Welfare aziendale: una sfida e un'opportunità per i giovani

L’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum bandisce un premio per i laureati nell’anno accademico in corso

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L’Istituto Superiore di Studi sulla Donna dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha bandito la prima edizione del Premio Tesi di Laurea Welfare aziendale – Innovazione organizzativa per una cultura flessibile del lavoro.

L’iniziativa è coordinata in collaborazione con Praesidium Spa, società del sistema Federmanager. Le domande dovranno essere presentate da laureati in università italiane che abbiano conseguito il titolo nell’anno accademico 2014/15, per la precisione tra ottobre 2014 e luglio 2015. Il termine di consegna per l’opera in concorso è fissato per il 31 luglio 2015.

A colloquio con ZENIT, Bruno Villani, presidente di Praesidium Spa ha illustrato le finalità del Premio, soffermandosi anche sull’attuale difficile scenario del welfare, in cui però tutti i soggetti coinvolti possono diventare protagonisti, trasformando i problemi in opportunità.

Presidente Villani, quali sono gli scopi di un’iniziativa che presenta evidenti aspetti innovativi?

Tema centrale è il welfare, che è argomento di grande attualità. In  Italia, come pure in tutti i paesi europei, anche quelli più avanzati, come l’Olanda o i paesi scandinavi, negli ultimi anni sta diventando sempre meno sostenibile. Ormai i tagli in tutti i settori del welfare sono sempre più consistenti, a partire dalla sanità. Sta però emergendo la possibilità di un welfare sempre più attivo, giocato da tutti gli attori del mercato che possono interagire su questo tema: le aziende, il terzo settore ma anche la singola persona, la quale non è più solo l’elemento ricettivo ma deve giocare un ruolo per poter ricevere.

A quale tipologia di lavoro andrà il premio?

Si intende premiare una proposta e una tesi che studino l’attuale panorama, specie a livello europeo, e magari proporre uno scenario di welfare futuro. L’obiettivo è quindi quello di educare e creare sensibilità sull’argomento, in particolare nel mondo delle università, che “forgiano” le risorse destinate a ricoprire il ruolo di futura classe dirigente. Si tratta quindi anche di sensibilizzare i giovani che, più di tutti, risentono di questa sistematica riduzione del welfare. Nostro obiettivo è premiare una proposta di welfare che possa valorizzare delle best practises, piuttosto che proporre dei “nuovi welfare”.

Quali profili guardate con maggiore interesse?

Sarà conferito un riconoscimento a persone con laurea di secondo livello (o saggio breve). L’obiettivo è coinvolgere nella discussione persone che finora, su questo aspetto, non sono mai state interpellate, perché possa emergere la creatività dei futuri manager.

Uno dei temi sulle opere in concorso verte sull’evoluzione del welfare in Italia. Cosa pensano i giovani in merito?

A partire dalla situazione macroeconomica per arrivare alla disoccupazione giovanile, che ha superato il 40%, con un abbandono scolastico che arriva al 17%, abbiamo numeri che sono la dimostrazione di quanto i giovani abbiano una visione pessimistica e negativa dell’attuale situazione e si sentano assolutamente incerti del loro futuro. Prendendo per buoni gli ultimi dati del CENSIS, i giovani d’oggi, se tutto andrà bene, un domani percepiranno pensioni di mille euro e questo rende ancora più incerto il futuro. La stabilità del lavoro è praticamente inesistente, sempre che il job act riuscirà a portare a soluzioni positive. Per la prima volta dal dopoguerra i giovani non vedranno un miglioramento di vita rispetto a quello dei loro genitori, che fino ad oggi era stato il trend normale. È proprio in quest’ottica, che cerchiamo di creare una cultura nuova, di coinvolgere, di motivare, di sensibilizzare. Noi pensiamo che dai giovani possano arrivare molte idee e proposte innovative.

Altra questione al centro del dibattito pubblico è quella riguardante la difficile conciliazione famiglia-lavoro, che vede in prima istanza coinvolte le donne. Come è noto il nostro welfare non favorisce affatto l’unione di questi due mondi. Tra gli obiettivi del premio c’è anche quello di incentivare una discussione virtuosa sull’argomento?

La conciliazione famiglia-lavoro oggi è una delle priorità dell’agenda politica del governo. La flessibilità è una vera e propria necessità, è qualcosa che sta emergendo in maniera sempre più sentita. Oltretutto, nel nostro paese ci sono esempi di aziende, dove sono stati messi in atto dei sistemi di flessibilità organizzativa che dimostrano che è stato migliorato il clima aziendale e la fidelizzazione dei collaboratori. Creandosi un miglior clima in generale, si aumenta la produttività aziendale, che è poi quello che conta. Attraverso i valori si può creare anche il profitto. Noi siamo molto sensibili a questo tema, tanto è vero che, con l’Ateneo Regina Apostolorum, è già stato costituito un tavolo di lavoro di esperti in materia di welfare. L’obiettivo è quello di creare una nuova cultura organizzativa ed un nuovo modello di flessibilità, orientato soprattutto a favorire la conciliazione dei tempi di vita familiare e professionale.

Ci sono già modelli di flessibilità e di conciliazione che, per qualità ed efficienza, meritano di essere applicati e ulteriormente sviluppati?

Penso al telelavoro che può essere un esempio di flessibilità organizzativa ed è forse il modello su cui più si sta ponendo l’attenzione. Possiamo parlare anche di orari flessibili nell’ambito dell’attività lavorativa. Credo questi possano essere due degli elementi da tenere più in considerazione. La conciliazione famiglia-lavoro significa anche creare delle strutture nelle grandi aziende per permettere alle mamme di restare al lavoro con il bambino, come avviene con il nido aziendale. Non sono da trascurare nemmeno aspetti che riguardano il rientro dalle malattie, oppure la gestione del posto di lavoro durante la malattia. Anche quest’ultimo è un problema molto sentito, sebbene assai poco alla luce della ribalta: quando una persona sta male, nell’ambito dei processi aziendali, c’è sempre qualcosa che deve andare avanti. Di solito il rientro dalla malattia è dopo pochi giorni, tuttavia vi sono anche i casi di malattie lunghe e gravi: in quel caso il lavoratore dove viene ricollocato? La cultura di flessibilità, quindi, va vista anche dal punto di vista aziendale, nella formazione dei manager che, quindi, devono essere pronti a gestire ed affrontare “positivamente” queste situazioni sia nella delicata fase dell’insorgenza della malattia, che nell’altrettanto delicato momento del reinserimento e della ripresa attiva  del lavoro. Sono tutti scenari che hanno la persona al centro e questo per Praesidium è di fondamentale importanza: per noi, infatti, la parola d’ordine è people care.

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Per maggiori informazioni, leggere bando di concorso.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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