Wojtyla, Bergoglio e la “primavera” di Sarajevo

Il portavoce vaticano, padre Lombardi, sottolinea il clima gioioso con cui papa Francesco è stato accolto nella capitale bosniaca

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Un’accoglienza calorosa da parte di tutti i bosniaci, autorità e gente comune, ma in particolare da parte dei bambini delle diverse etnie e religioni, fonte di speranza per il futuro. È stato questo l’impatto di papa Francesco con Sarajevo, descritto dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

Ai microfoni di Radio Vaticana, il portavoce vaticano ha descritto la visita in corso come “un grande sostegno, non solo per la Chiesa cattolica, naturalmente, ma anche per tutto il Paese, per il suo desiderio di pace, per il suo bisogno di armonia, di convivenza serena fra le diverse componenti del Paese”.

Lombardi ha individuato il “momento più cruciale” della giornata nell’omelia allo stadio. Oggi, come 18 anni fa con San Giovanni Paolo II, il messaggio del Papa a Sarajevo va nella direzione della pace, con alcune differenze di sfondo, anche ‘meteorologiche’.

“La situazione dello stadio, però. ha sottolineato Lombardi –  questa mattina, era completamente diversa, perché allora, tanti anni fa c’era un freddo terribile, c’era una tempesta di neve e quindi era una vera impresa seguire la Messa nello stadio, e per il Papa celebrarla”.

Oggi, al contrario, “in un giorno primaverile, caldo, di sole”, con un clima “molto sereno”, “tranquillo” e “di festa”, i fedeli di Sarajevo hanno potuto seguire la celebrazione “con grande intensità”, ascoltando “ogni parola del Santo Padre”, nella traduzione simultanea in croato.

Sottolineando in particolare l’aspetto della “speranza” proclamato da papa Francesco, Lombardi ha concluso tornando sulla precedente visita, quella di Wojtyla, evidenziandone nuovamente la metafora meteorologica: “Direi che mentre con la celebrazione di Giovanni Paolo II noi eravamo un po’ in inverno, alla fine dell’inverno, adesso possiamo sperare di essere già un poco in primavera, nonostante che le difficoltà continuino ad esserci”.

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ZENIT Staff

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