Michaela Koller, Author at ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/author/michaelakoller/ Il mondo visto da Roma Thu, 23 Jun 2016 12:35:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 https://it.zenit.org/wp-content/uploads/sites/2/2020/07/02e50587-cropped-9c512312-favicon_1.png Michaela Koller, Author at ZENIT - Italiano https://it.zenit.org/author/michaelakoller/ 32 32 In prima linea contro la schiavitù in Pakistan https://it.zenit.org/2016/06/23/in-prima-linea-contro-la-schiavitu-in-pakistan/ Thu, 23 Jun 2016 12:35:30 +0000 https://it.zenit.org/?p=78376 L’avvocato Aneeqa Anthony è stato ricevuto mercoledì da papa Francesco, al quale ha consegnato un mattone dipinto, emblema della sua battaglia a difesa dei cristiani

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L’avvocato per i diritti umani pakistano Aneeqa Anthony è stato ricevuto mercoledì scorso da papa Francesco a margine dell’Udienza Generale. Anthony ha portato con sé un mattone dipinto, a simboleggiare i numerosi cristiani resi schiavi nelle fabbriche di mattoni in Pakistan.
La Società Internazionale per i Diritti Umani (ISHR), con sede a Francoforte, ha offerto il suo sostegno ad Anthony, con l’obiettivo di aprire la strada per l’uguaglianza per le minoranze, ostacolata, tra le altre cose, dalle leggi sulla blasfemia.
L’ostacolo simboleggiato dal mattone è stato progettato dai tre figli della coppia cristiana Shama Bibi (26 anni) e Shahzad Masih (28 anni) che furono selvaggiamente picchiati e bruciati vivi in una fornace di mattoni, dalla folla nel novembre 2014. Anthony sta ora rappresentando i bambini in tribunale.
La coppia era stata accusata di aver bruciato alcune pagine del Corano. Erano quindi stati ridotti in schiavitù proprio in una fabbrica di mattoni. Secondo le indagini della polizia, il proprietario aveva incitato un predicatore islamico ad accusare pubblicamente la coppia di blasfemia. Una folla di fanatici li aveva poi trascinati presso la fabbrica, picchiandoli quasi a morte e, infine, ficcandoli a bruciare nel forno. Al momento del delitto, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, aveva parlato di un “atto barbaro” ed aveva chiesto alle autorità islamiche di denunciare l’atto.
Nel corso del loro colloquio personale, Aneeqa Anthony ha confidato a papa Francesco: “Questo modesto dono dal mio paese è stato progettato da figli di schiavi, che come molti cristiani, lavoravano in una fabbrica di mattoni. Sono stati costretti a testimoniare come i loro genitori Shama e Shahzad sono stati bruciati vivi in un forno di mattoni da una folla fanatica per presunta blasfemia nel novembre del 2014. I miei colleghi avvocati ed io siamo riusciti a mettere le persone sospettate dietro le sbarre. Non siamo più sicuri in casa nostra. Il Pakistan non è un paese sicuro, specie per i cristiani come noi, e ancor meno per i figli di Shama e Shahzad. I paesi europei non dovrebbero chiudere le porte alla sofferenza dei cristiani. Aiutateci a convincere i loro governi!”.
Papa Francesco ha preso il mattone, ha osservato i dipinti dei bambini ed ha ascoltato con attenzione la storia, in particolare il fatto che la moglie e i due figli piccoli di Anthony sono stati invitati all’incontro in prima fila ma l’ambasciata italiana non ha rilasciato il visto per loro.
Il 16 aprile, il primo sospettato del linciaggio è stato rilasciato su cauzione. I bambini, oggi di tre, cinque e sette anni, hanno rischiato anche loro di finire inceneriti. Gli osservatori temevano che i sospettati possano compiere un atto di vendetta; come è avvenuto all’inizio di dicembre dello scorso anno, quando Anthony, ricevette minacce di morte per essersi occupato legalmente del caso.
Secondo il World Slavery Index, il Pakistan è tra i primi cinque paesi che impiegano il maggior numero di schiavi in termini assoluti: molti di loro appartengono alla minoranza cristiana (2,7% della popolazione).

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Il salesiano premio Nobel che ha sconfitto la dittatura a Timor Est https://it.zenit.org/2015/06/11/il-salesiano-premio-nobel-che-ha-sconfitto-la-dittatura-a-timor-est/ https://it.zenit.org/2015/06/11/il-salesiano-premio-nobel-che-ha-sconfitto-la-dittatura-a-timor-est/#comments Thu, 11 Jun 2015 16:52:55 +0000 https://it.zenit.org/il-salesiano-premio-nobel-che-ha-sconfitto-la-dittatura-a-timor-est/ Intervista a mons. Carlos Filipe Ximenes Belo, vescovo insignito della prestigiosa onorificenza per l'impegno pacifico a favore dell’indipendenza del suo paese, liberato dall’occupazione delle truppe indonesiane

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Il salesiano monsignor Carlos Filipe Ximenes Belo è l’unico vescovo cattolico vivente che è anche Premio Nobel per la Pace. Nel 1996 ha ricevuto il Nobel insieme a José Ramos-Horta, per l’impegno pacifico a favore dell’indipendenza del suo paese, liberandolo dall’occupazione delle truppe indonesiane.

