Pino Noia, Author at ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/author/pinonoia/ Il mondo visto da Roma Sun, 09 Mar 2014 00:00:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://it.zenit.org/wp-content/uploads/sites/2/2020/07/02e50587-cropped-9c512312-favicon_1.png Pino Noia, Author at ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/author/pinonoia/ 32 32 Terapia fetale e trattamenti palliativi prenatali https://it.zenit.org/2014/03/09/terapia-fetale-e-trattamenti-palliativi-prenatali/ https://it.zenit.org/2014/03/09/terapia-fetale-e-trattamenti-palliativi-prenatali/#respond Sun, 09 Mar 2014 00:00:00 +0000 https://it.zenit.org/terapia-fetale-e-trattamenti-palliativi-prenatali/ Oggi è possibile curare i bambini ancora in grembo cambiando la storia naturale di molte condizioni patologiche, per restituire vita al feto erroneamente considerato terminale, speranza alla famiglia e dignità scientifica ai medici

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La terapia fetale ha consolidato sempre più il concetto di feto come paziente e negli ultimi 15 anni si è spinta, lì dove il trattamento terapeutico non era possibile, ad attuare trattamenti di palliazione per il feto sia per diminuire le problematiche legate al dolore fetale (palliazione nocicettiva) sia per attuare procedure che pur non essendo risolutive permettono di arrivare ad epoche gestazionali compatibili con la vita postnatale (palliazione clinica).

La terapia fetale quindi è uscita dall’alveo sperimentale ed è diventata un’opzione terapeutica scientificamente validata come risposta a patologie fetali considerate fino a pochi anni or sono non passibili di terapia.

Le metodologie di cura fetale sono essenzialmente 4: transplacentare non invasiva (attraverso la madre), invasiva con aghi e dispositivi eco guidati (invasiva fetoscopica), invasiva open. La prima forma di metodologia terapeutica comprende l’uso di farmaci che passando la placenta vanno a curare patologie del ritmo cardiaco fetale o più recentemente mirano a contenere il danno neurocognitivo nei bambini down.

La seconda forma di terapia fetale comprende vari approcci. Drenare grosse cisti ovariche (tra 4 e 8 cm) di bambine non ancora nate (approccio  intralesionale) permette di far nascere feti che conservano la capacità procreativa futura, evitando la torsione del peduncolo ovarico, la necrosi e la perdita dell’ovaio prima della nascita. Immettere tiroxina nel liquido amniotico con un ago sotto guida ecografica (approccio intramniotico, amnioinfusione) mira ad impedire che un feto con gozzo tiroideo prenatale vada incontro a ritardo mentale. Il gozzo, in effetti, scompare dopo che il feto con i normali atti di deglutizione beve il liquido amniotico come una medicina. In altri casi correggere la mancanza di liquido amniotico con soluzione fisiologica dalla 17° alla 25° settimana (approccio intramniotico, amnioinfusione) permette di aiutare la formazione dei polmoni fetali e così prepararli all’adattamento postnatale (sopravvivenza passata dal 27 al 50%).

Viceversa in caso di gravidanze gemellari in cui uno dei due gemelli ha una grande quantità di liquido amniotico nella sua sacca (sindrome TTTS) l’asportazione di grandi quantità di liquido (approccio amniotico, amnioriduzione) comporta un aumento di sopravvivenza che passa dal 12 al 45%.

In tali casi però il trattamento che migliora ancor più la sopravvivenza e diminuisce la morbilità feto neonatale è il trattamento laser. Questa tecnica appartiene alle metodologie fetoscopiche che mirano a ridistribuire la circolazione fra i due gemelli qualora vi siano collegamenti vascolari patologici.

Fare trasfusioni a feti gravemente anemici, direttamente nel cordone ombelicale sotto guida ecografica (approccio intravascolare), ha aumentato la sopravvivenza negli ultimi 20 anni dal 40 al 90%, così come il drenaggio di liquidi patologici dalla pancia e dal torace fetale ha spostato la sopravvivenza dal 35 al 70%.

I trattamenti palliativi, soprattutto in presenza di accumuli e distensione delle sierose fetali mirano ad evitare che i liquidi raccolti distendendo le sierose ricche di terminazioni nervose, possano far sentire dolore al feto. Tale approccio però permette anche altri due obiettivi: studiare il liquido drenato (valutazione diagnostica) e impedire la compressione del liquido sul ritorno venoso per opporsi allo scompenso cardiaco (azione terapeutica). Come si vede diagnosi, palliazione e terapia fetale s’integrano e cambiano la storia naturale di molte condizioni patologiche, restituendo vita al feto erroneamente considerato terminale, speranza alla famiglia e dignità scientifica ai medici.

