pino puglisi Archives - ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/tag/pino-puglisi/ Il mondo visto da Roma Fri, 15 Sep 2017 16:58:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 https://it.zenit.org/wp-content/uploads/sites/2/2020/07/02e50587-cropped-9c512312-favicon_1.png pino puglisi Archives - ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/tag/pino-puglisi/ 32 32 Don Puglisi, testimone di resilienza, di Vincenzo Bertolone https://it.zenit.org/2017/09/15/don-puglisi-testimone-di-resilienza-di-vincenzo-bertolone/ Fri, 15 Sep 2017 16:58:01 +0000 https://it.zenit.org/?p=106285 Il sacerdote siciliano fu ucciso a Palermo da "Cosa nostra" il 15 settembre del 1993, giorno del suo 56º compleanno

The post Don Puglisi, testimone di resilienza, di Vincenzo Bertolone appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
«E’ sperare la cosa più difficile. La cosa più facile è disperare, ed è la grande tentazione».
Come Charles Péguy scriveva, così Pino Puglisi visse. Se ne occupa anche Sergio Astori nel suo recente saggio sulla resilienza, la capacità «di adattamento positivo a fronte di un’avversità, di un trauma, di una tragedia, di minacce e simili fonti significative di stress». Che per un sacerdote, e in generale per il cristiano, è la dote del buon grano rispetto all’asfissia generata dalla zizzania: non si può estirpare la mala pianta, altrimenti si perderebbe anche il buon raccolto.
Certo, ci sono ambiti nei quali la resilienza era ed è messa a dura prova. Come nel quartiere palermitano di Brancaccio, dove il parroco venne ucciso la sera del 15 settembre del 1993. È in un contesto fatto di povertà e cultura dello “scarto” (come l’avrebbe definita qualche tempo più tardi Papa Francesco), di problemi di igiene e salute, di strade mafiosizzate e violenza quotidiana che si sviluppa l’opera pastorale di don Puglisi, prete tutt’altro contro: egli non era “anti” qualcosa o qualcuno, ma era “per” l’uomo, nella convinzione che le mafie non si combattono solo costruendo trincee, erigendo steccati e ingaggiando lotte tanto cruente, quanto perdenti. No: il resiliente, proprio perché non ha poteri materiali, a lungo andare dà fastidio o appare paradossale, come paradossale era il Vangelo che egli portava sempre in mano. Anche l’ultimo giorno, quando tre sicari gli si pararono davanti sull’uscio di casa fingendo una rapina, mentre il quarto membro del commando, Salvatore Grigoli, gli sparava alla nuca un colpo di pistola.
Perché la cupola aveva ordinato l’eliminazione del resiliente prete Puglisi? Che cosa era risultato terribilmente scomodo agli occhi di chi era stato affiliato a Cosa Nostra recitando il padre nostro dei mafiosi, in dispregio alla preghiera insegnata da Gesù? La sessione Ordinaria dei Membri della Congregazione vaticana delle Cause dei santi del 12 dicembre 2006 rilevò dei punti critici nella causa di beatificazione, domandando di chiarire -come in effetti successivamente avvenne- se si potesse dimostrare l’odium fidei nell’uccisore di Puglisi (un sicario che aveva al suo attivo il triste primato di quasi mezzo centinaio di morti ammazzati) e nei mandanti (i vertici della “cupola mafiosa”), oppure se ci si trovasse di fronte ad un omicidio ispirato dalla voglia di vendetta dei mafiosi nei confronti di quel parroco che ostacolava i loro interessi sociali ed economici. Di appurare, insomma, se l’avessero ucciso non tanto perché cristiano, men che meno prete, ma in quanto persona che – con le sue risorse, le sue finalità ed i suoi metodi, differenti da quelli giudiziari – causava intralci ai  piani mafiosi di controllo ingiusto e illegale del territorio di cui era parroco. La risposta venne dal capo dei capi, da Leoluca Bagarella, che s’arrabbiò coi Graviano non soltanto perché i loro uomini hanno ammazzato il parroco di Brancaccio, ma perché hanno dato il tempo a quel prete di diventare qualcos’altro, una specie di eroe inerme, cioè protagonista non violento di un modus vivendi, insomma di resilienza, dimostrata anche non chiedendo al cardinale Pappalardo di essere trasferito ad altra sede per evitare possibili pericoli, per non smentire la speranza seminata  cedendo alla disperazione  proveniente da una realtà territoriale impossibile da cambiare.
I dati di fatto, dunque, erano che il parroco Puglisi offriva ai giovani concrete alternative allo sfruttamento ed al disagio sociale, anzi suscitava in essi fiducia insegnando a praticare la legalità, anche quando si trattava di chiedere un prestito al Banco di Sicilia, che sarebbe stato restituito con i proventi di una lotteria regolarmente fatta registrare da don Pino all’Intendenza di Finanza. Per loro investiva sull’educazione, sulla semina di speranza, sulla facilitazione della resilienza, usando “anche” la sua mitezza e “tecnica del sorriso”. Un dolce sorriso, quello di don Pino, espresso anche in punto di morte, quasi a voler dire che era possibile il cambiamento anche in quel quartiere degradato e pressoché dimenticato dalle Istituzioni civiche e dai politici. E tutto ciò generò avversione nei confronti di un messaggio che altro non era -ed è- che il fedele annuncio dell’insegnamento evangelico.
In definitiva, don Puglisi ha pagato il suo amore per Cristo e per la Chiesa con la propria immolazione “reo” di aver “aizzato” la gente a perseguire valori umani e cristiani, quali la tutela dei più deboli, dell’educazione della gioventù, del rispetto della giustizia e della legalità, dell’acquisizione di diritti fino a quel momento totalmente negati ai cittadini. E tutto questo con la sola “arma” del Vangelo di Cristo. 3P: prete tanto semplice, quanto scomodo, specialmente per chi tentò di relegarlo in un angolo, anzi cancellarlo. Ieri, i mafiosi fisicamente. Oggi tutti coloro che pensano di farne un santino da conservare nel portafogli. Ma di fronte ad un martirio che chiama al dovere della testimonianza, non c’è più spazio ormai per la menzogna del male. Non più.
Monsignor Vincenzo Bertolone è arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra. E’ anche postulatore della causa di canonizzazione di don Puglisi.