Nato a Dili, nell’Isola di Timor, il 3 febbraio 1948, da una famiglia di contadini, Belo ha iniziato ad interessarsi di questioni religiose in tenera età, ed è stato ordinato sacerdote nel 1981.Prima di essere ordinato sacerdote in Portogallo ha studiato Teologia all’Istituto Superiore di Studi Teologici di Lisbona e poi alla Pntificia Università Salesiana di Roma, dove è stato anche docente. È ritornato a Timor Est nel 1981 come direttore dell’Università di Fatumaca e due anni dopo è stato nominato coordinatore apostolico di Dili.

Ximenes Belo, ha apertamente denunciato la brutale occupazione indonesiana. Gli occupanti hanno risposto mettendo Belo sotto stretta sorveglianza, ma il vescovo ha respinto le intimidazioni e le minacce morte, continuando a professare la non violenza ed il rispetto della libertà e dei diritti umani. Nel 1987 le autorità hanno compiuto un sanguinoso massacro per reprimere le opposizioni. Circa 200.000 timoresi sono stati uccisi. Monsignor Ximenes Belo è riuscito a portare due testimoni oculari alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra. I due testimoni hanno descritto alla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani come, dove e quando sono state effettuate le brutali e sanguinose violazioni.

Nel 1988 è stato consacrato vescovo di Lorium. Nel 1989 ha scritto al Segretario generale delle Nazioni Unite per denunciare la situazione nel Timor orientale: “Stiamo morendo come gente e come nazione”. Nella motivazione per l’assegnazione del Premio Nobel per la pace del 1996, il presidente del Comitato Nobel ha spiegato che monsignor Belo è diventato “molto più di un mediatore: quest’uomo di pace è diventato un punto di incontro per la sua gente provata dalle difficoltà, un rappresentante della loro speranza per un futuro migliore”. 

Per gravi problemi di salute Monsignor Ximenes Belo nel 2002 si è ritirato in Portogallo. Dopo essersi ristabilito, il vescovo salesiano ha accettato l’invito della Santa Sede a dirigere una missione nell’arcidiocesi di Maputo, in Mozambico. In occasione del 200° anniversario della nascita di San Giovanni Bosco, ZENIT ha intervistato il presule.

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Come ha conosciuto don Bosco? E quale aspetto della storia e della vita del Santo l’ha più colpita?

Quello che più mi ha colpito è la condizione di orfano che don Bosco ha vissuto. E poi il suo intenso spirito di preghiera in famiglia, la catechesi brillante che ha trasmesso ai suoi compagni, la volontà di ferro che ha mostrato e l’allegria con cui  contagiava i giovani e le persone che l’ascoltavano. Inoltre la determinazione con cui si è impegnato a trovare le risorse necessarie per pagare la scuola ai più poveri, educandoli e trovandogli anche il lavoro. Mi ha colpito anche l’umiltà di don Bosco, quando ha dovuto frequentare lezioni con studenti più piccoli di lui. La prima volta che ho sentito parlare di lui è stato nel 1961, quando ero al Collegio di Santa Teresa di Gesù Bambino a Ossu (Timor Est). Dopo la Santa Messa alle 6, l’insegnante ci ha letto la biografia di Don Bosco.

Qual è lo specifico del carisma salesiano? E come si riflette nella sua missione?

L’aspetto più tipico e speciale nel carisma salesiano è l’ottimismo e la vicinanza agli adolescenti e ai giovani. Nel mio ministero sacerdotale ed episcopale a Timor Est, ho cercato di dedicare particolare attenzione alla formazione umana, morale e spirituale dei giovani timoresi.

Può condividere con i nostri lettori la sua esperienza di vescovo a Timor Est fino al 2003 e la sua missione dopo tale termine. In che modo l’esempio di Don Bosco l’ha aiutata? E da quanto tempo è in Africa?

Il ministero sacerdotale ed episcopale da me esercitato a Timor Est tra il 1983 e il 2002 è stato per servire la Chiesa e il popolo. Erano anni difficili nella storia di Timor Est, perché la nostra terra è stata occupata dalle forze armate indonesiane. Non c’era libertà di opinione, di associazione, di movimento. Timor Est sembrava una grande prigione. Ho cercato di seguire l’esempio di San Giovanni Bosco e di essere ottimista di fronte alle difficoltà. Ho cercato di essere vicino alla gente, spesso visitando le città e parrocchie. Ho cercato anche di svolgere incontri con le famiglie, con i catechisti, con gli insegnanti, con le scuole e con i giovani studenti. Era un momento triste soprattutto per i giovani. Pertanto, nelle loro canzoni esprimevano rammarico, sottolineavano la tristezza e la sofferenza. Li ho invitati a alzare gli occhi, chiamandoli alla gioia, alla speranza e, soprattutto, alla fede in Dio, che è il Signore della storia. Nel 2004 sono andato in Mozambico, dove mi sono fermato solo per un anno, lavorando nella parrocchia di Jardim, alla periferia di Maputo. A causa della malattia che mi ha colpito, ho deciso di venire in Portogallo per curarmi e sono rimasto qui. In Portogallo, oltre a scrivere libri, in cui racconto della Chiesa a Timor Est, visito le scuole per discutere i temi della pace, dei diritti umani, della riconciliazione, del dialogo, della tolleranza, della cittadinanza e dei valori.

