Volontariato e testimonianza della carità dell'Associazione leccese "Li Scumbenati"

E’ il 6° anno del concorso internazionale di poesia “Il Galantuomo” con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri

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di Eugenio Fizzotti

ROMA, domenica, 10 giugno 2012 (ZENIT.org).- Nato a Lecce nel 2001 per originale proposta del sacerdote salesiano Don Natale Di Nanni, deceduto il 6 febbraio 2004 a 82 anni, il gruppo teatrale “Li Scumbenati” aveva, e continua ad avere, come finalità specifica quella di coinvolgere nella recitazione il maggior numero di persone, privilegiando i giovani.

Presidente dell’Associazione è Achille Arigliani che per molti anni fu attivo collaboratore di D. Di Nanni e sei anni fa diede vita a un Concorso Internazionale di Poesia che volle denominare “Il Galantuomo”,facendo riferimento a un almanacchino anch’esso intitolato “Il Galantuomo” che, scritto da Don Bosco fin dal 1854 e dato alle stampe fino al 1953, data di chiusura della casa editrice “Letture cattoliche”, conteneva raccomandazioni,  poesie allegre, brevi opere teatrali e notizie varie.

Avendo ricevuto dal Presidente della Repubblica una medaglia destinata, quale suo premio di rappresentanza, all’edizione 2012 del 6° concorso di poesia “Il Galantuomo”, Achille Arigliani organizzò permartedì 29 Maggio 2012 alle ore 19,30 una solenne cerimonia presso il Santuario della Madonna di Montevergine di Palmariggi, con la presenza di tutte le autorità cittadine con in testa il Sindaco, di tutte le autorità religiose di Palmariggi, della Dott.ssa Filomena D’Antini, Assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Lecce, di tutto il Consiglio Direttivo dell’Associazione “Li Scumbenati”, e al termine della celebrazione della Santa Messa, esattamente alle ore 20,30, prima di un lauto rinfresco, rilesse la motivazione e la poesia di Pasquale Sicuro, che ottenne il premio come vincitore del concorso.

Informando dell’evento, Achille Arigliani ha comunicato che «il ragazzo, in quella serata, mi pregò di leggere in sua vece la poesia che aveva scritto, ed io lo feci di buon grado e con grande emozione e la qualità della mia dizione e della mia emozione entusiasmò tutti i poeti presenti che esplosero in un’ovazione senza pari».

Al termine della manifestazione il giovane vincitore ritornò a Palmariggi, la sua cittadina, entusiasmato dal magico scenario della sala Congressi dell’Ecotekne dell’Università del Salento, in presenza di autorità di alta formazione culturale come il Prorettore dell’Università del Salento, Dott. Prof. Carmelo Pasimeni, anch’Egli premiato dal Concorso e di numerosi ed entusiasmati cittadini di Palmariggi.

Patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il Concorso Internazionale di Poesia “Il Galantuomo” nel suo sesto anniversario è stato anche un’occasione di un primo bilancio per le numerose iscrizioni provenienti dalla provincia di Lecce e dalle altre province oltre che dall’Istituto Circondariale di Lecce e addirittura anche dall’Albania.

Nato per offrire, soprattutto ai giovani, uno stimolo culturale il Concorso costituisce un’occasione privilegiata perché le nuove generazioni si accostino alla poesia con determinazione e slancio, distinguendosi per emozione, incandescenza e piena coscienza della vasta inquietudine che demarca la loro e la nostra epoca.

Anno per anno, infatti, commenta Achille Arigliani, «è emerso che i giovani hanno fame di conoscenza e stanno imparando a nutrire lo spirito con un grande fermento, con la vita che ribolle attraverso la ricerca di una propria identità, di quell’io che sfugge già. Al tempo stesso liberi e schiavi, si apprestano a tessere il grande arazzo della loro vita e rifiutano il muro della menzogna, hanno occhi che animano, mani che danno forma, cuori che invocano la pace nel desiderio di sconfiggere la disperazione e rendere degno ogni sforzo umano».

Chiedendosi cosa spinge un ragazzo, un uomo, una donna o anche un anziano a impugnare la penna e scrivere alcuni versi, permettendo così a persone sconosciute di leggere i loro pensieri, di entrare nella loro testa e di infrangere i loro segreti, Achille Arigliani ritiene che «c’è chi afferma di scrivere per puro divertimento o per noia, per interesse o curiosità, come pure c’è chi cerca di mettere ordine ai propri pensieri confusi (invece di sfogliare le foto del passato) e preferisce rivedere i propri ricorsi e scriverli sulla carta, facendo sì che ogni piccolo avvenimento venga accompagnato dallo “stupore” che la sua bellezza evoca».

Pubblicando anno per anno la raccolta delle poesie inviate dagli autori per partecipare al Concorso dell’Associazione “Li Scumbenati”, risulta molto evidente che sia i ragazzi che gli adulti manifestano l’interiore tendenza a essere incoraggiati, elevati nella qualità morale del proprio stile di vita, accompagnati strategicamente nel personale cammino spirituale e nell’approfondimento culturale. Ecco perché l’Associazione ha voluto definirsi di “volontariato” e ha inserito tra le sue finalità la formazione, la promozione, il coordinamento, il compito educativo-formativo legato alla “pedagogia dei fatti” e alla stretta e continuativa collaborazione con le comunità cristiane della Diocesi di Lecce, contribuendo a far partecipare le realtà d’ispirazione cristiana ai percorsi di costruzione di rappresentanza all’interno del mondo del volontariato nel suo complesso e del più ampio Terzo Settore.

E ponendo in risalto l’origine specificamente salesiana, proprio perché il salesiano D. Natale Di Nanni conosceva profondamente tutti e di ognuno evidenziava gli aspetti positivi, incoraggiando e valorizzando ciò che di bello i confratelli realizzavano, e odiava il pettegolezzo a tal punto da chiamarlo “Il diavolo”, Archille Arigliani sottolinea che «l’attenzione educativa si può esplicare, oltre che nelle attività svolte all’interno di gruppi e associazioni, anche attraverso la proposta d’attività di volontariato a gruppi giovanili e parrocchiali, fino a garantire presenze stabili all’interno dei servizi di carità e condivisione della comunità ecclesiale, in percorsi di catechesi, con l’attenzione anche a proporre esperienze forti di condivisione e di servizio, nell’accompagnamento e nell’inserimento di soggetti deboli e svantaggiati nelle attività ordinarie di una comunità o di un gruppo».

E manifestando con estremo realismo ed entusiasmo la stima sia sua personale che dei tanti giovani che facevano parte fin dall’inizio dell’Associazione, Achille Arigliani ricorda che D. Di Nanni «era apprezzato per le sue omelie semplici e costellate di esempi e di citazioni, per le sue confessioni incoraggianti che toccavano il cuore. Quando lo incontravano gli exallievi era una festa, una festa chiassosissima e in qualsiasi posto della terra, tanto da essere scambiati per eterni ragazzini! Sì, ragazzini, senza vergogna, senza pudore umano, senza barriere, dove lo spirito di don Bosco era completamente rispettato».

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ZENIT Staff

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