The post Don Puglisi, testimone di resilienza, di Vincenzo Bertolone appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
L'arcidiocesi di Catanzaro inaugura l’Anno pastorale nel segno di don Pino Puglisi https://it.zenit.org/2016/10/07/larcidiocesi-di-catanzaro-inaugura-lanno-pastorale-nel-segno-di-don-pino-puglisi/ Fri, 07 Oct 2016 08:15:49 +0000 https://it.zenit.org/?p=88140 L’arcivescovo Bertolone ha invitato la comunità allo stile del parroco siciliano: "Vangelo sotto il braccio, sorriso di fronte ai nemici, povertà, vita cristiana ordinaria vissuta straordinariamente"

The post L'arcidiocesi di Catanzaro inaugura l’Anno pastorale nel segno di don Pino Puglisi appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>
Con la prolusione sul tema: «Il dialogo tra fede e scienza: nuova periferia per la testimonianza del Vangelo», e con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo metropolita Vincenzo Bertolone, è stato inaugurato ufficialmente ieri sera, nella Cattedrale di Catanzaro, il nuovo anno pastorale 2016-2017.
Mons. Bertolone ha invitato la comunità ad esercitare la carità di Gesù Cristo e dei suoi testimoni che, come don Pino Puglisi, “sono degli specchi che ci restituiscono l’immagine del buon samaritano e di tanti esempi di vita ben spesa”.
La prolusione, dettata dalla professoressa Marinella Perroni, teologa e docente nel Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, e l’introduzione da parte dell’arcivescovo, hanno dato un’ampia attenzione al libro di don Francesco Brancaccio “Ai margini dell’universo, al centro del creato”. Un lavoro di ricerca in cui emerge come il binomio “scienze e fede”, anche se fornisce approcci diversi alla realtà, può entrare in un dialogo intenso e produttivo offrendo il proprio peculiare e insostituibile apporto a una visione integrale dell’uomo.
Secondo quando emerge nel testo di don Francesco Brancaccio, intervenuto a fine serata, “se la cultura laica è rimasta spesso “periferica” nel panorama dei destinatari ai quali il messaggio cristiano è stato più direttamente proposto,  oggi più che mai, con umiltà e coerenza, la missione evangelizzatrice della Chiesa è chiamata a ridare centralità al mondo ‘laico’, riportarlo al cuore delle preoccupazioni pastorali dei cristiani. Non è un tentativo di ‘far valere’ la cultura di fede, ma di testimoniarla e proporla, di renderne ragione con dolcezza e rispetto”.
Un pensiero fortemente approfondito dalla prolusione della prof. Perroni, attraverso una lettura teologica che ha interrogato vari ambiti, oltre a quello della scienza, e dall’arcivescovo Bertolone, che ha ricordato ai suoi presbiteri ed ai fedeli laici presenti, la necessità di una rinnovata esigenza pastorale in grado di saper evangelizzare in una società spesso complessa e frantumata.
Se la Chiesa non è stata in grado di accompagnare, comprendere, integrare, facendosi prossima agli sfiduciati, per il presule occorre recuperare “uno stile, un metodo ed un linguaggio, per ricreare un reticolato religioso e credente, in cui ciascuno si ponga al servizio degli altri, ritrovando nelle comunità parrocchiali, in quanto luogo primario della convergenza eucaristica e ambiente caldo delle relazioni interpersonali con Dio ed i fratelli e le sorelle, la capacità della sintesi”.
Un invito, quello di mons. Bertolone, ad una testimonianza sempre più autentica, che sappia ben esercitare la carità di Gesù Cristo e dei suoi testimoni che, come don Pino Puglisi, “sono degli specchi che ci restituiscono l’immagine del buon samaritano e di tanti esempi di vita ben spesa”.