Può raccontarci qualcosa della sua missione a Timor Est? Ricordo ancora quando la scuola salesiana di Dili fu trasformata in un campo profughi dopo la prima crisi nazionale…

È dal 1946 che i Salesiani sono a Timor Est. Abbiamo sviluppato una serie di azioni nell’istruzione, nella formazione, nel lavoro missionario, nell’azione sociale esercitata nei villaggi. L’opera salesiana è caratterizzata da un’istruzione di qualità per migliaia di giovani di Timor, alcuni dei quali oggi sono membri del governo di Timor Est e del Parlamento nazionale, e altri agiscono come sacerdoti o laici, tutti uniti nel servizio alla Chiesa locale e alla società.

In che modo il carisma e gli insegnamenti di Don Bosco possono contribuire al mondo nel nostro tempo?

Ancora oggi don Bosco può contribuire al bene del mondo con un progetto per salvare le anime, i giovani e le classi popolari, dando loro la formazione, un lavoro e il pane… Così facendo si può fare in modo che i giovani del XXI secolo saranno “buoni cristiani e buoni cittadini”.

 

 

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Katholikentag: "Abbiamo sentito l'irradiazione dello Spirito" https://it.zenit.org/2014/06/03/katholikentag-abbiamo-sentito-l-irradiazione-dello-spirito/ https://it.zenit.org/2014/06/03/katholikentag-abbiamo-sentito-l-irradiazione-dello-spirito/#respond Tue, 03 Jun 2014 00:00:00 +0000 https://it.zenit.org/katholikentag-abbiamo-sentito-l-irradiazione-dello-spirito/ Conclusa la 99ma edizione dell'evento di Ratisbona. Il vescovo Voderholzer: "Un evento sereno e armonioso, meno competitivo rispetto alle edizioni precedenti"

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In un primo bilancio tracciato domenica davanti ai rappresentanti della stampa, il vescovo Rudolf Voderholzer ha caratterizzato la 99ma giornata dei cattolici tedeschi come “un evento sereno e armonioso con un’atmosfera meno competitiva rispetto alle sue edizioni precedenti”, nonostante la presenza di tanti gruppi e opinioni diverse tra di loro. Il presule ha sottolineato che, nel corso di questo “Katholikentag del dialogo”, ha avuto luogo anche una discussione su temi controversi, riferendosi in particolare alla controversia con l’associazione “Donum Vitae”, e allo stesso tempo una significativa ripresa di un dialogo interrotto. “Mi hanno chiesto urgentemente di rendere possibile la partecipazione dell’associazione”, ha affermato Voderholzer.  

“I vescovi – ha invece dichiarato il vicario generale di Ratisbona, Michael Fuchs – hanno sempre considerato l’approccio alla difesa della vita adottato da ‘Donum Vitae’ incompatibile con la chiara missione di inviare un segnale forte ed inequivocabile per la vita”. Mons. Voderholzer, che individua un alto grado di compatibilità fra gli obiettivi perseguiti da “Donum Vitae” e i consultori ecclesiastici nonostante le questioni che dividono, esorta ad “applicare quello che è anche il principio dell’ecumenismo: fare insieme ciò che è possibile”.

Entrambi i prelati hanno manifestato un grande interesse che la realtà sia esaminata alla luce del diritto alla vita in base alla legislazione. “Perché non partecipiamo alla marcia per la vita per dare un segno visibile a favore del diritto alla vita?”, ha domandato Voderholzer ad una proposta lanciata sulla piattaforma corrispondente.

Il vescovo ha dimostrato anche grande soddisfazione con la vasta offerta spirituale della manifestazioni, tra preghiere e celebrazioni eucaristiche. “La priora delle comunità di Gerusalemme mi ha detto che questa è stata la più spirituale di tutte le giornate dei cattolici che aveva finora vissuto”, ha riferito. “Il nostro Duomo era completamente dedicato alla preghiera”, ha aggiunto col sorriso, “ho davvero auspicato che il Katholikentag fosse un nucleo fervente di spiritualità da cui scaturisce questo spirito che poi si effonde nelle altre manifestazioni”.

