit.org/2016/02/11/francesco-kirill-un-incontro-a-forti-tinte-geopolitiche/ Thu, 11 Feb 2016 14:33:55 +0000 https://it.zenit.org/?p=66303 Quello che si consumerà domani a Cuba è un evento storico. Ma quali risvolti susciterà? L'analisi di don Stefano Caprio, uno dei primi preti cattolici ad arrivare in Russia dopo il 1989

The post Francesco-Kirill: un incontro a forti tinte geopolitiche appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Una serie di tasselli che si sono incastrati. È da questa raffinata dinamica, di impronta geopolitica prima ancora che ecumenica, che nasce l’incontro che vedrà impegnati domani, all’Avana, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Un avvenimento di precipua importanza, destinato a lasciare traccia nella storia. È la prima volta a seguito dello scisma d’Oriente del 1054 che un Pontefice di Santa Romana Chiesa e un Patriarca russo-ortodosso si guarderanno negli occhi.
Si tratta di un desiderio più volte rincorso da entrambe le parti e soltanto sfiorato nei decenni passati. Se la ricerca di una relazione con Mosca da parte vaticana va letta nell’ottica del costante impegno ecumenico seguito al Concilio Vaticano II, il dialogo con Roma è altresì “nella natura della Chiesa russa, che ha sempre assunto una posizione mediana tra l’Oriente e l’Occidente, a tal punto da ergersi a Terza Roma”. A sostenere questa tesi nel corso di un incontro con la stampa è don Stefano Caprio, uno dei primi sacerdoti cattolici ad arrivare in Russia nel 1989 e oggi docente del Pontificio istituto orientale di storia e cultura russa.
L’anelito della Chiesa russo-ortodossa di assumere un ruolo di interlocutore con Roma è stato tuttavia più volte strozzato dai processi storici. Una nuova linfa avvenne con la Rivoluzione d’ottobre del 1918, la quale fu foriera alla restaurazione del Patriarcato dopo la soppressione da parte dello Zar Pietro il Grande in luogo del Santo Sinodo.
Il potere sovietico, malgrado l’antitetica visione del mondo, ebbe tutto l’interesse a rendere incessanti i rapporti con il Vaticano. Racconta a tal proposito don Caprio che “durante la guerra fredda Mosca cercò nel Vaticano un interlocutore per alleggerire la pressione, tanto che proprio il Vaticano nel 1969 fu il primo Stato a firmare l’accordo di non proliferazione nucleare con l’Unione Sovietica”.
Un esempio, questo, di ciò che gli storici chiamano Ostpolitik vaticana, una prudente politica di dialogo con i Paesi al di là della cortina di ferro. “Oggi stiamo assistendo – osserva don Caprio – a una nuova era di Ostpolitik del Vaticano, il quale cerca di essere accomodante nei confronti dei vari attori di uno scacchiere geopolitico diventato multipolare”.
In questo scacchiere continua a giocare un ruolo oltremodo importante la Russia. Il dialogo con un tale gigante della politica internazionale è pertanto ineludibile per il Vaticano. Lo era già nel 1997, quando le polveri alzatesi dopo la caduta del muro di Berlino non si erano ancora dipanate del tutto.
Fu vicinissimo a realizzarsi, all’epoca, un incontro tra Giovanni Paolo II e l’allora Patriarca di Mosca Aleskij II, nella città austriaca di Graz. Saltò all’ultimo, a causa dell’opposizione dell’ala più conservatrice dell’ortodossia russa, risentita verso i greco-cattolici ucraini (definiti in modo sprezzante “uniati”) e ossessionata dall’idea che il Vaticano volesse fare del proselitismo nella Russia post-sovietica.
Quest’ultima accusa iniziò a rientrare nel 2002, con la scelta del Vaticano di inviare come nunzio in Russia mons. Antonio Mennini, fautore di una linea più conciliante con gli ortodossi. Linea avvalorata da nuovi elementi grazie all’elezione del card. Joseph Ratzinger a Papa.
È a Benedetto XVI, infatti, che va attribuita una determinante operazione di disgelo con Mosca. Tra lui e il Patriarca Kirill c’è sempre stata una grande sintonia in merito ad alcuni temi dottrinali e di stringente attualità: lotta al relativismo, difesa della vita e della famiglia, preoccupazione per l’insorgere di nuovi fanatismi che minacciano i cristiani in alcune regioni del pianeta.
Per via di questa affinità, secondo don Caprio, “Kirill non avrebbe mai accettato di incontrare Benedetto XVI, poiché sarebbe apparso troppo come un suo discepolo”. Del resto, in Russia, l’attuale Patriarca ha sempre dovuto difendersi, per via del suo costante filo diretto con il Vaticano, dalle accuse di essere un “cripto-cattolico”. Il pontificato di Benedetto XVI è dunque servito ad aprire la strada all’evento tanto atteso di domani a Cuba, a cui presenzierà un Papa, qual è Bergoglio, non europeo e dunque culturalmente estraneo ai dissidi tra cattolici e ortodossi che allignano nella storia.
Russi, intesi come Chiesa russo-ortodossa, che trarranno un giovamento anzitutto “interno” da questo incontro. A giugno su un’altra isola, a Creta, si terrà il Concilio pan-ortodosso. Un’assise che si profila tutt’altro che semplice, viste le divergenze tra Mosca e Costantinopoli. In ragione del legame tra Bartolomeo di Costantinopoli e Francesco, Kirill ha tutto l’interesse a recuperare terreno sul fronte dei rapporti con la Santa Sede. Uno degli argomenti che verranno trattati nel Concilio, d’altronde, è proprio il rapporto dell’Ortodossia con le altre Chiese cristiane. Giungere a Creta pochi mesi dopo aver incontrato il Vescovo di Roma, concede a Kirill maggiore autorità su questo delicato tema.
C’è poi un fronte che è ancora più “interno”. Ed è quello dei rapporti tra Patriarcato e Cremlino. “L’annessione della Crimea stabilita da Putin non è piaciuta a Kirill”, spiega don Caprio. Il Patriarca è infatti consapevole che alzare il livello dello scontro potrebbe foraggiare un’alleanza, in chiave nazionalista, tra greco-cattolici ucraini e Chiesa ortodossa-ucraina, rispolverando in quella terra un’antica istanza a creare una Chiesa orientale di rito bizantino autonoma sia da Roma che da Mosca.
Don Caprio ritiene che Putin, già “figlio spirituale” di Kirill, l’abbia oggi sorpassato su una corsia “nazionalista ultra-ortodossa”. L’incontro tra il Patriarca e Papa Francesco, dunque, serve anche a spedire un messaggio al presidente della Federazione Russa, ossia che le relazioni con le Chiese cristiane sono di competenza del Patriarcato e che le scelte politiche del Cremlino debbono tenerne conto. Resta tuttavia innegabile che anche Putin si gioverà di quest’incontro, che dal suo punto di vista costituisce un segnale di riavvicinamento dell’Occidente a Mosca, ancora bersaglio delle sanzioni commerciali.
Quale giovamento trarrà invece la Chiesa cattolica da questo storico evento? “Certamente non la ripresa del dialogo ecumenico”, sentenzia don Caprio. Il quale ricorda che l’Ortodossia russa, a differenza di quella di Costantinopoli, ha sempre rifiutato di affrontare le spinose questioni dottrinarie con i cattolici. Esempio in tal senso è la diserzione da parte dei rappresentanti russi alla Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa che si tenne nel 2007 a Ravenna.
Piuttosto che l’ecumenismo, dunque, l’incontro di domani a Cuba può portare legno in cascina sul fronte della cooperazione a livello geopolitico. Francesco e Kirill, osserva don Caprio, possono trovare dei punti d’incontro nella gestione delle crisi di fedeli dovuta alla secolarizzazione globale e a quella della persecuzione dei cristiani. Del resto, come ha commentato il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, il genocidio della popolazione cristiana “richiede misure urgenti e una più stretta cooperazione tra le Chiese cristiane”. Finora, riconosciuta da entrambe le Chiese la gravità della situazione, è mancata però una comune linea sulle azioni da intraprendere. Chissà se dall’aeroporto dell’Avana si eleveranno novità in tal senso.