«La vita – ha detto l’arcivescovo – può essere bella malgrado gli agguati, le tentazioni, le cadute, i problemi e chi ci vorrebbe allontanare dalla fede. Testimoni, o esempi di come si possa e si debba fare per tracciare un itinerario di vita buona, ispirata al Vangelo, che è la bellezza del Signore in persona. Mostratela, mostriamola soprattutto ai gruppi di ragazzi e di giovani, questa bellezza di Gesù Cristo e, sulla sua scia, la bellezza di coloro che hanno versato il sangue per lui. Lo dico soprattutto agli educatori, agli animatori, ai catechisti».
Un invito pastorale, quello di Mons. Bertolone, per ritrovare l’ottimismo della fede in Gesù Cristo, attraverso un metodo di pianificazione pastorale capace di rileggere, approfondire e progettare l’azione pastorale attraverso un vero e proprio “metodo”, che ha ampiamente riproposto alla comunità diocesana attraverso la lettera pastorale “Il Fascino del Vangelo della Tenerezza”.
Un testo in cui offre illuminati suggerimenti pastorali, rileggendo la figura del Beato Pino Puglisi, un presbitero-pastore innamorato del Signore, “espressione bella di una Chiesa che sa immedesimarsi nei sentimenti di Cristo dell’ umiltà, del disinteresse e delle beatitudini, sapendo riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente, nei poveri”.
Dopo la prolusione, la serata si è conclusa con la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Bertolone, alla presenza dell’arcivescovo emerito Antonio Cantisani, del clero, dei religiosi, dei diaconi e di tutto il popolo.
Alla luce della Parola proclamata, Bertolone ha ripreso il concetto su come testimoniare l’annuncio vero del vangelo, capace di scaldare e trasformare i cuori secondo il cuore di Dio, richiamando, nel giorno della memoria, Santa Faustina Kovalska, apostola della misericordia e ricordando la dedicazione della Chiesa Cattedrale.
“Nelle periferie – ha detto il celebrante -, i testimoni portano non soltanto il pane del cielo e il boccone del povero, ma anche il pane della cultura a tutti coloro che sono affamati di un equilibrato rapporto tra scienza e fede, tra ragione speculativa e ragione teologica“. Oggi, però, ha evidenziato, “le periferie non ci attendono più. Dobbiamo noi portarci con tenerezza dove vi è  crisi delle pratiche di culto, dove monta la preoccupazione, dove c’ è ‘una crisi generale della fede’”.
Richiamando alcuni drammi del nostro difficile secolo, con un bilancio tragico, terribile, sanguinario e accelerato, che non risparmia neppure i bambini, a mons. Bertolone non sono mancate domande per captare l’attenzione della sua gente. “Esiste un metodo, una chiave, un sistema… per far trionfare, finalmente, le esigenze del regno di Dio sulla terra? Come incoraggiare, nonostante l’indifferenza religiosa, il tema della misericordia?”, ha domandato.
“Mentre il mondo va – ha soggiunto – siamo noi che dobbiamo essere testimoni veri, noi presbiteri, e laici catechisti,  credenti, appartenenti alle varie aggregazioni”. Lo stile testimoniale, è l’auspicio dell’arcivescovo, sia quello di don Pino Puglisi: “Vangelo sotto il braccio, sorriso anche di fronte ai nemici, scarpe bucate per la vita povera e sobria, la testimonianza di una vita cristiana ordinaria, vissuta straordinariamente. Dacci, Signore, lo spirito e lo stile del martire Puglisi!”.

The post L'arcidiocesi di Catanzaro inaugura l’Anno pastorale nel segno di don Pino Puglisi appeared first on ZENIT - Italiano.

]]>