Parlando dei “ponti” citati dal tema dell’evento 2014, Voderholzer ha sottolineato che negli altri campi bisogna “rinnovarli piuttosto che costruirli”, riferendosi ad esempio a quello tra la Baviera e la Repubblica Ceca come ponte tra i popoli “assolutamente necessario”. “La grande euforia suscitata dal crollo del blocco sovietico – ha ricordato il vescovo – si è riversata in numerose iniziative private che hanno formato una catena di piccoli ponti tra i popoli”. Consapevole dello stato di degrado in cui sono caduti alcuni di questi ponti, Voderholzer evidenzia la necessità di tenere in mente di questo fatto.

Voderholzer ha richiamato l’attenzione ai diversi modi in cui la vicinanza della Repubblica Ceca e il partenariato con la diocesi di Pilsen hanno trovato riscontro nel programma del Katholikentag. Ha citato l’esempio del pellegrinaggio transfrontaliero al comune di Neunkirchen beim Heiligen Blut svoltosi sabato mattina con il vescovo František Radkovský della diocesi vicina Pilsen, notando come i resti delle mura e delle attrezzature frontaliere si trovino ancora nei cuori delle persone.

Il vescovo ha rimarcato inoltre la forte impronta politica del Katholikentag, affermando che “non bisogna rinchiudere i cattolici in sacrestia” laddove essi cercherebbero invece di “intervenire e di entrare in dialogo con la politica”, i cui rappresentanti più alti erano presenti all’incontro tra i cattolici. Mercoledì, all’evento era presente infatti il presidente della Repubblica federale tedesca Joachim Gauck che ha dato il via alle giornate di Ratisbona insieme a Alois Glück, presidente del comitato centrale dei cattolici tedeschi, organizzatore dell’evento. Venerdì, c’era invece la cancelliera Angela Merkel a parlare del futuro dell’Europa all’Università di Ratisbona.

Il vescovo si è dichiarato convinto della capacità della voce cattolica di farsi sentire. Secondo lui, grandi temi come la globalizzazione e i movimenti migratori causati dalle guerre richiederebbero “una competenza cattolica”, per individuare soluzioni partendo dalla fede come aspetto di particolare rilievo. 

Nell’ambito della Messa conclusiva, il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx, nella sua omelia ha esortato i cristiani  a dare una testimonianza coerente. “Se litighiamo, non possiamo essere convincenti e testimoniare per la Chiesa. Cristo ci conduce verso la comunione di tutti i cristiani sul ponte pentecostale”, ha detto il porporato.

Ha poi rammentato l’invocazione al Regno di Dio contentua nella preghiera del “Padre Nostro”: “Questa riguarda il Regno di Dio e non i nostri interessi personali”, ha evidenziato, descrivendo l’Eucarestia come il momento in cui Cristo “apre le porte all’amore infinito di Dio ai cristiani”.

Marx ha poi lanciato il seguente messaggio di incoraggiamento: “Vorrei che noi cristiani traessimo l’incoraggiamento e la forza per la costruzione pentecostale dei ponti dall’evento di Ratisbona. Il cammino sul ponte pentecostale con Cristo ci chiede innanzitutto di non togliere mai lo sguardo dalla nostra vocazione”. Il presidente della Conferenza Episcopale tedesca ha quindi esortato i fedeli, sull’esempio di Papa Francesco, a non dimenticare le persone ai margini della società: “Il Regno di Dio non si potrà mai annunciare se non camminiamo sul ponte verso i poveri, i deboli, gli infermi, i violentati e gli sfruttati. Non ci potrà essere l’annuncio del Vangelo se non volgiamo il nostro sguardo a queste persone”.

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Interruzione di gravidanza in Germania: "Un attestato che è una resa" https://it.zenit.org/2014/05/31/interruzione-di-gravidanza-in-germania-un-attestato-che-e-una-resa/ https://it.zenit.org/2014/05/31/interruzione-di-gravidanza-in-germania-un-attestato-che-e-una-resa/#respond Sat, 31 May 2014 00:00:00 +0000 https://it.zenit.org/interruzione-di-gravidanza-in-germania-un-attestato-che-e-una-resa/ Intervista con Alexandra Linder, vicepresidente dell'associazione "Aktion Lebensrecht für Alle", ospite del Katholikentag di Ratisbona

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L’edizione di quest’anno del Katholikentag di Regensburg (Ratisbona) ospita per la prima volta uno stand dell’associazione “Donum Vitae“, molto discussa in Germania. Fondata nel 1999 da alcuni membri del “Zentralkomitee deutscher Katholiken” (Comitato centrale dei cattolici tedeschi), l’associazione offre consulenza alle donne che hanno intenzione di interrompere una gravidanza e rilascia un relativo attestato. Tale attestato di avvenuta consulenza è obbligatorio in Germania per poter eseguire legalmente un aborto. Proprio perché l’attestato apre la strada all’interruzione legale della gravidanza, la Chiesa ha vietato alle associazioni cattoliche di rilasciarlo, poiché in disaccordo con la difesa della vita dal momento del concepimento. Dal momento che “Donum vitae” continua a rilasciare l’attestato di avvenuta consulenza richiesto dalla legge tedesca, i vescovi della Germania hanno dichiarato che l’associazione non può essere considerata di ispirazione cattolica. Venerdì scorso ha avuto luogo un dibattito sui pro e contro dell’impegno nell’ambito della consulenza statale alle donne intenzionate ad abortire. Tale dibattito era previsto dagli organizzatori del Katholikentag come condizione per la concessione di uno stand informativo a “Donum vitae”. In un’intervista con ZENIT, la vicepresidente federale dell’associazione “Aktion Lebensrecht für Alle” (ALfA; Azione Diritto alla Vita per Tutti), Alexandra Linder, racconta come sia possibile dare una consulenza alle donne che si trovano a vivere una gravidanza in situazioni difficili, anche senza rilasciare il discusso certificato.