[Fonte: Notizie Pro Vita, marzo 2014, p.9]

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Il concepito è "Uno di Noi" https://it.zenit.org/2013/03/03/il-concepito-e-uno-di-noi-2/ https://it.zenit.org/2013/03/03/il-concepito-e-uno-di-noi-2/#respond Sun, 03 Mar 2013 00:00:00 +0000 https://it.zenit.org/il-concepito-e-uno-di-noi-2/ Anche la scienza riconosce la dignità della vita fin dal concepimento

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Quando guardiamo all’essenziale che è invisibile agli occhi del corpo, dobbiamo usare categorie di valutazione basate sulle ragioni della ragione scientifica. Infatti i dati che la scienza della procreazione ha dimostrato negli ultimi 40 anni, fondano i diritti dell’embrione.

Essi sono dimostrati in maniera inequivocabile da 3 considerazioni:

L’embrione è uno di noi perché ha un protagonismo biologico che nessuno può negare. Helen Pearson afferma su Nature 2002 “Il tuo destino dal giorno uno”. E questo protagonismo biologico avvalorato precedentemente dal British Medical Journal l’embrione è un attivo orchestratore del suo impianto e del suo destino futuro, è alla base degli ultimi studi che mostrano un’autonomia biologica dell’embrione (moltiplicazione cellulare, specializzazione del file genomico, impianto all’interno dell’endometrio).

L’embrione è uno di noi perché è relazionato con la madre sin da subito; è da questa relazione nell’ambiente endotubarico che derivano tutte le problematiche del futuro essere umano, come l’aborto spontaneo, la placentazione, il peso alla nascita, le problematiche nell’infanzia, nell’adolescenza e nella vita adulta.

L’embrione è uno di noi perché può essere curato prenatalmente come un paziente adulto. Come nella medicina dell’adulto abbiamo un braccio diagnostico e un braccio terapeutico, così, nella medicina dell’embrione e del feto, abbiamo una fase di diagnosi invasiva (con rischio-beneficio eticamente accettabile) e non invasiva; continua poi la fase di terapia del feto non invasiva (per via transplacentare) e invasiva con tutti i più moderni approcci eco guidati nei vari comportamenti fetali e annessi ali: amnio infusioni, amnio riduzioni, trasfusioni fetali intra-uterine, chirurgia fetale aperta, approcci endoscopici eco guidati, sono solo esemplificazioni ridotte per far capire l’assoluta accettazione e cura di questo paziente particolare.

“Se vuoi trovare la sorgente, devi andare controcorrente”(Giovanni PaoloII ). Come i salmoni risaliamo la corrente per depositare le uova della verità scientifica sulla persona umana e per difendere i bambini non nati perché, l’embrione è uno di noi: protagonista biologico relazionato con la madre/paziente a tutti gli effetti.

Per sottoscrivere l’iniziativa “Uno di Noi” cliccare sul link:
https://ec.europa.eu/citizens-initiative/ECI-2012-000005/public/signup.do

Il professor Pino Noia è responsabile del Telefono Rosso, Università Cattolica del Sacro Cuore, Membro del Comitato Esecutivo del Centro per la Cooperazione Internazionale. Fa parte da 15 anni della International Fetal Medicine Surgery Society (IFMSS). E’ autore di 261 pubblicazioni su riviste nazionali e 198 pubblicazioni su riviste internazionali. Autore di diversi libri e curatore di 30 capitoli in volumi differenti.

E’ Professore Associato di Medicina dell’Età Prenatale presso la facoltà di Medicina e Chirurgia “A.Gemelli” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Docente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, della Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, della Scuola di Ostetricia del Policlinico “A. Gemelli” (dal 1983), del corso di laurea in Ostetricia, dell’Istituto di Bioetica  e della Scuola di Specializzazione in Genetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Membro del Consiglio Direttivo del Centro di Bioetica. Presidente della Commissione Scientifica e membro del Consiglio di Presidenza della Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana. Socio fondatore e Vicepresidente dell’Associazione “La Quercia Millenaria” Onlus.

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