Vivere nell'ossequio di Gesù Cristo

Il discorso di monsignor Lorenzo Leuzzi al termine della celebrazione per la sua ordinazione episcopale

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di S.Ecc. mons. Lorenzo Leuzzi

ROMA, domenica, 15 aprile 2012 (ZENIT.org) – Cari amici, al termine di questa solenne celebrazione desidero affidarvi il motto episcopale che guiderà il mio cammino iniziato in questi primi vespri della Domenica della Divina Misericordia, festa tanto cara al nostro amato Beato Giovanni Paolo II che dalla finestra del Paradiso gioisce con noi.

E’ la sintesi di ciò che ho appreso nella mia vita: solo Cristo merita il nostro pieno e incondizionato ossequio, perché solo Lui è il Redentore dell’uomo, il centro del cosmo e della storia. Con la guida  saggia e premurosa prima del Cardinale Camillo Ruini e oggi del Cardinale Agostino Vallini ho imparato a sostenere e a promuovere l’insegnamento del nostro amato Vescovo e Papa Benedetto XVI che ci invita a scoprire che il Gesù che oggi incontriamo nella Chiesa è la stessa persona che percorreva le strade della Palestina.

Davanti a voi, cari amici, desidero rendere nota la mia profonda convinzione: solo se crescerà l’ossequio a Cristo Signore potrà sorgere nella storia la vera primavera, dopo le tristi e drammatiche primavere del novecento, come unica e vera risposta  alle rinnovate attese dei popoli dei primi anni del Terzo millennio.

L’incontro di Tommaso con il Risorto ci indica la via per realizzare questa primavera: essere uomini e donne cercatori della verità. A voi, uomini e donne della più grande città europea della cultura universitaria, che  onorate con la vostra presenza la Chiesa di Roma, desidero ancora una volta manifestare la mia gratitudine, a cominciare dal Ministro per l’Università e a tutte le autorità accademiche, per l’affetto e la simpatia con cui avete accompagnato il mio ministero sacerdotale e incoraggiarvi a proseguire nel cammino che vi ha caratterizzati in questi anni: essere cercatori disinteressati della verità per il bene delle nuove generazioni.

Il Signore questa sera ci invita a tendere a  mete ancora più alte. Il vero ossequio a Cristo Signore è vissuto pienamente quando affidiamo a Lui le nostre sofferenze, soprattutto quelle provocate dalla malattia. Voi cari ammalati, qui convenuti, siete le sentinelle dell’aurora che prepara il sorgere della Luce del mattino, che fa fiorire la vita, la vera primavera dell’uomo.

A voi il mio affettuoso saluto unitamente ad un profondo sentimento di gratitudine per tutti gli operatori sanitari, a cominciare dal  ministro della Salute. Insieme proseguiremo il cammino iniziato dal mio caro predecessore Mons. Armando Brambilla che, ora dal cielo, ci benedice e ci sostiene.

La speranza di una nuova primavera, quella di Cristo Risorto, mi porta a voi, cari amici del Parlamento italiano, dove si decidono i destini del nostro popolo. Come Cappellano della Camera dei Deputati mi avete accolto tra voi come fratello e amico. Anche questa sera desidero testimoniare il vostro impegno vissuto talvolta nel silenzio e senza grandi clamori.

Insieme ai responsabili delle istituzioni locali di Roma e di Trani e di altri organismi civili, in particolare della Corte Costituzionale, e militari non abbiate  paura di testimoniare la fecondità storica del Vangelo: con semplicità, ma anche con parresia, quella di chi desidera servire e non di non essere servito.

Infine un particolate e affettuoso saluto ai cappellani universitari e ospedalieri, mia vera corona di fraterna amicizia, alle religiose, alle associazioni, movimenti e nuove comunità ecclesiali. A voi il mio grazie paterno per ciò che avete fatto per i tanti giovani universitari e gli ammalati e per ciò che continuerete a svolgere guidati dallo Spirito Santo che insieme fin da questa sera abbiamo invocato.

Cari amici, il Santo Padre Benedetto XVI e il Card. Agostino Vallini hanno guardato con paterna benevolenza alla mia persona: io non sono né un maestro dello spirito né un operatore del sociale, sono un semplice figlio della Chiesa di Trani, qui rappresentata da S. Ecc. Mons. Giovanni Pichierri, che ho amato e servito con gioia negli anni più belli della mia vita, vissuti nell’Azione Cattolica e nella Facoltà di Medicina dell’Università di Bari.

Anni simili a quelli attuali, attraversati da contestazioni e abbandoni, nei quali ho maturato la fedeltà alla Chiesa e ai suoi Pastori. A mio merito posso  annoverare solo la fiducia nel mio Vescovo Mons. Giuseppe Carata e nel Card. Ugo Poletti, di cui mi onoro di essere suo successore della sede titolare di Cittanova, nell’accettare il mio trasferimento a Roma.

Con la stessa fiducia di quel tempo rivolgo al nostro amato Vescovo e papa Benedetto XVI e a Lei Eminenza carissima il mio pressante invito ad accompagnarmi in questo cammino. Sono certo di poter contare sulla Vostra paterna amicizia e, soprattutto, sulla Vostra benevolenza. Così come, spero, di poter contare sulla collaborazione di tutti voi.

La Madre di Gesù, da me venerata con il titolo di Regina del Monte Carmelo, vi protegga e vi benedica.

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ZENIT Staff

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