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In fase di programmazione del Katholikentag, l’adesione di “Donum vitae” all’edizione di quest’anno è stata fortemente criticata. Tuttavia, aderendo l’associazione ha dovuto confrontarsi in un dibattito comune. Era dunque questa la soluzione migliore?

Linder: Era giusto concedere loro questa occasione. Ma non dobbiamo mai dimenticare che i membri di “Donum vitae” non agiscono da cattolici coerenti. Col loro modo di agire si escludono da soli. E in più mettono in difficoltà la chiesa, perché presentandosi come un’associazione cattolica contribuiscono a diffondere nell’opinione pubblica l’idea che la chiesa in fondo tolleri l’aborto. La gente non è consapevole dei dibattiti interni al mondo delle associazioni di ispirazione cattolica.

Nelle precedenti edizioni del Katholikentag l’ordine del giorno non prevedeva grandi dibattiti sul diritto alla vita …

Linder: No, infatti l’argomento era quasi del tutto assente. Per questo siamo felici che una questione così importante sia finalmente stata messa a fuoco, e ci auguriamo che il dibattito possa continuare anche nell’ambito di manifestazione future.

Che impressione le ha fatto l’incontro di venerdì?

Linder: Le posizioni dei membri di “Donum vitae” mi sono sembrate chiuse e senza apertura a compromessi, cristallizzate. Sembrava che all’associazione premesse di più giustificare le proprie posizione, che dialogare e discutere gli argomenti. Per esempio, hanno ripetuto più volte che in Germania abbiamo la migliore legge sull’aborto d’Europa. Alle critiche mosse alla loro associazione, come quella che la loro attività contribuisca a formare nei giovani l’idea che abortire sia in fin dei conti eticamente corretto, semplicemente non hanno risposto. Da questo punto di vista, il dibattito è stato molto meno fecondo di quanto avevamo sperato.

Che cosa si aspettava da questo dibattito?

Linder: La mia proposta era di partire dalla comune e indiscussa bontà della consulenza data alle future madri, ma senza offrire alle donne l’opzione dell’aborto. Del resto, la consulenza di “Donum vitae” è finalizzata a convincere le donne a non abortire e il loro impegno in questo senso non è inferiore al nostro. Da qui mi sarebbe piaciuto chiarire che la legge che abbiamo non è proprio ideale e cercare di capire insieme come la si potrebbe migliorare. Per esempio, nella sua formula attuale la legge impone ai consulenti una forzatura indebita: se una donna rifiuta la consulenza, l’attestato deve comunque essere rilasciato.

Perché secondo lei la consulenza alle donne che vivono una gravidanza indesiderata non deve essere aperta in quanto all’esito?</strong>

Linder: Un cristiano semplicemente non può offrire un’opzione che preveda il ferimento o l’uccisione di un essere umano. Le donne che vengono da noi spesso cercano un aiuto contro la pressione esercitata su di loro dalla famiglia o dai conoscenti. Se poi dopo la consulenza rilasciamo loro l’attestato, questo equivale ad una resa. È come se negassimo tutto quello che abbiamo appena detto, perché in fondo con quell’attestato stiamo dicendo alle donne che non ci fidiamo della loro capacità di gestire la propria vita con un figlio.

Lei ha una vasta esperienza di consulenza alle donne incinte in difficoltà. Come si comporta con loro?

Linder: Come associazione ALfA abbiamo dato vita ad un fondo di sostegno per poter offrire anche un aiuto economico nei primi tre anni di vita del bambino. Il mio progetto personale è l’istituzione del numero verde 0800-3699963, che va sotto il nome di “vitaL”.  A questo numero, attivo 24 ore su 24, risponde un’operatrice disponibile al dialogo e a dare consigli e assistenza. Siamo contattabili anche via internet all’indirizzo http://www.vita-L.de. A seconda delle esigenze di chi ci chiama, possiamo fornire anche solo una consulenza anonima o dare un consiglio su dove si può trovare aiuto. A volte però seguiamo le donne che si rivolgono a noi anche per mesi e le aiutiamo a conoscere i propri diritti, a compilare moduli, a cercare casa o a trovarsi una babysitter. Quando abbiamo un po’ di disponibilità economica, mandiamo dei brevi spot pubblicitari ai cinema, per far conoscere i nostri contatti. Il nostro lavoro è in massima parte di volontariato e ci finanziamo esclusivamente con offerte e contributi.