The post Francesco-Kirill: un incontro a forti tinte geopolitiche appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Londra. Torna il rito latino a 450 anni dallo scisma anglicano https://it.zenit.org/2016/02/08/londra-torna-il-rito-latino-a-450-anni-dallo-scisma-anglicano/ Mon, 08 Feb 2016 09:34:54 +0000 https://it.zenit.org/?p=65991 Nella Cappella Reale dell'Hampton Court Palace verranno celebrati i Vespri secondo il rito della Chiesa cattolica, presieduti dal card. Nichols

The post Londra. Torna il rito latino a 450 anni dallo scisma anglicano appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Storico evento presso la Cappella Reale dell’Hampton Court Palace di Londra: dopo 450 anni dallo scisma anglicano, verrà ospitata nuovamente una celebrazione liturgica secondo il rito latino della Chiesa cattolica. L’evento di impronta ecumenica è organizzato grazie alla collaborazione tra la “Genesis Foundation” e la “Choral Foundation”, due enti a tutela dell’arte e degli artisti.
A celebrare i Vespri, quasi interamente in latino, sarà il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, mentre il rev. Richard Chartres, vescovo anglicano di Londra e decano della Cappella di Sua Maestà, pronuncerà un sermone. Intervistato dalla Radio Vaticana, il card. Nichols ha spiegato che “la musica è stata scelta in concordanza con la storia della Chapel Royal, e questa è uno degli aspetti più intensi dell’evento. La musica è ampiamente quella di Thomas Tallis e di William Byrd, compositori a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Nasce prima Tallis che poi diventa il tutore di Byrd, ambedue hanno vissuto le turbolenze dell’inizio della Riforma nel 1535 e poi dei decenni successivi, quando la situazione in Inghilterra era ancora molto porosa e poco consistente”.
Il card. Nichols ha inoltre affermato che “il rifiuto del papato da parte di Enrico VIII aveva aperto le porte a un grande cambiamento culturale, ma l’imposizione della liturgia anglicana riformata è avvenuta molto gradualmente, e sia Tallis sia Byrd hanno quindi scritto musiche sia ‘cattoliche’ sia ‘anglicane’, anche in inglese. Hanno così saputo muoversi da una sponda all’altra… In molti modi, la Chapel Royal ha raccolto questa sorta di ‘fluidità’, di incertezza e anche di ambiguità dell’epoca”.

The post Londra. Torna il rito latino a 450 anni dallo scisma anglicano appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>