Che tipo di esperienze ha fatto con le donne che vi contattano per telefono?

Linder: Le donne ci contattano quando iniziano a trovarsi in difficoltà. La situazione più comune è quella di una crisi del rapporto con il loro partner, dovuta al fatto che lui non vuole tenere il bambino. La prima cosa che ci chiedono in genere non è di rilasciargli l’attestato, ma di ascoltarle. La nostra esperienza degli ultimi anni dimostra che non è necessario affiliarsi al sistema di consulenza statale per raggiungere le donne in difficoltà. Questo per rispondere all’argomento più spesso citato dai membri di “Donum vitae”. Ecco perché pensiamo che sia giunto il tempo di ripensare questa strategia.

Cosa spera per il futuro?

Linder: Vorrei che tutti i centri di consulenza di ispirazione cristiana dessero una testimonianza chiara e senza ambiguità, per rendere forte e credibile il nostro impegno a favore delle donne e dei loro figli.

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Riscoprire l'ordine naturale per una "ecologia dell'uomo" https://it.zenit.org/2014/05/30/riscoprire-l-ordine-naturale-per-una-ecologia-dell-uomo/ https://it.zenit.org/2014/05/30/riscoprire-l-ordine-naturale-per-una-ecologia-dell-uomo/#respond Fri, 30 May 2014 00:00:00 +0000 https://it.zenit.org/riscoprire-l-ordine-naturale-per-una-ecologia-dell-uomo/ Filosofi, teologi, giornalisti, psicologi e psicoterapeuti, tutti ieri al primo giorno del "Katholikentag", la Giornata dei cattolici a Ratisbona per difendere la famiglia e la vita

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Il Katholikentag, in corso a Ratisbona, si è aperto ieri con l’intervento dello studioso di etica sociale Manfred Spieker che ha invitato i cristiani a dimostrare più coraggio nell’affrontare le controversie sulle questioni etiche all’interno della società. In Germania – ha rilevato Spieker – dove la costituzione è una delle migliori al mondo in quanto la difesa della vita e della famiglia, il diritto alla vita è stato tagliato dal legislatore mentre la Corte Costituzionale Federale tedesca ha posto un limite alla protezione della famiglia.

“Nessuno è disposto a guardare in faccia la realtà dei fatti”, ha lamentato Spieker, riferendosi ai più di 5,5 milioni di casi di aborti registrati sin dal cambiamento del rispettivo paragrafo 218. Secondo lo scienziato, il conflitto sulla permanenza pluriennale delle associazioni cattoliche all’interno del sistema statale di consulenza per gestanti in difficoltà paralizzerebbe la chiesa anche 15 anni dopo la sua fine.

“Non è possibile che l’utero materno sia il luogo più pericoloso al mondo per la persona umana”, ha affermato poi Klaus Berger, studioso del Nuovo Testamento di Heidelberg. Dal punto di vista dell’accademico, non esisterebbe una contraddizione fra la rivelazione nella Bibbia e tutti gli insegnamenti sull’ordine dettati dalla ragione. Berger ha evidenziato come nessun amore possa durare senza un concetto di giustizia. Mentre – ha sottolineato – l’idea della famiglia era considerata “all’antica” già ai tempi di Gesù alla luce del libertinaggio sessuale greco-antico. Gesù ha quindi creato una “intera religione” come famiglia.

Secondo il parere della psicoterapeuta Christa Meves di Uelzen, il luogo più fecondo per l’ecologia dell’uomo sarebbe “naturalmente la famiglia”. Meves ha riassunto il suo pensiero citando il messaggio centrale del Papa emerito Benedetto XVI durante il discorso al Parlamento tedesco del 22 setttembre 2011: “L’uomo deve rispettare la sua natura”. La psicoterapeuta ha ricordato i pericoli legati al mancato rispetto dell’ordine naturale, indicati nell’udienza generale di mercoledì 23 maggio dal suo successore Papa Francesco: “Dio perdona sempre, gli uomini qualche volta, la natura mai”.

“Dal momento che, soprattutto nei primi anni di vita in cui si sviluppa il cervello dell’uomo, risulti chiaro quali leggi della natura ne regolino la vita, è particolarmente importante rispettare la natura in questo periodo”, ha aggiunto Meves. In caso contrario, nascerebbe “un grande pericolo per la salute emotiva delle generazioni future”.  

D’accordo la psicologa Consuelo Gräfin Ballestrem la quale ha interpretato la crescente richiesta di terapie famigliari e di coppia come segno del fatto che “in fondo le persone sanno qual è la legge della vita”, anche se il loro modo di comunicare e i loro rapporti possono essere temporaneamente disturbati.

Dal punto di vista teologico, come descritto dallo studioso di teologia morale e di etica medica Matthias Beck, la percezione della legge della vita corrisponde alla ricerca della volontà divina. La natura ragionevole dell’uomo trova il suo riflesso nella ragione di Dio. “Dio è logico”, ha sostenuto Beck. Come membro di diverse commissioni etiche, il teologo ha auspicato che si imponga nella società una più intensa riflessione sulla vera natura dell’uomo, ricordando come tutti gli aspetti della vita siano regolati da un preciso ordine anziché essere facoltativi. Beck ha espresso inoltre profonda preoccupazione per la dissoluzione della famiglia alla quale la società non pone nessun rimedio.

All’interno dell’ecologia dell’uomo, la portavoce dell’iniziativa Lebensschutz (difesa della vita) Hedwig Freifrau von Beverfoerde, ha individuato diverse aree caratterizzate da un disturbo: l’attrazione fra uomo e donna, la disponibilità alla costruzione di un legame, l’apertura per i bambini e il rapporto fra il bambino e la madre. “I disturbi dell’attrazione sono tollerabili ma non bisogna incoraggiarli”, ha detto Beverfoerde, mettendo in guardia dal riconoscimento dell’aborto come diritto umano e parteggiando per il diritto del bambino alla vicinanza alla madre nei primi tre anni di vita.

La filosofa Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz ha richiamato invece l’attenzione sulla differenza concettuale tra i termini tedeschi Leib (termine usato in filosofia e teologia con cui si indica il corpo vivo e animato degli uomini e degli animali n.d.r.) e Körper (termine meramente riferito alle funzioni biologiche e all’aspetto esteriore n.d.r.), ricordando che il primo include sempre l’essere animato del corpo. La filosofa ha quindi rimarcato l’importanza di imparare la lingua del proprio corpo, deplorando la frequente riduzione del corpo a un oggetto “che possediamo” laddove esso sarebbe invece “la via preferenziale della grazia”.  

In apertura della manifestazione, Alexander Kissler, giornalista esperto di Vaticano e cultura, ha ricordato l’enciclica “Centesimus Annus” scritta da San Giovanni Paolo II nel 1991. E’ prorpio in questa enciclica che appare per la prima volta il termine “ecologia dell’uomo”. Sullo sfondo di una cultura occidentale in cui si tutela l’animalismo mentre l’uomo nell’utero è consiederato “pericoloso”, il documento sottolinea come anche l’essere umano sia una creatura che può crescere e fiorire meglio all’interno della famiglia.

“Le strutture del peccato” in una cultura della morte mettono in pericolo l’ordine naturale, capovolgendolo, ha sottolineato Kissler. Anche lui ha poi ricordato il dibattito sul tema acceso da Benedetto XVI nel suo celebre discorso al Parlamento tedesco, che – ha osservato il giornalista – “rappresenta una vera e propria, anche se incompresa, arringa difensiva per il diritto naturale”.

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Al via a Ratisbona la Giornata dei cattolici https://it.zenit.org/2014/05/29/al-via-a-ratisbona-la-giornata-dei-cattolici/ https://it.zenit.org/2014/05/29/al-via-a-ratisbona-la-giornata-dei-cattolici/#respond Thu, 29 May 2014 00:00:00 +0000 https://it.zenit.org/al-via-a-ratisbona-la-giornata-dei-cattolici/ Il tradizionale appuntamento dei fedeli tedeschi, giunto alla sua 99esima edizione, quest'anno è all'insegna del motto "Costruire ponti con Cristo"

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Già alla stazione ferroviaria i visitatori di Ratisbona (Regensburg) sono accolti da stand, tende e un viale di bandiere con il logo blu del Katholikentag (Giornata dei cattolici) che porta fino al cuore della città. In questi cinque giorni di attività, sintetizzati con il motto “Costruire ponti con Cristo”, la partecipazione ininterrotta di 30.000 persone è attesa nella città medievale sul Danubio.

All’inizio della celebrazione di apertura, il presidente della Repubblica federale di Germania, Joachim Gauck, ha esortato i cristiani a sostenersi vicendevolmente e ad impegnarsi: “Noi cristiani, noi membri delle Chiese dobbiamo sapere che l’unico modo in cui possiamo ancora intervenire nell’ambito dello Stato e della società è di parlare possibilmente con una voce sola”. La fede è una pretesa nel senso positivo anche per i fedeli. “La fede non ci chiede di seguire le regole che ci fanno più comodo ma di riconoscere dei principi diversi”.

Questi ultimi comprendono le richieste rimaste sempre al di fuori del main stream della società, fra cui il riconoscimento della dignità dell’uomo indipendentemente dalle sue origini, dalla sua fede e dal suo stato della salute “dal concepimento fino all’ultimo respiro e quindi del fatto che non è consentito fare tutto ciò che è possibile”, ha aggiunto Gauck suscitando un grande applauso fra il pubblico.

Nel suo indirizzo di saluto, il vescovo di Ratisbona, mons. Rudolf Voderholzer, ha messo in evidenza che “la fede cristiana è innanzitutto una relazione essenzialmente vissuta come amicizia con Gesù di Nazareth”, e che i cristiani, in quanto amici di Gesù, si sentono tenuti a compiere la sua missione. A questo proposito, il vescovo ha invitato i visitatori a vivere i prossimi giorni come un’occasione per lasciarsi incoraggiare dalla viva testimonianza di fede di tanti cristiani e di trarre ispirazione dalle costruzioni in pietra collocate nel centro storico gotico. Ha poi invitato a prendere spunto da tematiche fondamentali come il Concilio Vaticano II, fede e ragione, il diritto alla vita, la riconciliazione e l’intesa fra le popolazione tedesche e ceche, l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni durante la 99ma edizione della giornata dei cattolici tedeschi a Ratisbona.

Questo giovedì, grazie all’iniziativa del Forum Deutscher Katholiken (Foro dei cattolici tedeschi) si terrà la prima tavola rotonda dedicata al concetto di “ecologia dell’uomo” formulato dal Papa emerito, Benedetto XVI. Sollecitato da un intervento di prof. Klaus Berger, un noto studioso di lingua tedesca del Nuovo Testamento di Heidelberg, avrà luogo un dibattito che coinvolgerà rinomati esperti, fra cui il filosofo Robert Spaemann, la psicoterapeuta Christa Meves, la filosofa Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, la portavoce dell’iniziativa Familienschutz (difesa della famiglia) Hedwig Freifrau von Beverfoerde e lo studioso di teologia morale e di etica medica Matthias Beck.

La presenza con uno stand, finora inedita alla giornata dei cattolici tedeschi, dell’associazione Donum Vitae, era stata oggetto di polemiche nella fase introduttiva della manifestazione. La discussione sulla “Consulenza per gestanti e per gestanti in difficoltà” in programma venerdì alle ore 14 sarà un momento difficile per la presidente Maria Eichhorn. I membri del Comitato centrale dei cattolici tedeschi hanno fondato l’associazione nel 1999 dopo che alle associazioni cattoliche era stato vietato dalle leggi ecclesiastiche di continuare a partecipare al sistema di consultori statali per donne incinte. Mentre il certificato emesso dai consultori costituisce il presupposto giuridico dell’impunità penale dell’aborto in Germania, il rilascio di quest’ultimo è in contrasto con il diritto alla vita dal momento del concepimento difeso dalla Chiesa. Dato che Donum vitae continua a rilasciare questi certificati, i vescovi tedeschi hanno sottolineato che si tratta di un’associazione al di fuori della Chiesa cattolica. Ora è importante aprire un ampio dibattito sui pro e contro di un impegno all’interno del sistema legale di consulenza per gestanti in difficoltà come condizione per allestire uno stand informativo.

All’ultimo momento gli organizzatori si sono trovati a presentare uno dei pianificatori come personaggio celebre: Stefan Oster, finora professore di teologia dogmatica e prete salesiano che sabato scorso è stato ordinato 85° vescovo di Passau e che fino a poco tempo fa ricopriva la carica di presidente del gruppo di lavoro Glaube-Kirche-Theologie (fede-chiesa-teologia). Questo sabato, il neovescovo 48enne risponderà alle domande relative alla fede, la chiesa, i media, i giovani e la preghiera incentrate sul tema Junger Bischof-junge Kirche? (Vescovo giovane – Chiesa giovane?). Oster, che ha studiato anche filosofia, ha lavorato per molti anni come giornalista radiofonico e della carta stampata prima di seguire la sua vocazione alla vita religiosa a trent’anni. Erwin Albrecht, agente radio della Conferenza Episcopale di Frisinga, parlerà con il vescovo e con i rappresentanti del gruppo di preghiera God for you(th) formato dai giovani e fondato da Oster a Benediktbeuern.

La giornata dei cattolici darà anche spazio a un’altra intensa e ampia riflessione sul Concilio Vaticano II. “Papa Giovanni XXIII, canonizzato da Papa Francesco poche settimane fa,voleva che il Concilio portasse nuovo movimento nella Chiesa. Intendeva una Chiesa che, con Cristo, si prendesse carico delle sue responsabilità nel mondo e per il mondo invece di adeguarsi semplicemente allo spirito del tempo”. Lo ha affermato in una lettera ai visitatori in occasione dell’apertura il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx, invitando i fedeli di assumersi questa responsabilità anche 50 anni dopo.

Prima dell’inizio dell’assemblea plenaria del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK)[1], il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx ha definito un rinnovamento dell’insegnamento sociale cattolico una sfida concreta e una missione comune, spiegando come nessun cristiano possa dichiararsi indifferente nei confronti della disoccupazione e declinare qualsiasi responsabilità in materia di difesa della vita. Secondo Marx, i vescovi e i laici dovrebbero dare una testimonianza comune sulle scelte fondamentali senza voler evitare il pluralismo. Volgendo lo sguardo all’Europa, il cardinale Marx ha espresso il desiderio che la politica europea sia vista di più come un progetto: “Vorrei esortarvi ad essere sostenitori dell’Europa. Ho tanta paura che ci troviamo a stracciare il progetto nelle politiche nazionali”.

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NOTE

[1] Zentralkomitee der deutschen Katholiken

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